Un Papa attento ai minimi particolari. Ma al quale non sfugge mai l’insieme. «Pensi che ogni anno veniva a Ratisbona per Natale a trovare il fratello Georg e ci faceva visita. Una volta entrando mi disse 'Reinhard, il presepe quest’anno è diverso'. Non ci avevo fatto caso nemmeno io». Joseph Ratzinger si era accorto della nuova posizione di pastorelli e statuine varie nella bella casa del sobborgo di Pentling dove vivono i coniugi Reinhard e Margarete Richardi, suoi amici da quasi quarant’anni. Da quando cioè, nei primi anni Settanta, il professore teologo era docente nell’ateneo della cittadina bavarese. Richardi, professore emerito di Diritto del lavoro, racconta al telefono – vicino al quale si percepisce ogni tanto la presenza della moglie, impegnata nei consultori femminili e nella Caritas – quello che è più di un aneddoto. La capacità di curare il dettaglio, infatti, Ratzinger la esercitava anche nell’attività accademica (fu decano della facoltà di Teologia e anche vicepresidente dell’Ateneo), quando si doveva ascoltare il parere di tutti nel Senato per giungere poi a una decisione di sintesi, assicura il docente che sedeva nell’organismo come decano di Giurisprudenza. L’amicizia della coppia con l’attuale Papa, di una decina di anni più anziano, si è rafforzata – fino a durare ancora – quando entrambi i colleghi, sacerdote e laico, misero su casa nel quartiere residenziale a pochi chilometri dal centro città e dallo splendido Duomo (nei pressi del quale tuttora vive monsignor Georg Ratzinger). Il sacerdote, poi vescovo, infine cardinale non è mai mancato a Battesimi, Cresime, matrimoni di figli e nipoti. Casa Ratzinger e casa Richardi distano poche centinaia di metri. Marito e moglie dovranno fare, invece un bel po’ di chilometri per stare con l’amico Papa quando in settembre sarà a Berlino. Nell’anno che vede le sue 84 primavere e i sei anni di pontificato. Poco male, ci sono abituati: ogni anno in ottobre la coppia viene in vacanza a Roma e non manca mai l’invito a cena dentro le Mura leonine. La grande memoria è solo uno dei tratti della personalità dell’illustre amico. «È una persona riservata – ci ricorda lui –. Ma al tempo stesso molto amichevole, anche con le persone semplici». E con i bambini, in particolare. Anche il suo innegabile profilo di intellettuale e di erudito non tragga in inganno. Richardi fa risalire alcune caratteristiche della vasta cultura dell’amico alla notoria passione che egli coltiva per le sette note: «La sua interiore musicalità, ad esempio, lo porta a saper padroneggiare molte lingue». E, dunque, sa farsi capire da tutti. In questi sei anni di pontificato i coniugi Richardi sono rimasti molto colpiti dalle sue encicliche, le prime due certo. Ma soprattutto la terza, la Caritas in veritate . E poi il libro intervista con Peter Seewald e il Gesù, scritto non ex-cathedra. «Estratti di quest’ultimo sono stati pubblicati addirittura sulla Bild, che è un quotidiano popolare. Sono i passi in cui si parla del significato della Regalità di Cristo», ci dice. Un argomento altissimo su un foglio che in Germania viene definito Boulevard- Zeitung (da noi, calcando un po’, si potrebbe dire 'scandalistico'). Segno di un Papa che sta conquistando sempre più la sua patria. Anche se persistono critiche interne, come la recente lettera dei teologi, che Richardi definisce un «infortunio ». E poi «posizioni di questo genere non riguardano tanto la sua persona quanto la struttura della Chiesa e sono comuni anche ad altri Paesi», taglia corto. La situazione sta cambiando pure grazie ai due viaggi passati. Quello 'ereditato' da Giovanni Paolo II per la Gmg di Colonia. Quello del cuore, nella natia Baviera. Ora «una vera e propria visita di Stato nella scia di quelle già compiute in Francia e Gran Bretagna». Richardi con tutta probabilità ci sarà. Il Katholisches Büro (la 'rappresentanza' dei vescovi presso gli organi federali) lo ha invitato a partecipare a una delle stazioni del viaggio: Berlino, Erfurt o Friburgo. E la preferenza del professore e della moglie si appunta sulla prima tappa. Non solo perché lì ci sono i palazzi della politica. Anche per ragioni anagrafiche. Il giurista è infatti nato nella capitale. «A Berlino i cattolici sono una minoranza. E il Papa viene dalla cattolica Baviera. Storicamente le diverse identità hanno avuto un grande peso. Ma questo per le giovani generazioni ha poca importanza», sottolinea. Erfurt, invece, spiega il docente, è una sorta di enclave cattolica nel mondo protestante dell’Est (e che in passato dipendeva dalla diocesi occidentale di Magonza). Infine Friburgo, territorio occidentale in maggioranza cattolico e diocesi del presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Robert Zollitsch. A Berlino Benedetto XVI parlerà al Bundestag. «Per il Parlamento sarà un grande onore», assicura il giurista. Il quale si attende un discorso che – pur non entrando direttamente nelle questioni politiche, come è costume del Pontefice – dia un filo conduttore sul quale la politica si possa esprimere, cercando di mettere da parte le fisiologiche divisioni. «La cosa fondamentale riguardo alla strade da percorrere è che ci sia un accordo sui valori. Un esempio? Come già il suo predecessore ha più volte detto, che non ci è permesso di scivolare in una cultura della morte». Reinhard Richardi