Gesuiti. Via libera alla causa di beatificazione di Pedro Arrupe
Pedro Arrupe nel suo studio da generale della Compagnia a Roma all'interno della Curia dei gesuiti
L'approvazione all'apertura della causa a Roma del cardinale De Donatis
Via libera alla causa di beatificazione del gesuita Pedro Arrupe (1907-1991) il secondo basco dopo Ignazio di Loyola che guidò la Compagnia di Gesù negli anni turbolenti del post-Concilio (1965-1983). Ad annunciarlo è stato proprio il terzo successore diretto di Arrupe il venezuelano Arturo Sosa Abascal. L’attuale preposito della Compagnia di Gesù ha dato l’annuncio dopo che il vicario generale di papa Francesco per la diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, ha dato la sua approvazione per aprire il processo a Roma, diocesi dove Arrupe morì nell’infermeria della Curia dell’Ordine il 5 febbraio del 1991. Le esequie del preposito dei gesuiti il “Papa nero” come voleva una tradizione plurisecolare si svolsero il 9 febbraio di quell’anno nella Chiesa del Gesù furono celebrate dal maestro dell’Ordine dei domenicani (è stato l'ultimo caso nella storia della Chiesa), l’irlandese Damian Byrne. «Arrupe per noi è una figura di grande importanza – ha spiegato Sosa – e vogliamo evidenziare una persona che ha vissuto la santità in modo profondo e originale in tutta la sua vita: da giovane, come gesuita, come maestro dei novizi, come provinciale e come generale». La causa aperta non tiene conto soltanto del suo governo ma dell’intera persona, che ha saputo identificarsi con il Signore per tutta la vita. E l’auspicio condiviso è quello di essere in grado di incontrare «con il Signore la vita di santità di padre Arrupe», ha detto Sosa. E ha chiesto di recuperare tutto ciò che può aiutare e essere utile alla causa. Cercare persone che direttamente o indirettamente possano testimoniare la sua vita e dimostrare quale sia la vera devozione per il padre Arrupe. A lanciare per primo ufficialmente questa notizia è stato il Gruppo di comunicazione Loyola ripresa poi in Italia dal sito della Compagnia di Gesù in Italia “News Gesuiti”.
Guidò l'Ordine dal 1965 al 1983 provenendo dal Giappone
Figura carismatica (a cui la prestigiosa rivista statunitense Time dedicò una copertina) fu eletto nel 1965 proprio nella fase di chiusura del Vaticano II (a cui partecipò come padre conciliare pronunciando un discorso definito dal domenicano Yves Marie Congar come «troppo papista») alla guida dei gesuiti (che proprio in quegli anni raggiungeva il numero record per un istituto maschile di 36mila religiosi scesi nel 1991 anno della morte di Arrupe a 25mila), provenendo dal Giappone (di cui fu provinciale e conobbe da vicino il dramma nel 1945 della bomba atomica a Hiroshima); tra i segni più significativi del suo lungo generalato vi fu la celebrazione della 32ª Congregazione generale - a cui parteciparono tra gli altri allora giovane provinciale dei gesuiti argentini Jorge Mario Bergoglio e il biblista torinese Carlo Maria Martini - che segnò per la Compagnia la sua particolare attenzione a questioni come l’opzione preferenziale per i poveri e la giustizia sociale. A causa di un impedimento permanente (un ictus) a seguito di un faticoso viaggio nelle Filippine si dimise da generale nel 1981 (fu la prima di un preposito eletto a vita). Le sue dimissioni furono accettate da Giovanni Paolo II solo nel 1983 con l’elezione dell’olandese Peter Hans Kolvenbach (1928-2016). Il periodo di “interegno” (1981-1983) fra i due generali della Compagnia (Arrupe -Kolvenbach) fu gestito su mandato diretto di Giovanni Paolo II definito dai media di quel tempo come un “commissariamento” dell’antico Ordine loyoliano dai gesuiti italiani Paolo Dezza (confessore di Paolo VI e futuro cardinale) come personale delegato del Pontefice polacco e Giuseppe Pittau.
L'omaggio di Francesco alla tomba del suo antico superiore
Il corpo di padre Arrupe riposa nella chiesa madre dell’Ordine “il Gesù” a Roma a cui rese omaggio il 31 luglio 2013 proprio nella memoria liturgica di Sant’Ignazio papa Francesco (che fu suo superiore generale negli anni della sua formazione e poi in quelli in cui Bergoglio fu provinciale dei gesuiti argentini). Un religioso «don Pedro» (così era amorevolmente chiamato) che considerò sempre i “suoi” gesuiti «uomini per gli altri».