Afghanistan / Lettere. «A mia figlia dico: andrai all'università. Le cose cambieranno»
Con questa e decine di altre testimonianze, storie, interviste e lettere, le giornaliste di Avvenire fino all'8 marzo daranno voce alle bambine, ragazze e donne afghane. I taleban hanno vietano loro di studiare dopo i 12 anni, frequentare l'università, lavorare, persino uscire a passeggiare in un parco e praticare sport. Noi vogliamo tornare a puntare i riflettori su di loro, per non lasciarle sole e non dimenticarle. E per trasformare le parole in azione, invitiamo i lettori a contribuire al finanziamento di un progetto di sostegno scolastico portato avanti da partner locali con l'appoggio della Caritas. QUI IL PROGETTO E COME CONTRIBUIRE
Quelle che seguono sono le testimonianze, in forma anonima, di cinque operatrici afghane (infermiera, avvocata, psicologa, addetta alle risorse umane ed esperta di sicurezza alimentare) di Azione contro la Fame, un’organizzazione umanitaria internazionale specialista contro fame e malnutrizione infantile che lavora in Afghanistan dal 1995. Tra gennaio e luglio 2022, Acf ha sostenuto quasi 500.000 persone attraverso le sue cliniche mobili e le unità di alimentazione terapeutica nelle province di Kabul, Daykundi, Helmand, Ghor e Badakhshan. Impiega quasi 1.000 persone, di cui quasi 400 donne. “Da quando i taleban, oltre due mesi fa, hanno emanato il decreto che impedisce alle donne di frequentare l'università e di lavorare in organizzazioni non governative è aumentato il lavoro minorile” denuncia Simone Garroni, direttore di Acf Italia. “Il nostro personale, sia uomini che donne, continuerà a ricevere lo stipendio ma questo non risolve il problema. Il nostro direttore in Afghanistan, Samy Guessabi, l'ha raccontata così: ‘Mi sento in una situazione in cui devo scegliere tra il diritto al lavoro delle donne e l'imperativo umanitario. Ma non devo e non voglio scegliere tra l'uno e l'altro’”.
N., infermiera
«Sono un’infermiera. Il mio sogno era quello di diventare chirurgo e lavorare per le donne della provincia di Helmand. La mia prima esperienza professionale è stata in un ospedale d’emergenza come assistente fisioterapista. Il problema erano i soldi, dato che avevo molti fratelli piccoli e dovevo condividere il mio stipendio di 7.000 afghani. Ho fatto domanda come capo infermiera e ho lasciato l’ospedale d’emergenza. Mi sono iscritta anche alla facoltà di Medicina. Sempre per problemi economici ho dovuto sposarmi. Mio marito era disoccupato. Ero riuscita ad arrivare quasi alla laurea: mi mancava l’ultimo semestre quando i taleban hanno vietato alle donne gli studi superiori. Oggi sembra impossibile migliorare la nostra situazione. Per questo odiamo il nostro Paese. Seppellirò tutti i miei sogni nella tomba. La libertà di lavorare è la più importante, tutti dovrebbero averla. La nostra gente è stanca, ha sofferto la guerra. Voglio aiutarla, con passione e onestà. Ho una figlia che frequenta il quarto anno di scuola elementare. Mi ha chiesto: “Mamma, potrò continuare solo fino al sesto anno? E poi? Perché mio fratello sì e io no?”. Anche se queste parole mi hanno rattristato, le ho risposto: “Fai del tuo meglio, Dio è grande. Anche tu arriverai alla laurea”.
Sandra Calligaro per Azione contro la fame, 2022
H., avvocata
«Volevo diventare medico, la famiglia mi incoraggiava. Volevo aiutare la gente e soprattutto le donne che hanno scarso accesso ai servizi sanitari. Più tardi mi sono resa conto, incontrando ragazze di altri distretti, che molte non potevano andare a scuola e si sposavano giovanissime perché le loro famiglie non avevano soldi. Così ho cambiato idea e mi sono laureata in Giurisprudenza, ho studiato amministrazione e diplomazia. Per difendere i diritti umani, specialmente il diritto delle donne all’istruzione. Alle ragazze vorrei dire: non disperate, tenete duro e concentratevi sui vostri obiettivi. Sono certa che un giorno realizzerete i vostri sogni”.
Sandra Calligaro per Azione contro la fame, 2022
K., psicologa
«Ricordo il primo giorno di scuola. Ero così entusiasta ed emozionata. Non dimenticherò mai la maestra, tanto dolce e gentile. Accoglieva tutti con un abbraccio, senza curarsi a quale gruppo etnico appartenessero. Mi trovavo in Iran, era profuga afghana, ma stavo bene e a mio agio. Fin da bambina, volevo diventare medico. Poi ho studiato Psicologia, e ne sono felice. Ho lottato contro gli ostacoli, ho avuto accesso all’università e ho realizzato il mio sogno. Ora vedo le ragazze bandite dalle scuole e provo dolore. A loro vorrei dire: con tutta la nostra forza, le nostre capacità e anche le nostre debolezze possiamo costruire eroine dentro di noi. Provate in ogni modo, dai corsi online alle scuole all’estero, a preparare il vostro futuro».
R., addetta alle Risorse umane
«Il mio sogno era lavorare nelle Risorse umane, in una posizione manageriale. Purtroppo non posso realizzarlo perché i taleban hanno impedito alle donne di lavorare. Finché ho potuto andare in ufficio, ho svolto onestamente il mio lavoro: colloqui, test, controllo delle referenze, invio di offerte di lavoro e redazione di contratti. Inoltre aiutavo il mio superiore in tutti gli altri aspetti del lavoro. Ora sto a casa tutto il giorno, è estenuante».
Sandra Calligaro per Azione contro la fame, 2022
K., esperta di sicurezza alimentare
«Non c’erano scuole dove abitavo da bambina, per questo ho avuto accesso all’istruzione solo da adulta. Da piccola avrei voluto studiare per essere utile al mio Paese, in qualunque settore. Cresciuta, avrei voluto diventare medico ma era troppo tardi. Ormai avevo una famiglia e dovevo lavorare. Alle ragazze che vogliono studiare vorrei dire: le scuole riapriranno presto, realizzerete i vostri sogni; la situazione sta cambiando, non è immutabile per sempre. Credo che dovrebbero cogliere le opportunità che hanno, come i corsi online o le attività artistiche, per tenere la mente occupata nel frattempo».
(si ringrazia Claudia Squadroni di Azione contro la Fame per la collaborazione)