Economia

Trieste. L'Ucid rilancia la sfida: partecipazione ed economia civile nell'impresa

Benedetto Delle Site* giovedì 11 luglio 2024

La recente 50esima edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani svolte a Trieste hanno posto al centro dell’impegno dei credenti nel Paese la democrazia, anzi il suo cuore, cioè i valori fondamentali senza i quali questa si riduce a procedure senz’anima. L’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) ha quindi voluto raccogliere e rilanciare la sfida con quella concretezza che distingue da sempre le donne e gli uomini d’azienda. In quest’ottica l’evento Partecipazione e democrazia nell’impresa. Dialogo fra imprenditori, manager e sindacato per un’Economia Civile presso la Camera di Commercio in piazza della Borsa, è stato un successo non solo per l’interesse suscitato, ma soprattutto perché è riuscito nell’intento di mettere allo stesso tavolo Ucid, Cisl, Confindustria, Parlamento e Governo.

Nell’introduzione, monsignor Luigi Renna, presidente del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane, ha ricordato il ruolo decisivo del Beato Giuseppe Toniolo e del magistero della Chiesa nell’ispirare alcune grandi riforme sociali ed economiche, mentre il presidente nazionale dell’Ucid Gian Luca Galletti ha ricordato come la grande sfida degli ESG siano la S, con organismi tecnocratici che da soli vorrebbero ridisegnare la nostra tassonomia sociale e in cui invece i cattolici devono giocare un ruolo fondamentale, e la G dove appunto incide il tema della partecipazione in una aziende che ormai costituisce un bene comune, degli imprenditori, dei manager, dei lavoratori con le loro famiglie e la comunità locale. I lavori sono stati coordinati dal prof. Francesco Delzio, docente e manager particolarmente attento ai cambiamenti in corso nel mondo del lavoro (cfr. L’era del lavoro libero, Rubettino 2023).

Significativi gli interventi di due pionieri dell’umanesimo industriale italiano: Stefania Brancaccio e Fabio Storchi, rispettivamente segretario nazionale e presidente a Reggio Emilia dell’Ucid, i quali hanno ricordato le proprie battaglie in azienda e nel mondo della rappresentanza, da Confindustria a Federmeccanica, inizialmente osteggiate e poi rivelatesi strategie vincenti. Il segretario generale aggiunto della Cisl, Daniela Fumarola, ha fatto eco all’intervento di Luigi Sbarra alla nostra assemblea di Sorrento sottolineando l’importanza della legge di iniziativa popolare per la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati d’impresa proposta dal sindacato e che, come ha evidenziato il segretario della commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Lorenzo Malagola, ha riscosso il sostegno di maggioranza e opposizione consentendo uno spiraglio per l’applicazione dell’art.46 della Carta, a lungo attesa. Infine il vice-presidente di Confindustria Riccardo Di Stefano, che è anche presidente dei giovani industriali, ha ribadito la contrarietà solamente a forme obbligatorie di introduzione del principio partecipativo, da sempre e con buone ragioni rifiutate dagli industriali. Imprenditori, manager e sindacato sono concordi su un percorso che può articolarsi in una combinazione virtuosa tra legislatore fiscale e contrattazione collettiva.

In questo scenario, rappresenta una importante bussola il recente libro bianco sull’Economia Civile (cfr. Principi di Economia Civile. Una guida per imprenditori e dirigenti, Guida 2024) realizzato in collaborazione dall’Ucid e dall’Università Lumsa, che raccoglie esempi concreti attraverso cui è possibile mettere in pratica i principi dell’Economia Civile in una serie di contesti aziendali, ispirando imprenditori e lavoratori a rendere sempre più la fabbrica otto-novecentesca una comunità di persone, e in una comunità particolare inserita nella più ampia comunità civile, secondo le direttrici che sono state al centro dell’interesse della dottrina sociale della Chiesa sin dagli albori della Rerum Novarum.

L’economia civile rappresenta la vera alternativa orgogliosamente italiana, che al sovranismo dei dazi e delle dogane, così come al mercatismo tecnocratico e delocalizzatore, oppone una economia che affonda le radici nell’umanesimo civile del territorio dove origina e partendo dal radicamento sul territorio come propria forza si proietta e compete a livello globale, distinguendosi da un’economia che è spesso speculazione e pirateria.


*Presidente Nazionale Movimento Giovani e Vice-Segretario Nazionale UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti)