SANSEPOLCRO. Le radici cristiane continuino a fecondare il presente
Sono lieto di trovarmi a Sansepolcro e di unirmi al vostro rendimento di grazie a Dio per il millenario di fondazione della Città, per i prodigi di grazia e tutti i benefici che, in dieci secoli, la Provvidenza ha elargito. In questa storica Piazza, ripetiamo le parole del Salmo responsoriale di oggi: «Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie… Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni» (Sal 97).Cari amici di Sansepolcro, vi saluto tutti con affetto. Vi sono grato per questa accoglienza. Nonostante il tempo un po’ brutto, il nostro cuore è pieno di luce, di calore e di gioia. Saluto tutti iniziando dall’Arcivescovo Mons. Riccardo Fontana; con lui saluto i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici che si dedicano attivamente all’apostolato. Un deferente pensiero dirigo alle Autorità civili e militari, in particolare al Sindaco, dottoressa Daniela Frullani, che ringrazio per le cordiali parole rivoltemi e per i bei doni. Grazie!Mille anni fa, i santi pellegrini Arcano ed Egidio, di fronte alle grandi trasformazioni del tempo, si misero alla ricerca della verità e del senso della vita, dirigendosi verso la Terra Santa. Tornando, portarono con sé non solo le pietre raccolte sul monte Sion, ma la speciale idea che avevano elaborato nella Terra di Gesù: costruire nell’Alta Valle del Tevere la civitas hominis a immagine di Gerusalemme che, nel suo stesso nome, evoca giustizia e pace. Un progetto che richiama la grande visione della storia di sant’Agostino nell’opera «La Città di Dio». Quando i Goti di Alarico entrarono in Roma e il mondo pagano accusò il Dio dei Cristiani di non aver salvato Roma caput mundi, il Santo Vescovo di Ippona chiarì ciò che dobbiamo aspettarci da Dio, la giusta relazione tra sfera politica e sfera religiosa. Egli vede nella storia la presenza di due amori: «amore di sé», fino all’indifferenza per Dio, per l’altro, e «amore di Dio», che porta alla piena libertà per gli altri e ad edificare una città dell’uomo retta dalla giustizia e dalla pace (cfr La Città di Dio, XIV, 28).Di certo questa visione non fu estranea ai fondatori di Sansepolcro. Essi idearono un modello di città articolato e carico di speranza per il futuro, nel quale i discepoli di Cristo erano chiamati ad essere il motore della società nella promozione della pace, attraverso la pratica della giustizia. La loro sfida coraggiosa diventò realtà, con la perseveranza di un cammino che, grazie al supporto del carisma benedettino prima e dei monaci Camaldolesi poi, è continuato per generazioni. Fu necessario un forte impegno per fondare una comunità monastica e poi, intorno alla Chiesa Abbaziale, la vostra città. Non fu solo un progetto che segna l’urbanistica del Borgo di Sansepolcro, perché la stessa collocazione del Duomo ha una forte valenza simbolica: è il punto di riferimento, a partire dal quale ciascuno può orientarsi nel cammino, ma soprattutto nella vita; costituisce un forte richiamo a guardare in alto, a sollevarsi dalla quotidianità, per dirigere gli occhi al Cielo, in una continua tensione verso i valori spirituali e verso la comunione con Dio, che non aliena dal quotidiano, ma lo orienta e lo fa vivere in modo ancora più intenso. Questa prospettiva è valida anche oggi, per recuperare il gusto della ricerca del «vero», per percepire la vita come un cammino che avvicina al «vero» e al «giusto».Cari amici, l’ideale dei vostri fondatori è giunto fino ai nostri giorni e costituisce non soltanto il cardine dell’identità di Sansepolcro e della Chiesa diocesana, ma anche una sfida a conservare e promuovere il pensiero cristiano, che è all’origine di questa Città. Il Millenario è l’occasione per compiere una riflessione, che è, ad un tempo, cammino interiore sulle vie della fede e impegno a riscoprire le radici cristiane, affinché i valori evangelici continuino a fecondare le coscienze e la storia quotidiana di voi tutti. Oggi vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima