La campagna. L'8 marzo di Avvenire: perché il nostro appoggio alle #donneperlapace
La guerra non ha un volto di donna, scrive Svetlana Aleksievic, Premio Nobel per la letteratura. No, non ci sono donne là dove si decidono le guerre. Sono loro però le prime vittime: sfollate, violentate, uccise con i loro figli. Le donne sognano la pace, le donne desiderano la vita. Alle #donneperlapace Avvenire dedica l'8 marzo 2024. Vi faremo conoscere le storie e daremo la parola a Premi Nobel come la ex schiava yazida Nadia Murad o la paladina antimine americana Jody Williams, a combattenti per la pace come la giornalista filippina Maria Ressa e l’iraniana Shrin Ebadi, ma anche a chi si è speso per la riconciliazione tra popoli in Europa e in Africa e in Asia, dall’Irlanda del Nord fino al Rwanda e alle Coree, alle vittime del terrorismo e degli omicidi di mafia che hanno abbracciato il perdono come Gemma Calabresi o Daniela Marcone.
Avvenire però vuole anche chiedere a gran voce che le donne siano più presenti accanto agli uomini nelle delegazioni ufficiali che discutono i trattati di pace, con una petizione studiata insieme all'Università Cattolica e che sarà presentata al Parlamento Europeo. Stop all'esclusione, si alla partecipazione femminile quando si decide il futuro dei popoli. Perché se gli uomini possono perdere le guerre, le donne, sempre, devono vincere la pace.
Ciascuno può partecipare a questo progetto di pace, sostenendo insieme a noi l'unica scuola elementare in Israele dove studiano insieme alunni ebrei e alunni palestinesi, nella comunità Neve Shalom Wahat al-Salam.