Lutto. Addio a Chiarinelli, il vescovo "amico" dei laici che ha unito Vangelo e cultura
Dopo una breve malattia è morto nella tarda serata di lunedì monsignor Lorenzo Chiarinelli, 85 anni compiuti a marzo, vescovo emerito di Viterbo e figura di spicco dell’episcopato italiano. Con lui «scompare un uomo perspicace, interprete raffinato della modernità, e soprattutto un credente irriducibile; la sua scomparsa è dolorosa non solo per la Chiesa, ma anche per la società civile», sottolinea monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, diocesi originaria dove il compianto presule si era ritirato al termine del servizio episcopale espletato in tre diocesi.
Tante le dichiarazioni di cordoglio. Dalla sua Rieti, con il vescovo Pompili e il sindaco Antonio Cicchetti, e da tutte le città che lo hanno avuto come vescovo conservando un bel ricordo del suo servizio pastorale. Lo storico vaticanista Luigi Accattoli, che lo ha conosciuto «da quando eravamo giovani nella Fuci», lo fotografa come «lettore colto e aggiornatissimo, instancabile animatore di convegni e dibattiti, ottimo predicatore di ritiri, sveglissimo vescovo». Per la presidenza nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) quella di monsignor Chiarinelli «è stata un’esistenza dal mistero di Dio, radicata in una spiritualità intensa ma asciutta, capace di tessere un costante dialogo tra il Vangelo e la cultura». Chiarinelli, che prima del ministero episcopale ha svolto un lungo e fecondo servizio pastorale nella Fuci e nel Meic, «è stato un prete davvero amico dei laici». Uno di quei preti «che guidano con l’esempio prima che con la dottrina, che credono con la vita prima che con il catechismo, che ascoltano con il cuore prima di parlare con le labbra». «Siamo grati al Signore – conclude la presidenza del Meic – per la sua testimonianza di sacerdote e vescovo che ha tenuto stretta tra le mani la bussola del Concilio e ha onorato il Vangelo col cuore e con la mente».