Errori «di traduzione, non di dottrina ». Altri ne sono già stati rilevati, per esempio nell’edizione francese, e forse «altri verranno fuori». Un po’ com’è accaduto all’inizio degli anni Novanta col Catechismo della Chiesa Cattolica. Per questo, analogamente ad allora, in seno alla Congregazione per la dottrina della fede si è deciso di costituire un gruppo di studio che esaminerà le osservazioni che gli perverranno, provvedendo dove necessario a correzioni delle diverse traduzioni. Lo ha detto il cardinale Christoph Schönborn rispondendo, ieri mattina, alle domande dei giornalisti su errori già rilevati che, in alcuni articoli pubblicati sui giornali di ieri, avrebbero per esempio portato al «ritiro» dell’edizione italiana già stampata. Il porporato, in proposito, ha precisato che ci sono stati problemi in alcune traduzioni dal tedesco, come appunto nel caso dell’edizione italiana. In particolare, ha detto, è stata già disposta una errata corrige laddove alla domanda n. 420, dove si parla di «metodi anticoncezionali», mentre invece si intende «metodi naturali di regolazione della fertilità». Un altro problema, per esempio, ha riguardato l’edizione francese sul punto circa il valore delle altre religioni: «In quel caso – ha aggiunto Schönborn – l’editore ha deciso di procedere alla correzione e quindi ci sarà un ritardo nella pubblicazione. Nel tedesco e nell’inglese – ha aggiunto – non abbiamo invece trovato errori di traduzione o di stampa, ma è possibile che ce ne siano». In ogni caso, «non abbiamo trovato errori di dottrina». Lo stesso, sempre restando alla versione italiana, vale per la domanda n. 382, relativa all’eutanasia, dove la frase « chi aiuta a morire una persona nel senso dell’eutanasia attiva viola il quinto comandamento; chi invece aiuta una persona durante la morte nel senso di un’eutanasia passiva obbedisce al comandamento dell’amore per il prossimo » potrebbe rischiare di ingenerare equivoci. In questo caso non si prevede una errata corrige in quanto, ha detto Schönborn rispondendo ai giornalisti, come afferma proprio Youcat, «c’è confusione nella terminologia su questo tema, ma la questione dirimente è propriamente se si uccide o se si lascia morire la persona». In sostanza, per il cardinale austriaco, «far morire attivamente è eutanasia, lasciare la natura andare avanti non è eutanasia. In tedesco è chiaro il senso, in italiano forse lo è meno». In particolare monsignor Rino Fisichella, presidente del dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione, ha chiarito che, in questo caso, l’espressione tedesca è inequivocabile – «accettare l’inevitabilità della morte» – , ammettendo che nella traduzione questo accento è andato un po’ perso. In ogni caso, ha aggiunto, sono gli stessi «termini eutanasia 'attiva' e 'passiva'» che «creano confusione», tanto è vero che oggi «si tende a non usarli più». Ma, ha aggiunto, «la dottrina della Chiesa in merito è chiarissima ed è quella riportata».