Ariccia. Esercizi, il Papa e la "purificazione del cuore"
Quanto al primo incontro con Papa Francesco, si è aperto con uno scherzo. Il Papa, racconta Xuereb, «mi ha fatto entrare nel suo studio, mi ha accolto con la sua ormai nota cordialità, e devo dire che mi ha fatto anche un scherzo, uno scherzo da Papa: aveva una lettera in mano e con tono serio mi disse: "Ah, ma qui abbiamo dei problemi, qualcuno non ha parlato molto bene di te!"». È iniziato così con un momento di imbarazzo il rapporto tra Papa Francesco e il suo segretario particolare. Tra le persone che più da vicino hanno accompagnato Papa Francesco in questi dodici mesi intensissimi, monsignor Alfred Xuereb, della personalità di Bergoglio sottolinea nell'intervista «la sua determinazione». «Una convinzione - confida - che sono sicuro che gli viene dall'Alto, perchè è uomo profondamente spirituale che cerca nella preghiera l'ispirazione da Dio». Monsignor Alfred rivela anche che il Papa «la visita a Lampedusa l'ha decisa perché dopo alcune volte che è entrato in cappella, gli è venuta in continuazione questa idea: andare di persona a incontrare queste persone, questi naufraghi, e piangere sui morti. E quando lui ha capito che gli venivano in mente più volte, allora è stato sicuro che Dio la voleva. L'ha fatta, anche se non c'era molto tempo per prepararla. Lo stesso metodo lui lo usa per la scelta delle persone che chiama a collaborare con lui da vicino».Per il suo segretario, Francesco è un uomo che "non perde un solo minuto. Lavora «instancabilmente. E quando sente il bisogno di prendere un momento di pausa, non è che chiude gli occhi e non fa niente: si mette seduto e prega il Rosario. Penso che almeno tre Rosari al giorno, li prega. E mi ha detto: "Questo mi aiuta a rilassarmi". Poi riprende il lavoro. Riceve una persona dopo l'altra: il personale della portineria di Santa Marta ne è testimone. Ascolta con attenzione e ricorda con straordinaria capacità quanto sente e quanto vede. Si dedica alla meditazione presto, la mattina, preparando anche l'omelia della Messa a Santa Marta. Poi, scrive lettere, fa telefonate, saluta il personale che incontra e si informa sulle loro famiglie». Personalmente, rivela monsignor Xuereb, «io vedo in Francesco il missionario che sta chiamando a sè la folla, quella folla che magari si sente smarrita, con l'intento di riportarla al cuore del Vangelo». «È diventato - sottolinea don Alfred - il parroco del mondo e sta incoraggiando quanti si sentono lontani dalla Chiesa a ritornare con la certezza che troveranno il loro posto nella Chiesa. Lui vede nel clericalismo e nella casistica dei forti ostacoli affinchè tutti si possano sentire amati dalla Chiesa, accompagnati da essa. Invece, parroci e sacerdoti ci dicono quasi quotidianamente quante persone sono tornate alla Confessione e alla pratica della fede per l'incoraggiamento di Papa Francesco, specialmente quando ci ricorda che Dio non si stanca mai di perdonarci. Lui, come avete visto, ha un'attenzione speciale per i malati, e questo perchè lui vede in loro il corpo di Cristo sofferente». In questo modo, assicura il segretario, Papa Francesco «dimentica completamente i suoi malanni». Per esempio, «nei primi mesi del suo Pontificato aveva un forte dolore a causa della sciatica che si era ripresentata. I medici gli avevano consigliato di evitare di abbassarsi ma lui, trovandosi davanti a malati in carrozzella o a bambini infermi nei loro passeggini si china su di loro comunque e fa sentire la sua vicinanza». «Così pure - conclude Xuereb - è durante la celebrazione eucaristica a Casal del Marmo la sera del Giovedì Santo, alla lavanda dei piedi, nonostante senz'altro il dolore che avrà sentito, si è inginocchiato davanti a ciascuno dei dodici giovani detenuti per baciar loro i piedi».