Anche per il turismo è l’ora di una «sobrietà gioiosa», che nasca dalla riscoperta di un stile di vita sostenibile capace di trasformare il viaggio e la vacanza in «un’arricchente occasione d’incontro e di scambio». Solo così, secondo monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, il concetto di «sostenibilità energetica» potrà entrare a far parte della dimensione festiva e vacanziera. E proprio «Turismo e sostenibilità energetica: propulsori di sviluppo sostenibile» è proprio il tema della 33ª Giornata mondiale del turismo che si celebra oggi. Un’iniziativa promossa dall’Organizzazione mondiale del turismo, cui anche quest’anno la Santa Sede ha aderito: per l’occasione, infatti, è stato diffuso un messaggio del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti.
Monsignor Lusek, nell’attuale contesto di grande crisi, che tono assume il richiamo a conciliare turismo e sostenibilità energetica? È un richiamo che ben si colloca nel contesto attuale di crisi perché pone in primo piano il senso del limite. Il messaggio del Pontificio Consiglio, infatti, ci ricorda che ogni sviluppo, anche nel turismo, deve fare i conti con alcuni limiti precisi per essere davvero sostenibile. Ogni crescita, ci viene ricordato, deve essere al servizio dell’essere umano e del bene comune. Questo richiamo al fondamento etico anche dell’esperienza turistica ci fa capire che ora è il momento di riscoprire la 'sobrietà gioiosa' anche nella gestione del tempo libero. Questo può avvenire solo recuperando uno stile di vita che tenga conto del bisogno di costruire un mondo più giusto, dove le risorse siano salvaguardate e accessibili a tutti.
Come è possibile raggiungere questi obiettivi? Prima di tutto attraverso itinerari educativi che portino a riscoprire alcuni atteggiamenti fondamentali basati sulla consapevolezza delle conseguenze delle nostre scelte oltre che sul rispetto dell’ambiente, dei luoghi che sono mete turistiche e delle persone che s’incontrano in viaggio. Questo significa coltivare anche nella vita 'feriale' la visione del territorio come dimora, casa, spazio d’incontro, terreno da cui si alimentano le proprie radici e non solo come oggetto di sfruttamento. Significa riscoprire quella «lentezza » che diventa preziosa per riportare il turismo a una dimensione umana, capace di gustare l’incontro con popoli e territori diversi. La Giornata di oggi è di certo un’occasione di riflessione ma deve essere anche momento privilegiato per proporre pratiche concrete. Quest’anno ad esempio l’invito pratico è a sostenere iniziative che siano energeticamente efficienti. Un tema sul quale la Chiesa ha un compito di responsabilità.
Quali le principali scelte pastorali in quest’ottica? Noi abbiamo indicato due principali «vie»: la prima è quella della bellezza, con la riscoperta dell’enorme patrimonio artistico religioso, testimone della vita di fede e della storia del nostro popolo. La seconda è quella della «minorità», con la promozione dei circuiti meno conosciuti, quelli dove le logiche di mercato non la fanno da padrone e quindi dove il turismo è ancora un’esperienza «umanizzante» di crescita personale. Da qui, ad esempio, la scelta delle Molise e di Campobasso come sede degli eventi nazionali.