Vite donate. Ventitré preti morti di Covid in un mese
Don Antonio Anastasio, morto a Milano il 9 marzo a 59 anni
La morte dei sacerdoti contagiati dal Covid lascia dietro di sé una scia di dolore ma anche di gratitudine. Le storie dei preti italiani strappati dal virus sono tutte segnate dalla consapevolezza che ciascuno di loro è stato un dono grazie al quale sono nate opere, vocazioni, famiglie, sono state curate ferite, sanate divisioni, superate crisi. La loro è stata una presenza determinante, e la morte lascia la consapevolezza di dover ringraziare per tutto ciò che si è ricevuto da questi uomini di Dio miti, forti, umani, semplici, colti, coraggiosi, ciascuno con i propri carismi. Per questo Avvenire ha sentito sin dall’inizio della crisi di ricordarli per nome, e quando possibile con qualche nota biografica: a loro tutti dobbiamo qualcosa. E farne memoria ci può insegnare molto.
L’ultimo è don Dino Issini, 86enne sacerdote della diocesi di Macerata, che è stato parroco di Recanati e ha persino fondato una radio e una tv, morto ieri. Il Covid si è portato via altre decine di sacerdoti diocesani e di religiosi in servizio pastorale tra parrocchie e santuari in tutta Italia anche nei primi tre mesi dell’anno, per un totale da inizio pandemia che ora è di 267. Una rapida ricognizione delle notizie giunte nelle ultime settimane è un viaggio tra storie di vite dedicate a costruire speranza, seminare gioia, portare i pesi degli altri. Preti sempre rimpianti da chi li ha conosciuti. Spesso con una partecipazione commovente alla malattia finale.
È il caso di don Antonio Anastasio, della Fraternità San Carlo Borromeo, che si è spento a 59 anni il 9 marzo a Milano dopo due mesi di battaglia in ospedale contro il virus, attorno a lui la preghiera di migliaia di amici per i quali era semplicemente «Anas». Altre figure conosciute erano il goriziano don Lorenzo Boscarol, giornalista, morto a 86 anni, e don Lorenzo Montecalvo (diocesi di Napoli, 75 anni), assai noto con il suo Granellino, meditazione quotidiana sul Vangelo tradotta in 10 lingue. Ma ci sono anche figure eccezionali come don Nello Tranzocchi (80 anni, Camerino), il "prete dei terremotati", don Riccardo Sommella (97, Salerno), per 44 anni cappellano carcerario, don Giovanni Unterberger (78, Belluno), formatore di generazioni di preti, don Piero Nota (88, Torino), prete tra gli operai di Mirafiori e poi missionario nelle baraccopoli del Guatemala, don Raffaele Falco (77, Napoli), parroco a Ercolano, un bastione insuperabile per la camorra, o don Aldo Mei (88, Fabriano), a lungo parroco della Cattedrale e grande conoscitore della Terra Santa. E ancora il prete-scrittore don Nello Marcuzzi (89, Cesena), don Giovanni Arrigotti (84, Brescia), fidei donum per 20 anni in Africa, don Nicolò Cecchi (69, Roma) viceparroco a Ostia e canonico di San Giovanni in Laterano, il francescano padre Romano Volpari (77, Modena), a lungo parroco tra gli ultimi, o don Roberto Zappa (73, Brescia), rettore del Santuario della Madonna di Valverde a Rezzato.
Tra le vittime più recenti del Covid c’è il decano del clero di Mondovì, don Lorenzo Coccalotto, 98 anni, ben 33 da rettore del Collegio Casati, e il 90enne monsignor Fernando Valenti (Orvieto-Todi). Fedeltà longeva alla stessa parrocchia per don Angelo Luinetti (86, Milano), 29 anni da parroco a Lurago d’Erba, e anche più per don Sandro Sciaboletta (86, Terni), parroco a Santa Maria Regina per 52 anni. Lungo servizio anche per monsignor Elio Larese (73, Belluno), per 22 anni insegnante di liceo. La Calabria ha perso il suo primo sacerdote il 21 gennaio: l’ardorino don Pietro Giorno, a Cosenza, mentre la morte di padre Camillo Corbetta, 88enne, ha ricordato che è stato lui l’ultimo barnabita della comunità di Perugia dopo 4 secoli. Figure note anche quelle di padre Gennaro Lo Schiavo, esorcista ad Amalfi-Cava, rettore del santuario dell’Avvocatella, e il francescano padre Danilo Reverberi, in servizio pastorale tra le diocesi di Foligno e Orvieto, appassionato conoscitore di cavalli.
Il mese di marzo è stato uno dei più drammatici per i sacerdoti italiani con 23 vittime del Covid. Oltre a quelli già citati sin qui, se ne sono andati in pochi giorni anche don Franco Angelini (75, Assisi), don Adriano Calandri (83, Saluzzo), economo diocesano, don Renato Fiaschi (85, Prato), don Gianfranco Mazzon (78, Vicenza), don Giacomo Minelli (Faenza, 79), don Pietro Moratto (77, Udine), don Pietro Pinetto (Savona, 81), don Guido Rossi (82, Cesena), cappellano della Polizia e della squadra di calcio, e monsignor Giovanni Signani (86, Imola), già vicario generale.
Tra i decessi per Covid nel clero vanno infine aggiunti don Antonino Aguanno (77, Mazara), don Mauro Benazzi (65, Ferrara), don Tarsillo Bernardi (74, Belluno), don Pino Brugnoli (77, Reggio Emilia), don Salvatore Camillo (74, San Severo), il giuseppino padre Adriano Camparmò (78, Treviso), il trinitario padre Settimio D’Ascenzo (81, Latina), esorcista, don Gianni Gambin (77, Padova), don Antonio Lattanzio (80, L’Aquila), don Giuseppe Nunzio Monaco (72, Fano), don Giuseppe Pastore (68, Novara), don Andrea Riccio (83, Caserta), don Alfonso Santamaria (81, Salerno) e don Antonio Tomasello (68, Catania). Del sacrificio dei preti italiani ha dato conto il bel libro di Riccardo Benotti Covid-19. Preti in prima linea (San Paolo). Perché abbiamo un dovere di memoria.