Economia

Sociale. Alla riforma del Terzo settore servono correttivi

Andrea Di Turi venerdì 7 luglio 2023

Ridendo e scherzando son passati quasi dieci anni da quando la Riforma del Terzo settore mosse i primi passi. In questo cammino ha incontrato magari non totale ma senz’altro largo favore nel mondo non profit. Il diavolo però è nei dettagli e oggi, con gli effetti di alcuni pilastri della riforma che stanno entrando in circolo, chi ci fa i conti nell'operatività quotidiana segnala criticità su cui auspica interventi. « La riforma è stata un grande passaggio – dice Stefano Gheno, membro del Consiglio Nazionale del Terzo settore (Cnts), dove siede in rappresentanza di Cdo Opere sociali, di cui è presidente – che abbiamo sostenuto e condiviso nell'ispirazione ideale e nell'attuazione complessiva, anche perché va nella direzione di una maggiore attuazione di quella visione sussidiaria della società di cui siamo sostenitori da sempre».

La Riforma del Terzo settore ha avuto molti meriti ma anche qualche problema

Ma nell'attuazione si stanno palesando problemi oggettivi che rischiano di demotivare soprattutto le realtà più piccole, che Gheno conosce molto bene: «La nostra – racconta – è una rete associativa nazionale ETS (Ente del Terzo settore, ndr), con quasi 600 membri, estremamente eterogenei per forma giuridica, settore di attività e dimensione: da grandi realtà nazionali (fra cui Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Avsi, ndr) al centro culturale di un piccolo paese». Cioè appunto i più piccoli, parte di quella miriade di organizzazioni non profit che puntellano la coesione sociale del Paese realizzando spesso nell'ombra autentici miracoli quotidiani, ma che hanno risorse molto contenute. Realtà sulle cui spalle alcuni meccanismi e procedure introdotti dalla riforma rischiano di caricare un fardello troppo pesante.

Prendiamo l'istituzione del Runts, il Registro unico Nazionale del Terzo settore, uno dei punti qualificanti della riforma. « Permetterà di ricomporre un universo multiplo e in molti casi frammentato - spiega Gheno -, e di avere forse per la prima volta piena contezza, nei numeri, dell'impatto prodotto dal Terzo settore. Tuttavia, come abbiamo potuto osservare nella nostra rete, aver affidato l'implementazione del Runts a livello regionale, cosa idealmente giusta, ha portato di fatto all'adozione di criteri, modalità, tempi, procedure estremamente diversi. Nodi che progressivamente si sono sciolti, ma averli dovuti affrontare tutti insieme ha richiesto tantissime energie e creato demotivazione. E i più piccoli hanno accusato di più». Al riguardo un allungamento dei tempi per gli adempimenti, e una semplificazione per una serie di formalità fra cui le procedure per l'affiliazione alla rete, sarebbero auspicabili.

Un altro punto è il cosiddetto “doppio controllo”, per cui l’appartenenza a una rete associativa va dichiarata dalla rete e confermata dai soci: « Mi pare ridondante – sottolinea Gheno – e figlio di una concezione in cui ci si fida poco della società civile». Si sarebbe potuto (chissà se in qualche modo si potrebbe ancora) evitare, anche perché a regime il Runts consentirà facilmente estrazione e verifica di tutti i dati. Poi c'è la questione della valutazione dell'impatto sociale: « Auspico un futuro – afferma Gheno – in cui anche la piccola associazione di volontariato desideri misurare, valutare e comunicare il suo impatto. Ma dipenderà molto dai meccanismi organizzativi che le chiederemo di adottare per farlo. Imporre una logica burocratica si tradurrà inevitabilmente in ulteriori e complicati adempimenti: bisogna invece fornire sostegno, perché la questione delle risorse è oggettiva».

Gheno esprime personale apprezzamento per il modo in cui complessivamente si stanno muovendo i responsabili delle politiche sociali dell'attuale esecutivo, con alcuni dei quali ha contatti diretti nell'ambito dei lavori del Cnts. Quello che auspica forse più di tutto riguarda la visione del rapporto tra Stato e Terzo settore cui ispirarsi: « Noi crediamo – conclude – che debbano rapportarsi con fiducia, come partner che rispondono insieme ai bisogni dei cittadini. Crediamo che un partenariato vero sia un grande vantaggio per tutti e innanzitutto per tutto il Paese».