Giovedì Santo. Il cappellano: il Papa in carcere, per i miei ragazzi un raggio di sole
Il Papa lava i piedi ai giovani detenuti a Casal del Marmo, 10 anni fa
Tutto pronto. Compresa l’adrenalina che aumenta con il passare delle ore. «L’attesa dei ragazzi e di tutti noi è ai livelli massimi», dice don Nicolò Ceccolini, classe 1987, dal 2017 cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, dove questa sera il Papa farà la lavanda dei piedi durante la Messa in Coena Domini. Dodici giovani, dieci maschi e due femmine. Uno dei ragazzi è di religione islamica. «Hanno accettato tutti prontamente e con gioia, anche al di là delle mie aspettative - ricorda il sacerdote, che fa parte della Fraternità di San Carlo –. E da quando si è diffusa la notizia, qui a Casal del Marmo si respira un’atmosfera particolare».
Don Nicolò, che cosa è cambiato rispetto a dieci anni fa, quando il Papa venne per la prima volta il Giovedì del Santo in questo carcere?
Sono cambiati i ragazzi, ovviamente. Io c’ero, perché allora ero diacono e vissi la preparazione e la celebrazione al fianco del cappellano di allora, padre Gaetano Greco, terziario cappuccino dell’Addolorata, che oggi sta a San Giovanni Rotondo. Mi sembra di poter dire che non è cambiato l’entusiasmo, la fibrillazione in attesa del Papa. Perché anche chi non è cristiano si rende conto dell’importanza del Papa e tutti sono colpiti dal fatto che una persona così importante dedichi il suo tempo a visitarli.
Ci può riferire qualche commento ascoltato tra i ragazzi e le ragazze nei giorni scorsi?
Uno in particolare mi ha confidato che questa presenza del Papa significa che nella vita tutto è possibile, che c’è davanti tutta la vita per riparare agli errori fatti e che questa vita è bella, anche se si sono smarriti. Un altro mi ha detto che si è sentito valorizzato per quello che è. Due testimonianze semplici e toccanti, al tempo stesso, che probabilmente rifluiranno anche nel messaggio dei ragazzi al Papa, prima della Messa. Proviamo a metterci nella prospettiva di chi, alla loro età (sono tutti minorenni), fa l’esperienza del carcere. La vicinanza del Papa è come un raggio di sole, un messaggio di incoraggiamento e un segno di attenzione verso chi, dopo aver sbagliato (a volte anche per colpa di altri), è ora alla ricerca di un senso della vita e di figure di adulti affidabili e di riferimento.
Chi sono i ragazzi e le ragazze di Casal del Marmo?
Attualmente abbiamo una cinquantina di minori, maschi e femmine. Italiani, arabi, rom. Una quindicina di loro sta facendo il Ramadan. Ma, lo ripeto, tutti hanno espresso gioia per questo incontro con il Papa.
Come vi siete preparati?
Io personalmente ho vissuto l’annuncio come un “dono immeritato”, ma da accogliere e valorizzare al massimo. Ho cercato di spiegare ai ragazzi il significato del gesto che il Papa verrà a compiere, ricordando che al tempo di Gesù la lavanda dei piedi era un servizio dell’ultimo dei servi. E che dunque Gesù compiendolo voleva dire che metteva tutta la sua vita a servizio degli altri, come ha dimostrato con la morte in croce. Lo stesso fa il Papa, si mette a disposizione di questi ragazzi e invita tutta la Chiesa a fare altrettanto. Tra l’altro mi piace sottolineare il momento particolare in cui tutto questo avviene.
E cioè?
Papa Francesco arriva da noi pochi giorni dopo essere stato dimesso dal Policlinico “Gemelli”. Mi piace vedere in questa circostanza l’incontro tra due fragilità, quella sua - di carattere fisico - e quella dei ragazzi, con i loro problemi esistenziali e le ferite che si portano dietro. Ma proprio in questo incontro di fragilità c’è un bellissimo messaggio di speranza.
Quale?
Il messaggio che non abbiamo bisogno di supereroi, ma di adulti che non si sottraggano ai loro doveri educativi. E questo messaggio è soprattutto per noi, che spesso di questo ruolo ci dimentichiamo. Vivendo con i ragazzi e le ragazze di Casal del Marmo, mi sto rendendo conto di quanto bisogno abbiamo di figure di riferimento, che li aiutino a superare i momenti difficili.
Com’è la giornata tipo dei ragazzi nel carcere?
Hanno la scuola al mattino. Alfabetizzazione, media e alberghiero. E poi ci sono i laboratori: falegnameria, lavorazione dei metalli, arti decorative, giardinaggio e anche parrucchiere. Questi ultimi in particolare riscuotono il loro interesse.
Avete preparato qualche dono per Papa Francesco?
Certamente. E molti hanno contribuito. Al Papa doneremo una croce francescana in legno, elaborata dai ragazzi del laboratorio di falegnameria. Al centro della croce è stata incastonata una colomba della pace lavorata da chi frequenta il laboratorio dei metalli. Il tutto messo dentro una scatola preparata dai ragazzi e le ragazze che frequentano il laboratorio di arti decorative. Ho seguito le fasi della preparazione e posso testimoniare con quanto amore ognuno di loro abbia lavorato. Papa Francesco è già nel cuore di questi ragazzi, indipendentemente dalla fede che professano.