Chiesa

Vescovi europei. Il lituano Grušas eletto nuovo presidente del Ccee

Mimmo Muolo domenica 26 settembre 2021

Il nuovo vertice del Ccee. Al centro il presidente Gintaras Linas Grušas, ai lati i vicepresidenti Jean-Claude Hollerich (sinistra) e Ladislav Német (destra)

È un presule lituano il nuovo presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). A succedere nell’incarico al cardinale Angelo Bagnasco, in carica dal 2016 fino a ieri, è infatti l’arcivescovo di Vilnius, Gintaras Linas Grušas, presidente della Conferenza episcopale del Paese baltico. Lo hanno eletto i membri dell’organismo continentale riuniti a Roma in assemblea plenaria. Monsignor Gintaras Linas Grušas ha 60 anni e sarà affiancato come da statuto da due nuovi vicepresidenti: il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo (e anche presidente della Comece) e il vescovo Ladislav Német, presidente della Conferenza episcopale internazionale dei Santi Cirillo e Metodio in Belgrado. Papa Francesco è stato subito informato dell’elezione e ha fatto gli auguri alla nuova presidenza, hanno riferito fonti del Ccee.

Significativa la scelta della terna che grazie alle provenienze geografiche copre le diverse sensibilità europee, sancisce una sorta di alternanza alla presidenza tra l’area mediterranea fino a ieri rappresentata dal cardinale Bagnasco e quella più nordica, istituisce un raccordo diretto con l’altro organismo episcopale europeo (la Comece, appunto, che riunisce i rappresentanti dei Paesi dell’Unione) e con l’arcivescovo serbo infine sottolinea anche una volontà ecumenica.

«Ci si salva insieme, e di questo messaggio l’Europa ha grande bisogno». Sono state in pratica le prime parole del nuovo presidente, che ha annunciato: «I primi due anni ci vedranno impegnati nel passaggio sinodale. Il Papa ci ha invitato ad entrare in questo processo non solo come chiese locali e chiese nazionali ma anche come Ccee». Gli stessi temi vengono ribaditi anche nel comunicato finale dei lavori, diffuso contemporaneamente alla notizia della nuova presidenza: «La storia europea è un intreccio armonico di peculiarità che hanno trovato sintesi e compimento nella persona di Cristo, Redentore del mondo. Quasi che Gerusalemme e Atene dovessero trovare il proprio approdo a Roma». Per questo al Vecchio Continente i vescovi europei lanciano un appello: «Nessuno tema il Vangelo di Gesù: esso ci parla dell’uomo e di Dio, garante della dignità umana, ricorda che nessuno è solo né deve esserlo, che i più deboli devono avere uno sguardo preferenziale. Ricorda che non esiste libertà senza l’altro, né progresso, poiché ognuno è un bene per tutti: persone, famiglie e Stati». «Il punto di sintesi di questo camminare insieme – si legge ancora nel testo – sta in ciascuno come desiderio e in Dio come Principio: Egli non è geloso della creatura umana, del suo desiderio di gioia e di infinito. Ne è piuttosto il principio e il destino».

I presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa dichiarano inoltre di aderire al cammino sinodale chiesto dal Papa a tutta la Chiesa. «Da subito – scrivono infatti nel comunicato finale – ci adoperiamo a organizzare una riflessione continentale e aspettiamo con fiducia di ascoltare cosa ci diranno i popoli europei. Quando si cammina insieme, quando si ha una meta comune, cresce la stima vicendevole, si sviluppa la pazienza, chi è più avanti incoraggia, misura il passo e non si impone». Di qui anche l’invito finale a camminare insieme. «Le nostre parole sono quelle della fede, e anche quelle della vera ragione: provengono dalla medesima fonte, la Parola del Padre, Cristo Signore. Dove c’è Lui non ci sono periferie dimenticate».

In sostanza i cardinali e i vescovi che compongono l’organismo continentale ribadiscono l’impegno, espresso anche venerdì da Bagnasco nell’indirizzo di saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella (letto dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti, data la positività al Covid dello stesso Bagnasco), a far sì che «l’Europa ritrovi sé stessa e il suo posto nella storia». Un’Europa rinnovata, dello Spirito», che però «non escluda la collaborazione leale e rispettosa per il bene integrale della società» con le Istituzioni.