Veglia Gmg. Papa Francesco: il mondo può cambiare solo se i giovani sono in cammino
(Siciliani)
“Cari giovani, non abbiate paura di dire sì a Gesù con tutto lo slancio del cuore, di rispondergli generosamente e di seguirlo!”: è il tweet lanciato oggi da Papa Francesco sul suo account @Pontifex in 9 lingue "in preparazione alla veglia del pomeriggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
A presiederla proprio Papa Francesco, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno si celebra a livello diocesano la Domenica della Palme. Quando Francesco è arrivato ha trovato ad attenderlo tantissimi ragazzi della diocesi del Lazio. Questo è il primo incontro del Papa con i giovani nel cammino di preparazione al Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2018 sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, e alla 34ma Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Panama nel 2019.
Il tema della Gmg del 2019 è “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”, la frase di Maria nel Magnificat. 2017. Da quest’anno, infatti, è la Vergine ad ispirare i temi di questa e delle prossime Giornate. Nel Messaggio per quella di quest’anno, Francesco esorta i ragazzi, sull’esempio di Maria, a non essere giovani-divano e a diventare strumenti per rendere migliore il mondo. In una parola, a essere protagonisti della propria storia, a decidere del proprio futuro. E in una società che tende a svalutare tutto quello che si eredita dal passato, come per esempio il matrimonio, la vita consacrata e il sacerdozio, bollandoli come forme superate, il Papa invita i giovani a non lasciarsi ingannare: per progettare meglio un futuro di felicità, serve aderire alla chiamata del Signore. Lo sguardo del Papa è infatti rivolto con decisione al prossimo Sinodo dei Vescovi del 2018, dedicato proprio a loro in relazione alla fede e al discernimento vocazionale.
Papa Francesco: il mondo può cambiare solo se i giovani sono in cammino
Accantonato il discorso preparato per l’occasione, il Santo Padre si è rivolto ai giovani ricordando che il mondo ha bisogno “che vadano di fretta, che non si stanchino di sentire che la vita gli offre una missione”: “Il mondo può cambiare soltanto se i giovani sono in cammino!”. Purtroppo, ha aggiunto il Papa, “i giovani oggi spesso sono materiale di scarto” e “questo non possiamo tollerarlo”. “La Chiesa ha bisogno di più primavera, e la primavera è la stagione dei giovani”, ha sottolineato Francesco: “Ai giovani la Chiesa chiede una missione, tornare indietro e parlare con i nonni”. Infine, il saluto ai presenti: “Non so se alla Gmg di Panama ci sarò io, ma ci sarà il Papa”.
L'incontro è stato anche segnato da due testimonianze
Suor Marialisa: ho sentito che davvero c'è un Dio che ama
“Sono contenta di essere una donna consacrata di questo tempo”. Lo ha affermato questo pomeriggio suor Marialisa, una trentenne francescana alcantarina, aprendo la sua testimonianza nel corso della Veglia di preghiera. “Mai avrei pensato di diventare suora, di indossare un abito per tutta la vita”, ha raccontato suor Marialisa, anche perché “dopo la cresima ho scelto di non andare più in chiesa” e “quelli che frequentavano la chiesa mi sembravano persone noiose, statiche, prive di interessi. Io cercavo qualcosa di diverso e lo cercavo ovunque”. Ripercorrendo la sua vita, suor Marialisa ha ricordato che, dopo un’esperienza in parrocchia, “ho sentito che davvero c’era un Dio che mi amava per quella che ero, così com’ero” e “ho capito che la vocazione non è altro che una chiamata ad amare in modo radicale”. “Senza dei punti di riferimento e delle relazioni dove sperimentarlo non l’avrei mai capito”, ha aggiunto, e rammentando la missione in diocesi con frati e suore ha raccontato che “ho chiesto al Signore di poter essere felice anch’io come loro, per la prima volta gli ho detto che non volevo morire nuova di zecca, ma consumata per qualcosa di grande”. “A farmi arrendere ci ha pensato un’esperienza vissuta in Albania con le mie suore”, ammette. Poi la decisione di entrare in convento ad Assisi e la professione nel 2013. “Chiedo che anche il mio grembo che agli occhi del mondo è sterile, possa in Lui essere spazio per una generatività più feconda, che non è contro natura, ma è oltre nell’Infinito di Dio”, ha concluso.
Il giovane: non ho più paura del futuro e della vita
“Non ho più paura del futuro e di quello che la vita mi riserva”. Così Pompeo Barbieri ha concluso la sua testimonianza. Pompeo, originario di San Giuliano di Puglia, ha ripercorso la sua vita partendo dal 31 ottobre 2002 quando, in una normale mattina a scuola, “alle 11.33 una scossa violentissima di terremoto ha fatto tremare tutto”. “La classe ci è crollata addosso. In un attimo siamo stati sepolti da un cumulo di macerie”, ha ricordato Pompeo, ripensando ai vigili del fuoco che “mi hanno trascinato fuori e mi sono risvegliato in ospedale. Sono stato in pericolo di vita per tre mesi”. “Solo dopo – ha proseguito – i miei genitori mi hanno raccontato che la maestra e 27 compagni erano morti sotto quel crollo”, tra loro anche il cugino di Pompeo. “Io ero vivo, mentre loro non c’erano più… perché?”, si è chiesto. Lo sconforto, la voglia di reagire, la consapevolezza “che dovevo vivere anche per chi non poteva più farlo”. “Così, anche quando mi hanno detto che non avrei più camminato, ho affrontato la cosa con più coraggio”, ha aggiunto Pompeo, ammettendo che “ero diventato più forte e mi sentivo inattaccabile”. A 18 anni, invece, un problema lo costringe ad entrare in dialisi: “Mi sono sentito perso e ho pensato che non era giusto”. “Anche quella volta sono stato fortunato perché mio padre mi donò il suo rene”, ha raccontato Pompeo, rivelando che “non cambierei quasi nulla della mia vita e di quella tragedia, vorrei solo che i miei amici fossero qui, solo questo”. “Questa sedia a rotelle mi ha insegnato a vedere la bellezza nelle piccole cose e mi ricorda ogni giorno la fortuna che ho”, ha confidato, confessando che “ho un sogno: partecipare alle paralimpiadi”.