AZIENDA IN CRISI. Alitalia, l'assemblea discute l'aumento di capitale
L'assemblea dei soci di Alitalia ha avuto inizio intorno alle 18 per varare l'aumento di capitale da 300 milioni di euro annunciato la scorsa settimana, ma l'esito dell'operazione potrebbe conoscersi solo tra un mese. Questo è infatti il periodo di tempo a disposizione degli azionisti per sottoscrivere la ricapitalizzazione del vettore in crisi di liquidità.Gli occhi sono rivolti a Parigi, dove i vertici di Air France-Klm, socio al 25% di Alitalia, non hanno ancora dichiarato le loro intenzioni.Contattato domenica da Reuters, l'amministratore delegato Alexandre de Juniac ha smentito di aver mai detto che il gruppo non parteciperà all'aumento di capitale, ma ha preferito non fare ulteriori commenti.
Venerdì scorso il vettore franco-olandese aveva spiegato che le condizioni sarebbero state "molto rigide". Una fonte vicina alla situazione ha detto che a Parigi si lamenta mancanza di trasparenza sulla valutazione di Alitalia e si insiste su una ristrutturazione molto più pesante convinti che il piano di emergenza non sia sufficiente.Secondo gli analisti e lo stesso governo, Air France-Klm rimane il partner strategico naturale di Alitalia. Il presidente del Consiglio Enrico Letta però ha cercato di rafforzare la capacità di contrattazione del gruppo italiano prevedendo che un eventuale inoptato venga assorbito per 75 milioni da Poste Italiane e per 100 milioni da Intesa Sanpaolo e Unicredit.Non essendo chiaro il valore del capitale di Alitalia in questo momento, non è ancora stato valutato effettivamente a quanto corrisponderebbero in quota percentuale i 75 milioni sottoscritti da Poste."L'intervento di Poste ha obbligato i privati a investire", ha detto Letta al Sole sabato.
"Il futuro di Alitalia è nell'integrazione in una grande alleanza internazionale e, in questo modo, possiamo legittimamente ritenere di arrivare a quell'obiettivo con un assetto più solido, con più forza", ha aggiunto il premier.In un report pubblicato oggi Credit Suisse dice che Alitalia ha un problema di generazione di ricavi più che di efficienza dei costi e dunque la semplice cancellazione delle rotte in perdita di per sé non garantirebbe il ritorno alla redditività.
"Inoltre, l'invito rivolto a Poste di entrare in Alitalia e il via libera agli Emirati ad operare da questo mese sull'aeroporto Jfk da Milano Malpensa ci induce a pensare che la priorità politica sia la difesa dei posti di lavoro più che la redditività di Alitalia, e a sottolineare il fatto che un investimento di Af deve avvenire nei termini posti da Air France", si legge nel report di Credit Suisse.
Se Air France, che deve già gestire 2.800 esuberi in casa propria, dovesse alla fine rimanere alla finestra, Alitalia dovrebbe trovare un nuovo partner internazionale.Il tentativo di coinvolgere Etihad Airways e Lufthansa finora non hanno portato risultati.I francesi, come azionisti, hanno comunque il diritto di opzione su qualunque cessione a terzi. Incerto anche l'apporto dei 21 soci italiani tra i quali figura al secondo posto la famiglia Riva, il cui 11% di Alitalia è stato sequestrato nell'ambito di una indagine della magistratura. Intesa, Atlantia e Immsi hanno lanciato nei giorni scorsi dei segnali di disponibilità.Uno dei punti controversi rimane il prestito convertibile da 150 milioni approvato dai soci ma versato solo per 95 milioni che potrebbe essere restituito già in febbraio a richiesta degli azionisti con interessi all'8%.Mercoledì scorso i sindacati avevano detto che i soci si erano impegnati con l'amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio a rinunciare al rimborso, ma questo aspetto non è stato dettagliato nel comunicato diffuso da Alitalia venerdì sera.IAG: AIUTI DI STATO, INTERVENGA COMMISSIONE UE"Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale''. Così Iag, la holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, ha commentato gli ultimi sviluppi su Alitalia, sottolineando di essere ''stati sempre contrari agli aiuti di Stato''. "Non è protezionismo, ma il contrario": fonti di Palazzo Chigi replicano così all'analisi del Financial Times, sulla vicenda Alitalia. "Quella su Alitalia è un'operazione per arrivare a negoziare la fusione con un partner internazionale in condizione di spuntare risultati positivi", concludono.
