Parla padre Rupnik. Una buona predica? Può passare anche dal cellulare
Un’app per cellulari e tablet che offre approfondimenti sulla Parola di Dio così da arrivare più preparati ed essere più efficaci nell’annuncio del Vangelo durante le Messe domenicali. È l’intento di “Clerus App”, applicazione lanciata ufficialmente il 30 dicembre scorso dalla Congregazione per il clero, in collaborazione con la Segreteria per la comunicazione. Ogni settimana, generalmente il giovedì, vengono messi in Rete suggerimenti per quanti desiderano meditare la Parola di Dio della liturgia domenicale.
Lo strumento vuole anche aiutare nella preparazione delle riflessioni domenicali, in particolare i sacerdoti e i parroci. Da circa un anno e mezzo il gesuita sloveno e artista – fu lui a realizzare i mosaici voluti da san Giovanni Paolo II nella cappella papale Redemptoris Mater – Marko Ivan Rupnik è incaricato di predisporre le omelie online. «Non ho nessuna competenza tecnica su questa App – tiene a precisare sorridendo il gesuita, profondo conoscitore della spiritualità ma anche dell’arte delle Chiese cristiane d’Oriente –. Il mio contributo è quello di offrire ogni sette giorni, grazie anche alla mia conoscenza dei testi patristici e di letteratura spirituale, uno spunto e un “piccolo” contributo per aiutare i parroci spesso oberati di lavoro a preparare le omelie.
Omelie che non devono essere esegesi o Lectio divina e devono essere adeguate alle comunità di cui però solo i sacerdoti conoscono i contesti e la vita di fede». Un’applicazione – è l’auspicio del religioso, classe 1954 che guida a Roma il Centro di arte spirituale Aletti non distante dalla Basilica di Santa Maria Maggiore – che serve «lo spero ad andare all’osso della messaggio cristiano. La Parola di Dio in fondo non parla “per aria” ma trova sempre le sue coordinate nella Liturgia del giorno e nella teologia che parla sempre all’uomo contemporaneo». L’App è gratuita e include la lettura vocale del testo, l’aggiunta di note, la possibilità di scaricare e archiviare le omelie off-line. Si può inoltre condividere il contenuto delle omelie sui social network.
L’applicazione è disponibile sia per Android, sia per i dispositivi Apple. «Credo che il suggerimento che ci arriva da questo nuovo strumento – afferma il gesuita – è quello di invitare a proporre ai fedeli omelie brevi ed efficaci e mai da presentarsi come una lezione o peggio ancora una conferenza proprio come ci indica Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium ». E sottolinea un particolare: «Mi viene spesso in mente in riferimento al rischio di omelie troppo lunghe, spesso noiose e a volte estemporeanee, ciò da cui ironicamente metteva in guardia il mio antico maestro di vita spirituale, il teologo e cardinale Tomáš Špidlík: “Il motivo per cui la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia è per invitarci a credere nonostante ciò che abbiamo ascoltato...”.
Dobbiamo proprio evitare questo pericolo quando predichiamo ». Un buon omileta – a giudizio del teologo mosaicista – per «essere un testimone credibile del Vangelo » deve porre al centro «una Parola incarnata in Cristo che proprio attraverso la celebrazione del Sacramento dell’Eucaristia si fa cibo per tutti». Qualche suggerimento per essere un buon predicatore? «Certamente un modello ci viene ispirato dal “metodo” degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio dove al centro vi è sempre una Parola che entra nella scene di vita corrente di ogni credente ». Un altro esempio? «Indubbiamente un riferimento a mio giudizio straordinario ci proviene proprio dal magistero ordinario di papa Francesco che durante le Messe mattutine a Casa Santa Marta ci indica la traccia di un Vangelo vivo che parla alla gente.
E proprio queste celebrazioni quotidiane ci fanno rivivere come nei tempi antichi questa verità: i teologi erano anche pastori. E come si si manifestava la loro teologia? Nello stile spirituale di governo della Chiesa e nella loro alta qualità omiletica». Un’App dunque che può rappresentare uno supporto per meditare sulla Scrittura su cui bisogna «imparare a sostare». «L’omelia in fondo è sbriciolare la Parola di Dio per entrare nel contesto vivo della mentalità cristiana delle nostre comunità. Questo è il segreto più intimo per essere un buon omileta».