Il Papa si reca domani mattina in visita pastorale presso la Parrocchia romana dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Prima Porta, dove presiederà alle 9.30 la Messa e amministrerà il Sacramento dell’Eucaristia a 16 bambini. Sull’attesa di questo evento parla il parroco, don Benoni Ambarus: «In questi giorni è come se fosse avvenuto una specie di “shock di elettricità”, per cui mi capita spessissimo di scendere in parrocchia e vedere persone che sono già a lavoro. Tantissime persone che nel loro piccolo sono venute a mettere a disposizione anche un’oretta di tempo. Alle prove dei canti, c’erano tutti, anche i bambini! Quindi si ha la sensazione che ognuno, nel suo piccolo, faccia la sua parte per l’arrivo del Papa».
Che parrocchia è dal punto vista sociale ed ecclesiale?
«I primi nuclei di case sono nati circa 50 anni fa. Poi c’è stato un crescendo notevole quando hanno iniziato a costruire - all’inizio in modo abusivo e poi condonando - in seguito alla lottizzazione. Adesso siamo circa 12 mila abitanti, forse più. È una zona un po’ particolare, perché la maggior parte delle persone vive in case di proprietà. La maggior parte di loro quindi ha costruito la casa per sé e per i propri figli, per cui è molto presente il sistema dei legami familiari; quindi i bimbi piccoli vengono presi da scuola dai nonni, rimangono poi dai nonni nel cortile o nel loro giardinetto. La maggior parte delle persone ha un giardino nella loro casa. C’è una situazione di rete familiare notevole dal punto di vista della configurazione sociologica. Per quanto riguarda la presenza in parrocchia ci troviamo in una situazione di nuova rifondazione della parrocchia, perché il passaggio dalla situazione di garage a quella attuale, ha creato la sensazione di un adolescente che si ritrova con un corpo cresciuto troppo in fretta che non riesce a controllare bene. Per cui in questi tre anni, da quando è stata consacrata la chiesa - ormai siamo nel quarto - si vive questa situazione di abituarsi al nuovo complesso parrocchiale per provare in qualche modo a riempirlo e metterlo a frutto».
Che cosa si aspetta la parrocchia da questa visita di Papa Francesco?
«Non lo so. Forse non ci siamo posti delle aspettative ben precise. La sua visita è un grande privilegio ed una grande gioia per tutti noi. Per quello che mi riguarda, aspetto la presenza e le parole del Papa come una sorta di “magistero personalizzato” per noi. Le sue parole diventeranno sicuramente, in qualche modo, le indicazioni pastorali per i prossimi cinque - sei anni per la nostra comunità parrocchiale».