con fedeli laici illuminati, capaci di operare dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato, al di là delle visioni di parte. Il bene comune conta di più del bene del singolo, e tocca anche ai cristiani contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica. Ce lo ricorda la splendida figura del neo-beato Giuseppe Toniolo. Alla sfiducia verso l’impegno nel politico e nel sociale, i cristiani, specialmente i giovani, sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica, che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri. Ai giovani rivolgo l’invito a saper pensare in grande: abbiate il coraggio di osare! Siate pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato. E’ necessario ritrovare solide motivazioni per servire il bene dei cittadini.La sfida che sta davanti a questo antico Borgo è quella di armonizzare la riscoperta della propria millenaria identità con l’accoglienza e l’incorporazione di culture e sensibilità diverse. San Paolo ci insegna che la Chiesa, ma anche l’intera società sono come un corpo umano, dove ogni parte è diversa dall’altra, ma tutte concorrono al bene dell’organismo (cfr 1Cor 12, 12-26). Ringraziamo Iddio perché la vostra Comunità diocesana ha maturato nei secoli un’ardente apertura missionaria, com’è testimoniato dal gemellaggio con il Patriarcato Latino di Gerusalemme. Ho appreso con piacere che esso ha determinato frutti di collaborazione e opere di carità in favore dei fratelli più bisognosi in Terra Santa. Gli antichi legami indussero i vostri avi a costruire qui una copia in pietra del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per rendere solida l’identità degli abitanti e per mantenere viva la devozione e la preghiera verso la Città santa. Questo legame continua e fa sì che tutto quello che riguarda la Terra Santa sia percepito da voi come realtà che vi coinvolge; come d’altronde a Gerusalemme, il vostro nome e la presenza di pellegrini della vostra Diocesi, rendono attivi i rapporti fraterni. Al riguardo, sono certo che vi aprirete a nuove prospettive di solidarietà, imprimendo un rinnovato slancio apostolico al servizio del Vangelo. E questo sarà uno dei risultati più significativi delle celebrazioni giubilari della vostra Città.Ancora un accenno al Duomo, dove ho contemplato la bellezza del «Volto Santo». Questa Basilica è il luogo della lode a Dio di tutta la Città, la sede della ritrovata armonia tra i momenti del culto e della vita civica, il punto di riferimento per la pacificazione degli animi. E come i vostri padri seppero costruire lo splendido tempio di pietra, perché fosse segno ed appello alla comunione di vita, spetta a voi rendere visibile e credibile il significato dell’edificio sacro, vivendo in pace nella comunità ecclesiale e civile. In pieno Rinascimento, i biturgensi chiesero al pittore Durante Alberti di rappresentare Betlemme nella Chiesa madre, perché nessuno dimenticasse che Dio è con noi, nella povertà del presepio. Memori del passato e attenti al presente, ma anche proiettati verso il futuro, voi cristiani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro sapete che il progresso spirituale delle vostre comunità ecclesiali e la stessa promozione del bene comune delle comunità civili richiedono impegno per un inserimento sempre più vitale delle vostre parrocchie ed associazioni nel territorio. Il cammino percorso e la fede che vi anima vi diano coraggio e slancio per continuare. Guardando al vostro ricco patrimonio spirituale, siate una Chiesa viva al servizio del Vangelo! Una Chiesa ospitale e generosa, che con la sua testimonianza renda presente l’amore di Dio per ogni essere umano, specialmente per i sofferenti ed per i bisognosi.La Vergine Santa, venerata in modo particolare in questo mese di Maggio, vegli su ciascuno di voi e sostenga gli sforzi per un futuro migliore. O Maria, Regina della Pace, ascolta la nostra preghiera: rendici testimoni del tuo Figlio ed infaticabili artefici di giustizia e di pace. Grazie!