Adp. Gli italiani sognano un lavoro in proprio
Alcune ragazze distribuiscono volantini
I lavoratori europei sembrano essere pronti ad abbracciare la gig economy (il cosiddetto lavoretto o lavoro “on demand”) come si evince dalla ricerca condotta da Adp, leader mondiale nella fornitura di soluzioni di Human Capital Management (Hcm). Il nuovo studio, condotto su circa 10mila lavoratori, rivela che il 68% dei lavoratori europei, sono interessati, o prenderebbero in considerazione, il lavoro autonomo o da freelance. In Italia la percentuale è del 65%.
Il lavoro autonomo e da libero professionista sono opzioni di carriera sempre più diffuse in Europa grazie
alle nuove tecnologie e alle procedure di lavoro più flessibili che danno alle persone la libertà di scegliere
un diverso stile di vita. Difatti, la ricerca mostra che oltre due terzi (68%) dei dipendenti europei sarebbe
disposto a prendere in considerazione il lavoro autonomo e/o da libero professionista e oltre un
quarto (26%) dichiara di stare attivamente progettando di intraprendere tale strada. I dipendenti olandesi e spagnoli sono quelli che più probabilmente sarebbero propensi a prendere in considerazione il lavoro autonomo o da libero professionista con un terzo di essi che sta valutando attivamente tale possibilità (34% e 33%). Per contro, i dipendenti tedeschi e francesi sono quelli meno propensi e circa la metà di essi (49% e 43%) afferma di non essere affatto interessata.
I vantaggi dello stile di vita indipendente sono evidenziati dalle opinioni di coloro che sono attualmente lavoratori autonomi e che riferiscono di maggiori livelli di soddisfazione nel lavoro (75% contro 70%). Anche le altre motivazioni di questo gruppo sono indicative delle ragioni di tale scelta: a parte la retribuzione, il 39% sottolinea la possibilità di lavorare dove e quando vogliono, mentre il 30% sottolinea il buon equilibrio tra lavoro e vita privata.
Lo potrebbe prendere in considerazione il 65% dei lavoratori interpellati. Nella fascia 14-24 sono l’85,7% i ragazzi che pensano potrebbero valutare il lavoro “on demand”, la percentuale scende al 76,4% tra i 25 e 34 anni. Nella fascia 35-44 siamo al 72%, in quella 45-54 al 65% mentre sopra i 55 si scende al 49,5%.
Se guardiamo invece alla percentuale di chi attivamente sta abbracciando la possibilità (ovvero chi già sta cercando di mettersi “in proprio” o è alla ricerca di collaborazioni freelance) troviamo il 27,3% degli italiani. Per fascia di età:
- dai 16 ai 24 anni il 47% (praticamente la metà)
- dai 25 ai 34 anni il 35,4%
- dai 45 ai 54 anni il 16,8%
- dai 55 in su il 14,4%
Molte persone stanno abbracciando la gig economy più per necessità che per scelta. Ciò potrebbe essere un’indicazione allarmante della mancanza di contratti di lavoro migliori. Dal momento che la percentuale di lavoratori stipendiati a tempo pieno e con il cosiddetto “posto fisso” sta diminuendo, le persone che si trovano a dover affrontare questo nuovo scenario occupazionale possono sentirsi spinti a creare il proprio lavoro, in modo da compensare questo divario del lavoro tradizionale.
«La gig economy porta con sé molti benefici sia per i datori di lavoro che per i dipendenti - ha dichiarato Nicola Uva, Strategy e marketing director Adp Italia –. Per esempio i datori di lavoro hanno la possibilità di disporre di talenti più variegati e facilmente accessibili, ma dall’altro lato potrebbero perdere dipendenti con competenze preziose. D’altro canto per i lavoratori, il lavoro “on demand” offre la possibilità di un maggiore equilibrio lavoro-vita privata, ma rappresenta anche una possibilità in più di impiego quando purtroppo questo manca. Chi lo sta prendendo in considerazione deve però considerare il fatto che ci sono molti meno vantaggi associati a questo tipo di lavoro rispetto spesso a quelli che può dare il posto “fisso”. In primis sicurezza, tfr, tutele giuridiche in generale. Ma certo è che il futuro del lavoro sta andando verso la flessibilità: di orari, di luoghi, di rapporti».