Indagine Acri-Ipsos. Italiani popolo di risparmiatori nonostante l'inflazione
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Investono di più, ma al primo posto mettono la sicurezza, rifugiandosi sotto l’ombrello dei Btp. Gli italiani, si sa, sono un popolo di risparmiatori. E anche in un contesto difficile come quello attuale con l’inflazione elevata, l’aumento dei tassi di interesse e un clima di incertezza generale legato alla situazione geo-politica, mostrano una sorprendente capacità di resilienza. Continuando a risparmiare e scegliendo con attenzione dove collocare i propri soldi. Il rialzo dei tassi ha avuto come effetto positivo quello di rendere disponibili strumenti di investimento sicuri e con rendimenti interessanti, riportando alla ribalta i titoli di Stato. Nel 2023 il tenore di vita delle famiglie italiane è leggermente migliorato, tornando ai livelli pre-pandemia, e soprattutto è tornato un po' di ottimismo. È questo il quadro che emerge dall’indagine annuale condotta da Acri (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio) e Ipsos, in occasione della 99esima giornata del risparmio che si celebra domani, dal titolo «Scelte consapevoli, educazione, responsabilità: la sfida del risparmio per le nuove generazioni».
Migliorano in particolare le prospettive economiche personali con un saldo positivo dell’11% tra chi pensa che nei prossimi tre anni la propria situazione migliorerà e chi invece ritiene che peggiorerà. Sono i giovani under30 a guardare al futuro con serenità, seguiti dai Millennials. Rimane elevata la preoccupazione sulla situazione economica del Paese, con un 54% di pessimisti e un risicato 17% di ottimisti. Nel 2023, nonostante l’inflazione elevata, gli italiani hanno aumentato la propria capacità di risparmio: il 48% del campione dell’indagine dichiara di essere riuscito a risparmiare rispetto al 43% del 2022, e sostiene di aver avuto una minore necessità di far ricorso ai propri risparmi per spese impreviste.
Il 36% degli italiani (il 2% in più rispetto al 2022) sceglie di fare investimenti ma a patto che siano a basso rischio. E tuttavia, avvisa l’indagine, «la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente riguarda il 62% degli italiani» e resta pressocché stabile: era il 63% nel 2022 e il 61% nel 2021. In particolare, sottolinea l’Acri, la scelta verso prodotti sicuri come i titoli di Stato, va a scapito della liquidità, che passa dal 35% al 26% e di strumenti più rischiosi come l’azionario che scendono dal 10% dello scorso anno al 7% del 2023. Nell’investire, si guarda alla rischiosità dell’investimento (28%) e alla solidità del soggetto proponente (21%). Diminuisce invece la quota di coloro che investirebbero in attività con impatto positivo su ambiente e società (20%), ritornando ai livelli pre-pandemia.
Il concetto di risparmio mantiene un’accezione positiva e fa pensare al futuro. Allo stesso tempo, per un italiano su tre, il risparmio oggi, più di un anno fa, implica fare dei sacrifici. Crescono coloro che vivono la capacità di risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce, sono il 53% contro il 49% nel 2022. I risparmi accumulati, anche grazie al periodo del lockdown, permettono a molti italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità per piccoli importi. Il 77% delle famiglie è in grado di far fronte ad una spesa non programmata di mille euro (era il 75%) ma quando si parla di importi più consistenti, da 10mila euro in su, la percentuale si dimezza scendendo al 36%.
«Dopo un 2021 di entusiasmo post pandemico e un 2022 segnato dalla delusione e i timori per l’invasione russa dell’Ucraina e l’inflazione, nel 2023 si osserva un ritorno a un cauto ottimismo. Complice una certa “normalizzazione/assuefazione” all’elevato livello dei prezzi, la speranza di una discesa a breve dell’inflazione, combinata alla percezione di essere in grado di fronteggiare un mondo complesso» sottolinea la ricerca. Ad aiutare la migliore percezione è anche «il modesto miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che torna ai livelli pre-pandemia». Le famiglie che hanno registrato una migliore tenuta del tenore di vita secondo l’indagine Acri, sono in crescita. Ciò si accompagna a una minore insoddisfazione: scende dal 17% al 14% la quota di chi appare seriamente in difficoltà.
Il 72% degli italiani è preoccupato per il conflitto in Ucraina che sembra poter durare ancora a lungo. Rimane alto il timore di possibili rincari dei costi dell’energia e dei prezzi delle materie prime anche alla luce dell’instabilità in Medio Oriente. L’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce per contrastare l’inflazione «ha messo in difficoltà molte famiglie e imprese che si sono trovate a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti e che ora sono tra le più critiche verso l’Ue». La ricerca evidenzia come si sia indebolita la fiducia nell’Unione Europea e nell’euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni. Sul fronte del risparmio sono i giovani i più interessati ad approfondire i temi della gestione del denaro, anche se hanno poca fiducia sulle proprie capacità. Infine viene analizzata la dimensione sociale del risparmio: aumenta la quota di italiani che fa almeno una donazione all’anno in denaro sale al 64% rispetto al 59% del 2022, mentre resta stabile per il 50% del campione, la partecipazione ad attività di volontariato sia pure con minore frequenza rispetto al passato.