Salvaguardia dei minori. Una task force contro gli abusi
Da sinistra: Lombardi, Bruni, Arrieta e Azzopardi
La Santa Sede ha istituito un gruppo di lavoro operativo, una “task force”, con la missione di assistere le Conferenze episcopali, gli Istituti religiosi e le Società di vita apostolica nella preparazione e nell’aggiornamento delle linee guida in materia di tutela dei minori. Papa Francesco al termine dell’Incontro “La protezione dei minori nella Chiesa”, svoltosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019 aveva annunciato l’intenzione di costituirlo. Ora, a distanza di un anno dal Summit, nel quale sono stati definiti i dettagli del progetto, il Pontefice ha disposto i passi concreti per la costituzione di questa task force.
In pratica quindi viene stabilito che la sovrintendenza al gruppo di lavoro è affidata all’arcivescovo Sostituto Edgar Peña Parra, insieme ai cardinali Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago, all’arcivescovo Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e Segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf), e al gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di Psicologia della Gregoriana e membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori.
Compito della task force sarà quello di assistere gli episcopati e gli ordini religiosi - su loro richiesta - nella preparazione e nell’aggiornamento delle linee guida in materia di tutela dei minori, in conformità con gli indirizzi emanati dalla Cdf, nonché con quanto stabilito dalla vigente legislazione canonica in materia di abusi e, in particolare, con il motu proprio “ Vos estis lux mundii” del 7 maggio 2019. Fermo restando che la preparazione delle linee guida rimarrà sempre nella competenza e sotto la responsabilità delle rispettive Conferenze episcopali e delle congregazioni religiose. Il gruppo di lavoro, specifica una nota della Sala Stampa vaticana, avrà una durata di due anni, a partire dal 24 febbraio 2020.
Esso è composto da un coordinatore, Andrew Azzopardi, responsabile della Safeguarding Commission per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Chiesa maltese, e da alcuni esperti in diritto canonico di diverse nazionalità. Il Coordinatore riferirà trimestralmente sulle attività svolte dalla task force al Sostituto, mentre le attività del gruppo di lavoro sono sostenute da un apposito fondo costituito da benefattori e le domande di richiesta di assistenza potranno pervenire all’apposito indirizzo e-mail (taskforce@org.va).
Ieri in Sala Stampa vaticana si è svolto un meeting point per presentare la task force. Presenti il coordinatore Azzopardi, padre Federico Lombardi, moderatore del Summit sugli abusi di un anno fa e il vescovo Juan Ignacio Arrieta, segretario del pontificio Consiglio per i testi legislativi. Per padre Lombardi l’istituzione della task force è «un primo passo per mettere in moto un processo di aiuto alle Chiese che vogliono preparare o aggiornare le loro Linee guida, e possono contare su persone competenti che le aiutino».
«Solo alcune decine, nel mondo, le Conferenze episcopali che non hanno ancora elaborato le Linee guida sugli abusi », ha precisato il gesuita, spiegando che «si tratta di pochissime eccezioni, alcune delle quali comprensibili perché provengono da Paesi che si trovano in situazioni di guerra o di povertà estrema, o che non hanno casi urgenti o impellenti ». Padre Lombardi ha anche annunciato l’«imminente» pubblicazione del “vademecum” annunciato alla fine del Summit del 2019: sarà uno strumento, curato dalla Cdf, agile a disposizione dei vescovi che tiene conto anche delle «grosse novità» in materia di disposizioni sulla lotta agli abusi intervenute proprio in questo ultimo anno.
La «più importante » delle quali è il motu proprio “Vos estis lux mundi”, che, tra l’altro, prevede l’obbligo di denuncia nelle cause canoniche, lo “sportello” per accogliere le denunce in tutte le diocesi, e norme stringenti sulla “accountability” (responsabilità) dei vescovi e dei superiori religiosi. Quanto all’obbligo di denuncia alle autorità civili, padre Lombardi, sollecitato dalle domande dei giornalisti, ha ricordato che «non c’è una linea generale: si seguono le leggi dei rispettivi Paesi». «Sarebbe un abuso di potere che la Chiesa debba dire: 'si deve fare così”», ha puntualizzato. Infatti «sono le rispettive Conferenze episcopali che devono tener conto di quale sia il loro rapporto con le autorità civili. Non c’è una norma generale».