Alcoa. Ai lavoratori una quota del 5% e un posto in consiglio
I lavoratori dell’ex Alcoa avranno un ruolo di primo piano nella gestione della nuova società, acquistata dagli svizzeri di Sifer Alloys. «Una prima assoluta in Italia» l’ha definita il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Non ha infatti precedenti la decisione presa al tavolo sull’ex Alcoa con Sifer Alloys e i sindacati: il conferimento del 5% del capitale della nuova società che produce alluminio ad un’associazione dei lavoratori che avrà un posto nel consiglio di sorveglianza. All’incontro di ieri al Mise è stato presentato ai sindacati un aumento di capitale ed è stato chiesto ad Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti, di partecipare con una quota del 20%. Il professor Nuzzo dell’università Luiss avrà il compito di studiare lo statuto dell’associazione dei lavoratori.
«È il primo caso in cui i lavoratori partecipano alla gestione dell’azienda e i lavoratori Alcoa se lo sono ampiamente meritato» ha detto il ministro. In merito al possibile ricorso agli ammortizzatori sociali, Calenda ha spiegato che il tema sarà affrontato nel prossimo incontro fissato per il 3 maggio e che ancora non ci sono certezze. «Sider Alloys sta facendo le perizie sui macchinari e non ha al momento visibilità su quando riprendere a lavorare - ha detto - nel frattempo il nostro impegno è di cercare una soluzione con il ministero del Lavoro».
L’accordo per la cessione di Alcoa al gruppo svizzero Sider Alloys è stato firmato lo scorso febbraio. A guidare la trattativa sul piano politico è stato proprio il ministro Calenda, accompagnato dal presidente della Sardegna, Francesco Pigliaru. L’azienda di Portovesme è chiusa dal 2016, dopo l’addio degli americani di Alcoa ma gli impianti in realtà erano già fermi dal 2012. La lunga trattativa per la riqualificazione ha avuto come mediatore Invitalia, che di fatto aveva preso in carico la fabbrica di Portovesme in attesa di trovare un nuovo partner. Quello di ieri è stato il primo incontro dopo l’acquisizione. Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto di conoscere il piano industriale con cui rilanciare la produzione di alluminio in Sardegna e rioccupare gli oltre 400 operai (376 diretti e una settantina a contratto) attualmente in cassa integrazione.
Ma per il momento appunto non ci sono certezze: l’azienda infatti, pur ribadendo la volontà di fare presto e di voler far decollare il revamping prima dell’estate sarebbe ancora in attesa del dettaglio delle offerte economiche arrivate dalla Cina - Chinalco in testa - per il restart dello smelter. Previsto un piano di investimenti per 135-140 milioni di euro.