Vaticano. Aiuti e protezione: la missione della Chiesa a fianco degli sfollati interni
Bambini sfollati a causa di un ciclone in Zimbabwe nel 2019
Nel mondo ci sono 50 milioni di sfollati interni, migranti da una parte all'altra del loro stesso Paese a causa di guerre o calamità. Vivono in condizioni precarie ma non possono godere dello status di rifugiato e della protezione internazionale. Guarda a loro il nuovo documento della Santa Sede messo a punto dalla Sezione migranti del Dicastero dello Sviluppo umano integrale, e approvato dal Pontefice, che chiede alle chiese locali di operare affinché anche per loro valgano i "quattro verbi usati da Papa Francesco per i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare".
Si tratta degli "Orientamenti pastorali sugli sfollati interni" offerti a tutte le diocesi e le organizzazioni cattoliche del mondo. Articolato in 122 linee guida raccolte in un volumetto di 57 pagine pubblicato in più lingue, il nuovo documento è stato presentato oggi in una conferenza stampa in streaming dalla Sala Marconi della Radiovaticana. Vi hanno partecipato il cardinale gesuita Michael Czerny e lo scalabriniano padre Fabio Baggio, sotto-segretari della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Con loro Amaya Valcárcel, Coordinatrice Internazionale di advocacy presso il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) di Roma.
"La responsabilità primaria per la loro protezione resta in capo - sottolinea il documento vaticano - alle autorità nazionali, che sono a volte restie o non in grado di far fronte alle loro esigenze di tutela". Pertanto "è di cruciale importanza che la comunità internazionale cerchi forme costruttive di rafforzamento e supporto a suddetta responsabilità, pur nel rispetto della sovranità nazionale".
"Il forte interesse della comunità internazionale nella migrazione forzata attraverso le frontiere internazionali ha, talvolta, distolto l'attenzione da chi è costretto a migrare senza, tuttavia, lasciare il proprio paese - si sottolinea -, aumentando così la vulnerabilità degli sfollati interni e il loro bisogno di tutela dei diritti umani e di assistenza umanitaria". Non solo. "Un elevato numero di sfollati interni è spesso intrappolato in situazioni disperate, nel mezzo di combattimenti o in aree remote e inaccessibili, isolati da aiuti o soccorsi in caso di emergenza" e "anche se essi sono spesso costretti a fuggire allo stesso modo e per le medesime ragioni dei rifugiati, gli sfollati non rientrano nel sistema di protezione internazionale previsto dal diritto internazionale dei rifugiati".
Di qui il richiamo della Santa Sede affinché questi 'migranti' abbiano aiuti e protezione e si eviti che siano dimenticati dal loro Stato e dalla comunità internazionale.
Nel suo intervento il cardinale Czerny ha rimarcato come "in questo periodo di pandemia, il virus non distingue tra coloro che sono importanti e quelli che sono invisibili, quelli che sono stabili e quelli che sono sfollati: tutti sono vulnerabili, e ogni infezione è un pericolo per tutti". E’ necessario che "oggi oltre 50 milioni di sfollati interni siano riconosciuti e sostenuti - ha aggiunto -, promossi e reintegrati, in modo che possano svolgere un ruolo attivo e costruttivo nel loro Paese anche se imponenti cause, sia naturali che umane e ingiuste, li hanno costretti a fuggire da casa e rifugiarsi da qualche altra parte". Infatti nel mondo post-Covid-19 che sta emergendo, il loro contributo sarà molto necessario". Il porporato ha annunciato che “a breve” ci sarà anche un documento sui migranti climatici, un “capitolo nuovo e sempre crescente” non incluso nella pubblicazione odierna.
Padre Baggio da parte sua ha auspicato che la pandemia in corso non oscuri il tema dei migranti. Per il religioso veneto l’emergenza sanitaria ha dato "un maggiore tempo per la riflessione delle grandi questioni dell’umanità ma rischia di oscurare le questioni sempre presenti come quella legata ai migranti", che "non possono essere dimenticati perché c’è un’altra emergenza". "Anche questa crisi ci ha dato una luce, una guida, in Papa Francesco che ci dice che non possiamo dimenticare" i più fragili, ha aggiunto padre Baggio. Infatti "quando raccoglieremo i cocci" di questa crisi legata al Convid-19 "non possiamo dimenticare le emergenze che c’erano prima e che ci saranno dopo".
Tra le linee guida degli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Interni c'è l'inficazione a sensibilizzare i mezzi di informazione e opinione pubblica. Per far fronte a questa sfida, la Chiesa è chiamata a “incoraggiare i mezzi di informazione e la società in senso più ampio, nonché i governi, a sensibilizzare l’opinione pubblica”.
Altra indicazione è quella di sollecitare normative trasparenti. In questa chiave sarà fondamentale “raccomandare mandati e normative trasparenti per la protezione degli IDP (internally displaced person, sfollati interni), a livello locale, nazionale e internazionale e richiedere alla comunità internazionale di impegnarsi in maniera efficace per aumentare la tutela degli sfollati interni in tutto il mondo, monitorando l’implementazione degli strumenti internazionali già esistenti e intervenendo concretamente lì dove gli stati non sono in grado o non vogliono proteggerli, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà”.
Negli Orientamenti poi si denuncia la tratta di esseri umani che colpisce gli sfollati interni, la loro presenza nelle aree urbane e nei campi profughi e richiama alla protezione degli operatori umanitari. E tra le cause di sfollamento vengono segnalati i “conflitti etnici e tribali” e per far fronte a questa sfida, la Chiesa è chiamata ad “adoperarsi per la riconciliazione, l’accettazione reciproca e il rispetto tra gruppi etnici o tribù, promuovendo una guarigione della memoria, il riapprendimento del corretto comunicare e l’adozione di uno stile di vita non violento”.
Altro passaggio importante degli Orientamenti è quello che riguarda l’inclusione economica che dovrà passare anche attraverso il potenziamento della raccolta fondi delle Chiese locali, così da avere accesso alle risorse finanziarie che sono messe a disposizione, sia a livello internazionale che nazionale, alla organizzazione della società civile coinvolte nell’assistenza degli sfollati interni.
Il documento auspica, infine, un lavoro congiunto e un coordinamento tra gli attori cattolici, nonché una cooperazione ecumenica e interreligiosa.
Il documento invita a "riflettere sulle reazioni negative di principio, a volte anche discriminatorie e xenofobe, che l’accoglienza dei migranti sta suscitando in Paesi di antica tradizione cristiana, per proporre itinerari di formazione delle coscienze".
Per il documento poi "i campi profughi, strutture necessarie benché non ideali di prima accoglienza, dovrebbero essere situati in località il più possibile lontane da conflitti e sicure da eventuali attacchi". Ed è necessario "richiedere disposizioni più rigorose in materia di sicurezza all’interno dei campi per sfollati interni e condizioni che incoraggino i loro abitanti a diventare protagonisti nel sollevare la questione della propria sicurezza personale e di quella dei loro consimili". Senza dimenticare che le persone che vi risiedono "devono anche essere protette dalle varie forme di violenza morale e fisica". Perché "la promozione e il rispetto dei diritti umani dei migranti e della loro dignità garantisce che i diritti e la dignità di tutti nella società siano totalmente rispettati".