Economia

L'addio. Osamu Suzuki, il samurai di una delle ultime dinastie dell'auto

Alberto Caprotti sabato 28 dicembre 2024

Osamu Suzuki, scomparso all'età di 94 anni

Lungimirante, deciso e fedele, come un vero samurai. Amava ripetere che avrebbe preferito morire in battaglia piuttosto che in pensione. Osamu Suzuki, storico ex presidente della Casa automobilistica di Hamamatsu, è scomparso il 25 dicembre, all'età di 94 anni, per le conseguenze di una grave malattia. Se ne va con lui uno degli ultimissimi esempi di un mondo che non esiste più, almeno nell'automoitive: quello nel quale il controllo delle grandi aziende resta ancora oggi saldamente nelle mani della famiglia che le ha fondate.

Osamu Suzuki ha guidato la Suzuki Motor Corporation per oltre 40 anni, finendo per far specchiare la sua figura con quella del marchio nipponico: entrato in azienda nel 1958 dopo aver sposato la nipote del fondatore Michio, fu ufficialmente adottato dalla famiglia, abbandonando il cognome Matsuda. Da allora è stato protagonista di una carriera lunghissima che l'ha portato alla nomina di presidente e amministratore delegato nel 1978. Da quel momento, di fatto, non ha mai lasciato la poltrona più importante (diventando chairman del costruttore, nel 2000), fino al giugno del 2021. Fu solo allora, all'età di 91 anni, che affidò il timone alle mani del figlio Toshihiro, attuale presidente e amministratore delegato, mantenendo tuttavia il ruolo di senior advisor.

Sotto la sua guida, la Suzuki è diventata il colosso dell'industria giapponese che conosciamo oggi: è alla lunigimiranza di Osamu che si deve molto del respiro globale che ha attualmente l'azienda. Fu lui a intuire fino in fondo l'importanza di porre le basi per una presenza strategica nei Paesi emergenti: fondamentale, in particolare, lo sbarco in India nel 1982 dove rivoluzionò il mercato locale. Oggi Suzuki, con la consociata Maruti, ha una posizione di assoluto predominio in India, quantificabile nel 40% dell'immatricolato nazionale.

La sua "visione" strategica sul mondo dell'auto è sempre stata controcorrente, in particolare sui motori 100% elettrici. Non è un caso che Suzuki solo da poche settimane ha presentato la eVitara, di fatto la prima e unica Bev della storia del marchio. Fece notizia una sua intervista concessa al direttore di "Quattroruote" nel 2018. Mentre tutti profetizzavano un imminente futuro completamente a batteria, Osamu spiego: "Ci sono tre aspetti importanti che riguardano i veicoli elettrici. Il primo problema è legato alla materia prima per produrre le batterie agli ioni di litio, il cobalto, che si trova principalmente in Congo: l'offerta di questo minerale non è sufficiente per soddisfare interamente le richieste dell'industria. Il secondo problema riguarda la politica energetica: basti pensare a Paesi come l'India dove già oggi spesso l'elettricità è razionata, senza contare i costi infrastrutturali. Il terzo problema concerne lo smaltimento degli accumulatori. Dunque, la conversione alle auto elettriche richiederà ancora del tempo: prevedo che arriverà in un arco temporale compreso fra il 2050 e il 2060". I fatti sembrano dargli ragione.

Refrattario all'ingerenza di momentanei soci ingombranti come GM prima e Volkswagen poi, ha difeso l'indipendenza del marchio dalle lusinghe dei giganti stranieri fino al divorzio da entrambi. Lascia un esempio di fiero capitano d'industria e di convinto assertore dell'etica del lavoro: due caratteristiche difficili da ritrovare nel mondo automotive attuale.