"Il protezionismo industriale è tornato di moda a Roma". Comincia così un editoriale del Financial Times in edicola questa mattina dedicato alla vicenda di Alitalia e che cita anche i casi di Telecom e Finmeccanica. L'Italia, scrive il quotidiano finanziario britannico, ha bisogno di investimenti esteri per uscire dalla sua profonda crisi economica ma i politici sono troppo presi dall'ammantarsi nella bandiera per rendersene conto. Il giornale ripercorre la vicenda Alitalia, cita quanto accaduto nel 2008 con il governo Berlusconi e dice che "il governo ha scelto di ripetere lo stesso errore", trovando una soluzione che lasci l'azienda in mani italiane. Il risorgere del nazionalismo nell'ambito degli affari "getta un'ombra" sulla sincerità del presidente del Consiglio che ha più volte ripetuto di voler attrarre gli investimenti esteri e ha varato anche l'operazione Destinazione Italia, scrive il Financial Times, concludendo che la strategia di Roma su Alitalia fornisce un messaggio contraddittorio.
Intanto la Commissione europea "attende che le autorità italiane notifichino le misure previste" dal piano di salvataggio per Alitalia. "Solo dopo aver ricevuto la notifica -spiegano fonti della Commissione- saremo in grado di valutare la compatibilità con le regole europee sugli aiuti di Stato".LUPI: ALITALIA NON È CENERENTOLAAlitalia non può essere la Cenerentola nell'alleanza con Air France-Klm. E se non verrà trattata alla pari con Parigi e Amsterdam, l'Italia lavorerà per cercare un altro partner. Il ministro dei trasporti Maurizio Lupi alza la voce con i francesi alla vigilia dell'assemblea straordinaria che deve dare il via libera all'aumento di capitale da 300 milioni. Riunione cruciale, ma non decisiva: oggi infatti i soci (compresa Air France) dovrebbero varare l'operazione, ma poi bisognerà attendere un mese per capirne l'esito. E, secondo quanto si apprende, i francesi sarebbero intenzionati a stare alla finestra fino all'ultimo per decidere se partecipare o meno all'aumento. Mentre si rincorrono le voci di possibili dimissioni ai vertici di Alitalia. Ribadendo l'appello di ieri affinché Parigi sottoscriva l'aumento, Lupi oggi avverte che il Governo non lascerà che Alitalia venga 'mangiata' da Air France-Klm.
''L'Italia non può fare la Cenerentola, è un pilastro fondamentale di questa alleanza'', spiega il ministro, sottolineando che il Governo farà la propria parte: se Air France non farà l'aumento, la sua quota si diluirebbe al 10-11%, e a quel punto ''noi lavoreremo, per il compito che il Governo ha, per individuare altre alleanze internazionali''. Lupi chiarisce anche che con l'intervento di salvataggio di Poste lo Stato ''non ci ha messo un euro delle tasche dei cittadini'' e non ripianerà di un euro i debiti creati dai privati: ''forse non si è capita l'operazione - osserva - non vogliamo salvare nessuno ma facilitare le condizioni per un rilancio''. Ma il Codacons non è dello stesso avviso e presenterà un esposto urgente a Bruxelles per denunciare l'intervento di Poste come aiuto di Stato. La soluzione trovata dal Governo, spiega anche il ministro dello sviluppo Flavio Zanonato, ha consentito di bloccare ''una situazione drammatica che rischiava di lasciare gli aerei a terra'', adesso bisogna velocemente ''risanare l'azienda, attuare un piano industriale importante, riuscire a trovare alleati nei francesi, e in altri soggetti in modo che l'Italia mantenga la compagnia qui''. Per Matteo Renzi, però, la soluzione Poste è ''una soluzione tampone'' e il futuro di Alitalia ora è guardando ad una strategia tutta orientata verso i nuovi mercati del far-east. Di fatto, però, ora la palla è nelle mani di Parigi. Che pone ad Alitalia condizioni chiare.
''Vuole - scrive oggi Le Monde - che l'ad Gabriele del Torchio, specialista di ristrutturazioni aziendali, cambi strategia'': con interventi su ristrutturazione del debito, razionalizzazione delle rotte e costo del lavoro. Al momento pare che non si sia messa mano al Piano industriale approvato all'unanimità (quindi anche dai francesi) a luglio: il Piano però potrebbe essere rivisto appena sarà più chiara la situazione, anche alla luce dell'ingresso di Poste. E i sindacati guardano con attenzione la partita, perché anche per loro quello che viene potrebbe essere un mese di fuoco.
Intanto a dare una prima indicazione sulle intenzioni di Parigi e degli altri azionisti sarà l'assemblea straordinaria di oggi, chiamata a varare l'aumento di capitale deciso venerdì (insieme a 200 milioni di linee di credito da parte delle banche per complessivi 500 milioni). I soci avranno però poi un mese di tempo (fino al 14 novembre) per decidere se e con che cifra partecipare all'aumento. I francesi potrebbero anche votare favorevolmente in assemblea, ma poi decidere di non sottoscrivere la propria quota (75 milioni): in ogni caso sembra che Parigi si prenderà tutto il tempo possibile prima di decidersi ad aprire il portafoglio. Mentre sul fronte delle banche, Unicredit mette in chiaro che il proprio intervento (Unicredit insieme a Intesa SanPaolo garantirà fino a 100 milioni di inoptato nell'aumento di capitale) è ''per salvare questo asset strategico e non per diventare azionisti''.