Coronavirus: la fede. Un Rosario dai confini allargati
L’arcivescovo Cacucci
Sarà una preghiera per «allargare i confini della cattolicità». E dunque non solo per l’Italia, ma per tutto il Mediterraneo e per i poveri del sud del mondo e del Medio Oriente. Così l’arcivescovo di Bari–Bitonto, Francesco Cacucci, presenta la tappa barese del Rosario per l’Italia che egli stesso presiederà questa sera alle 21 nella cripta della Basilica di San Nicola. L’iniziativa, promossa come nelle precedenti occasioni dai media della Cei d’intesa con la segreteria generale della Cei, verrà trasmessa da Tv2000 e InBlu radio e potrà essere seguita anche tramite i siti web delle singole testate, compreso Avvenire.
Monsignor Cacucci, possiamo dire che sarà un Rosario in qualche modo anche “ecumenico”?
La tappa di Bari, presso la tomba di san Nicola, richiama il popolo di Dio a pregare Maria, allargando i confini della cattolicità. Qui si è svolto il 7 luglio 2018 l’incontro ecumenico voluto dal Papa con i capi delle Chiese cristiane per invocare la pace in Medio Oriente. Sulla scia di quel momento, cattolici, ortodossi ed evangelici sono più vicini. E oggi siamo uniti anche dalla sofferenza comune. Il nome stesso di san Nicola richiama l’unità. Quando Francesco è tornato nel febbraio scorso, proprio nella Basilica ha definito Bari “capitale dell’unità della Chiesa”. E allora vorremmo rivolgerci a Maria con un cuore solo, affinché interceda presso il Figlio suo, presso il Padre e con il sostegno dello Spirito Santo, per il superamento di questo momento di emergenza. E vorremmo abbracciare in questa preghiera anche i nostri fratelli cristiani di altre confessioni.
Lei ha richiamato le due recenti visite del Papa a Bari. Pensando all’incontro delle Chiese del Mediterraneo, possiamo dire che questo Rosario sarà fatto anche per elevare il grido dei poveri, dalle diverse sponde?
Effettivamente è così, anche perché questa pandemia richiama il fenomeno della glo- balizzazione, che vorremmo fosse estesa alla carità e alla fede. E così come abbiamo vissuto i due incontri del 2018 e di febbraio, desideriamo che questa preghiera si allarghi a quel grande lago di Tiberiade che è il Mediterraneo nella definizione di Giorgio La Pira, e a tutto il mondo. San Nicola è santo universale, perciò il tono di questa preghiera sarà universale, cattolica. Questo è il nome cristiano della globalizzazione.
Come ha vissuto Bari il lockdown? Abbiamo visto spesso il sindaco Decaro richiamare all’ordine i suoi concittadini.
Devo riconoscere che dopo un primo momento di smarrimento, il comportamento dei baresi e di tutti gli abitanti della diocesi è stato segnato da una grande esemplarità. E a livello ecclesiale c’è stata una disponibilità ad attuare forme diverse di evangelizzazione attraverso i social, riscoprendo la sacramentalità della Parola. I sacerdoti si sono dimostrati all’altezza. Quindi credo che questa esperienza segnerà positivamente anche in seguito il cammino di evangelizzazione delle nostre Chiese.
Quali iniziative ha messo in campo la Chiesa barese per venire incontro alle necessità dei più bisognosi?
C’è stata una vera e propria gara di carità. Proprio tre giorni fa ho dato mandato che tutto ciò che è stato finora raccolto dalla Caritas diocesana grazie alla generosità di tanti persone di buona volontà – oltre centomila euro – sia destinato a sostenere coloro che si trovano in maggiore difficoltà. In precedenza abbiamo donato all’ospedale “Miulli” alcune attrezzature mediche e aiutato una casa di riposo. Le parrocchie poi seguono giorno per giorno le necessità del territorio. Questo aspetto caritativo è evidentemente espressione di una fede vissuta. E quindi esprimo la mia commozione di fronte a una generosità che è andata al di là di qualsiasi attesa.
La tappa di Bari, presso la tomba di san Nicola, richiama il popolo di Dio a pregare Maria allargando i confini della cattolicità. Siamo uniti da una sofferenza comune - Ansa
Se lei dovesse anticipare un’invocazione, tra quelle di stasera, quale sceglierebbe?
Integrerei la preghiera del Rosario con una orazione che ho suggerito di imparare a memoria in questo tempo pasquale, che coincide con l’emergenza pandemica. È l’orazione che la Chiesa rivolge al Signore dopo la settima lettura della Liturgia della Parola della Veglia pasquale. Dice così: “Tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose”. Una preghiera straordinariamente intensa e di grande bellezza, oltre che di profonda speranza. Non dovremmo mai tralasciarla. E infatti in questo periodo la stiamo recitando quotidianamente nella nostra Chiesa locale.
Torniamo a san Nicola. Santo dei doni ai bambini, ma non solo. In questo momento in cui l’umanità si riscopre “bambina” davanti a Dio Padre, quale dono possiamo invocare per la sua intercessione?
C’è un responsorio molto bello che canteremo stasera durante il Rosario. Riprende l’espressione di un anonimo russo del XIV secolo e dice: “Felice Bari, perché conservi il corpo di San Nicola”. Poi aggiunge: “Cessino i pericoli, si plachino le tempeste e tutti i naviganti vengano condotti al porto sicuro”. Questa espressione la ripetiamo sempre, ma soprattutto nella festa di San Nicola quando ci troviamo di fronte al mare, che spesso è simbolo dei pericoli della vita. Perciò, mentre ci troviamo ancora nel mare burrascoso della pandemia, vogliamo ripetere con san Nicola: “Cessino i pericoli, si plachino le tempeste e i naviganti vengano condotti al porto sicuro”.