Chiesa

Intervista. Martinez: «Una nuova cultura della Pentecoste»

Francesco Ognibene mercoledì 6 luglio 2016
Non sono i soli destinatari, ma certo ai movimenti ecclesiali la Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica «Iuvenescit Ecclesia» (VAI AL TESTO)sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa, pubblicata il 14 giugno dalla Congregazione per la dottrina della fede, parla in modo immediato e diretto. Offrendo, insieme, una mappa di riferimento precisa e certa e un richiamo costante a ciò che li radica nel servizio alla missione della Chiesa. Temi che stanno molto a cuore a Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, come ad altri leader di aggregazioni laicali che Avvenire incontrerà su questo stesso tema nei prossimi giorni. Come ha accolto il Rinnovamento questo documento vaticano? Con gratitudine per il rilancio di quella 'teologia dei carismi' che certamente rimane ancora la 'cenerentola' della formazione dottrinale di presbiteri e laici. La Lettera riafferma la collocazione pastorale delle nuove aggregazioni ecclesiali, proprio a partire dalla relazione tra doni gerarchici e doni carismatici. La nostra sensibilità sugli argomenti trattati ci permette di cogliere piena continuità con il magistero post-conciliare. Che intento legge nel documento?   La Congregazione esplicita la volontà insistente di papa Francesco di proporre una nuova 'cultura della Pentecoste', che abbia proprio nel riconoscimento e nella valorizzazione dei numerosi carismi una grande risorsa di rinnovamento per la Chiesa e per l’urgente conversione pastorale in chiave missionaria. San Giovanni Paolo II considerava i movimenti e le nuove comunità 'una risposta provvidenziale dello Spirito Santo alle necessità della Chiesa e del mondo' alla fine del secondo millennio. Papa Francesco insiste proponendo una 'visione armonica e riconciliata' del loro esistere e operare, specie in un tempo in cui la vita spirituale langue. Oggi, più che in passato, va ribadito il fecondo rapporto tra istituzione e carismi, al di sopra di ogni orgoglio autoreferenziale, di ogni distinzione esasperante, di ogni mortificazione della fraternità e della comunione nella diversità. Cosa l’ha più colpita leggendo la Lettera? Il tentativo di superare quella pericolosa divaricazione, da alcuni ancora invocata, tra cattolicesimo 'sociologico' e cattolicesimo 'pneumatologico', e dunque tra una Chiesa 'dell’istituzione' e una Chiesa 'della carità'. Contrapporli o giustapporli, insegna ogni giorno papa Francesco, sarebbe imprigionare lo Spirito nella vita dei fedeli, del popolo di Dio, della Chiesa. La 'coessenzialità' tra doni gerarchici e doni carismatici nella struttura e nel mistero della Chiesa, più volte ribadite da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, trovano oggi nel ministero di papa Francesco un rilancio della loro dimensione 'missionaria', così che l’orizzonte carismatico s’inscriva dentro il ritmo sacramentale, extra-liturgico della Chiesa, a partire dalla Chiesa particolare verso la Chiesa universale. Il documento parla ampiamente dei carismi, un tema a voi particolarmente caro... Sì, con un buon corredo biblico e dottrinale volto a riaffermare la nozione di 'bene comune' che è insita in tutti i carismi: seppure dati alle singole persone, devono sempre generare una vita nuova, e dunque si tratta di novità salutari e contagiose per il popolo di Dio, per la gente comune e per quanti sono lontani dalla fede. Il Dna dei carismi è sempre ecclesiale e sociale insieme, comunitario e mai individualistico. Dunque sono volti al 'bene comune' perché giudicano, fecondano, rinnovano, costruiscono la storia. 'Carismatici' si è nella vita più che nelle preghiere o nelle buone intenzioni. Se di questo tutti ci dessimo ragione vedremmo risorgere una nuova stagione partecipativa e collaborativa, capace di vincere le tante crisi del nostro tempo. Nessuno più e me- glio del cristianesimo sa generare soluzioni profetiche che rivoluzionano la storia: i carismi, con le loro pedagogie, ne sono un’efficace espressione. Ha suscitato particolare interesse l’elencazione, al paragrafo 18, di ben 8 «criteri per il discernimento dei doni carismatici». Come li valuta?È l’aggiornamento dei criteri fin qui vigenti, posti a discernimento dell’autenticità dei doni carismatici. Si vuole ancora favorire la giusta 'maturità' dei movimenti in ordine alla loro testimonianza nella Chiesa e per la Chiesa nel mondo. Ne discende una più adeguata intelligenza dei carismi, in un mutato contesto storico nel quale i doni dello Spirito si trovano a interagire. Dirimente è l’invito fatto ai ministri ordinati a non disdegnare la partecipazione alla vita di una realtà carismatica, da cui potranno trarre forza e aiuto umano e spirituale, nel rispetto delle peculiarità di ogni singola aggregazione». Come va vissuta a suo avviso la 'varietà dei carismi' nella Chiesa, e in particolare nei rapporti tra movimenti? Con umiltà: i doni vengono da Dio e nessuno può ergersi a padrone; poi con apertura di cuore: dietro ogni carisma c’è un destino d’amore, e nessuno può fare a meno del fratello; e ancora, con responsabilità: i carismi sono dati per l’edificazione della Chiesa e non per la soddisfazione di alcuni, perché tutta la Chiesa sia carismatica e capace di comunicare Cristo a tutti gli uomini nella forza dello Spirito Santo. Su quali criteri sono impostati i rapporti tra Rinnovamento e le parrocchie in cui è presente? Il Rinnovamento nello Spirito, per definizione e tradizione, non è un movimento parrocchiale ma inter-parrocchiale. Sottolinea la nozione di popolo di Dio che all’interno della Chiesa locale si pone come principio di animazione, di formazione, di evangelizzazione, mediante la testimonianza di gruppi e comunità. Tutti vi possono vitalmente aderire, contribuendo a rendere più feconda e missionaria la vita della parrocchia proprio attraverso la riscoperta dei doni carismatici dei singoli fedeli. Qual è oggi la proposta di RnS a chi incontra la sua esperienza ecclesiale? Una proposta evangelica semplice e diretta, kerigmatica e carismatica insieme; di forte impatto comunitario a partire dalla preghiera, che guarda in special modo ai giovani, alle famiglie, ai sacerdoti, alla formazione di animatori capaci di usare il duplice linguaggio del primato di Dio nell’adorazione e del primato dell’uomo nel servizio. Come verrà vissuta la Lettera dal Rinnovamento nello Spirito? Sarà opportunamente approfondita nelle nostre 28 Scuole di formazione nazionali e interregionali, per continuare il cammino intrapreso in comunione con i pastori della Chiesa. Potenzieremo le diverse Scuole di vita carismatica, dedicate rispettivamente ai giovani, ai sacerdoti, agli animatori. Perché il RnS sia ancora più nella Chiesa un’avanguardia docile allo Spirito.