Chiesa

FAMIGLIA SOTTO ATTACCO. Francia, i vescovi alzano la voce contro «nozze gay»

Daniele Zappalà sabato 3 novembre 2012
A pochi giorni dalla presentazione in Consiglio dei ministri della bozza di legge socialista sulla legalizzazione delle nozze e adozioni gay, la Chiesa francese ha riaffermato ieri con forza il radicamento nella tradizione umanista del proprio fermo dissenso, condiviso sempre più ad alta voce pure dalle altre principali confessioni religiose, così come da associazioni familiari e professionali fra le più rappresentative. L’assemblea plenaria autunnale dei vescovi a Lourdes si è aperta ieri mattina con una nuova presa di posizione eloquente ed articolata pronunciata dal cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale, che ha dedicato alla «legge repubblicana» la terza parte della sua prolusione: «Allorquando si prescrive la stretta parità in numerosi ambiti della vita sociale, imporre, nel matrimonio e la famiglia dove la parità è necessaria e costitutiva, una visione dell’essere umano senza riconoscere la differenza sessuale sarebbe una prepotenza che scuoterebbe uno dei fondamenti della nostra società e instaurerebbe una discriminazione fra i bambini», recita uno dei passaggi chiave.Il presule ha insistito a più riprese sulle frequenti edulcorazioni delle poste in gioco autentiche dietro le misure promosse dall’esecutivo: «Contrariamente a quanto ci viene presentato, il progetto legislativo sul matrimonio non è semplicemente un’apertura generosa del matrimonio a nuove categorie di connazionali, ma una trasformazione del matrimonio che toccherebbe tutti». Fra le contraddizioni evidenziate dal cardinale, vi sono le ricadute immediate in termini di stato civile: «Si è forse chiesto ai cittadini se sono d’accordo per non essere più il padre o la madre del loro figlio e per divenire solo un genitore indifferenziato: genitore A o genitore B? La questione fondamentale è quella del rispetto della realtà sessuata dell’esistenza umana e della sua gestione da parte della società». Il cardinale Vingt-Trois ha direttamente chiamato in causa pure la condotta del governo, biasimando la superficialità delle consultazioni fin qui consentite e la precipitazione dimostrata fin dall’inizio: «Dei cambiamenti di questo spessore imponevano un vasto dibattito nazionale non semplicemente fondato sul succedersi di sondaggi aleatori o sulla vistosa pressione di qualche lobby». In proposito, il pastore ha ricordato che non è mai troppo tardi: un appello, questo, parzialmente recepito nelle ultime settimane dal Parlamento, che ha reclamato il tempo per effettuare consultazioni più ampie. La bozza di legge, che il governo di Jean-Marc Ayrault sperava di far approvare entro la fine dell’anno, sarà invece discussa in Parlamento non prima di gennaio e pare ormai improbabile, in ogni caso, il suo varo entro il primo semestre dell’anno prossimo. In un Paese dove la prospettiva delle adozioni gay suscita diffuse perplessità e preoccupazioni, il cardinale Vingt-Trois ha pure sottolineato ieri che la Convenzione internazionale sui diritti del Bambino, ratificata dalla Francia nel 1990, stipula il «diritto di conoscere i propri genitori e di essere educato da loro». Anche per questo, il presule ha esortato «i cristiani, e tutti quelli che condividono la nostra analisi e i nostri interrogativi, ad interpellare i loro eletti, scrivendo loro lettere personali, incontrandoli ed esprimendo le proprie convinzioni». Intanto, benché pesantemente viziati dall’assenza di un vero dibattito, pure gli ultimi sondaggi registrano una presa di coscienza critica più marcata contro i progetti governativi. Per altro non cessano nel Paese le provocazioni di singoli sindaci, come quella di Hantay che ha annunciato ieri le nozze simboliche tra due donne il 10 novembre.