Chiesa

Udienza al Corpo diplomatico . Accoglienza, il Papa: l'Europa non vacilli

Ilaria Solaini lunedì 11 gennaio 2016

Papa Francesco nel tradizionale discorso d'inizio d'anno al Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano - 180 sono gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede - ha ricordato più volte la libertà religiosa garanzia per la pace e ha invitato a rimettere la persona al centro di tutte le decisioni politiche a tutti livelli. Al centro del suo discorso la crisi migratoria, l'accoglienza dei profughi e la necessità di vincere le paure che questo massiccio fenomeno porta con sé: «Il fenomeno migratorio pone un serio interrogativo culturale - ha affermato il Papa -, al quale non ci si può esimere dal rispondere: l'accoglienza può essere dunque un'occasione propizia per una nuova comprensione e apertura di orizzonte, sia per chi è accolto, il quale ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunità che lo ospita, sia per quest'ultima, chiamata a valorizzare quanto ogni immigrato può offrire a vantaggio di tutta la comunità». Nella Sala regia di fronte ai diplomatici accreditati alla Santa Sede, il Papa è stato salutato dapprima dal decano del Corpo diplomatico Signor Armindo Fernandes do Espírito Santo Vieira, ambasciatore di Angola. Nel suo discorso, il Papa ha elencato gli accordi internazionali ratificati nel 2015, prova di “come la convivenza pacifica fra appartenenti a religioni diverse sia possibile, laddove la libertà religiosa è riconosciuta e l’effettiva possibilità di collaborare all’edificazione del bene comune, nel reciproco rispetto dell’identità culturale di ciascuno, è garantita”. Ricordate, tra le altre, le intese specifiche in materia fiscale firmate dalla Santa Sede con l’Italia e gli Stati Uniti d’America ma anche l’Accordo con il Ciad e Timor Est sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel Paese, come pure l’Accordo ratificato con la Palestina e il Memorandum d’Intesa tra la Segreteria di Stato e il Ministero degli Affari Esteri del Kuwait. Ma di cosa ha parlato Papa Francesco di fronte agli ambasciatori?In estrema sintesi il Papa nel suo ampio discorso ha trattato diversi temi, a partire dalla libertà religiosa, strumento che assieme al dialogo garantisce la pace. LIBERTA' RELIGIOSA «Solo una forma ideologica e deviata di religione può pensare di rendere giustizia nel nome dell'Onnipotente, deliberatamente massacrando persone inermi, come è avvenuto nei sanguinari attentati terroristici dei mesi scorsi in Africa, Europa e Medio Oriente» ha affermato Francesco, ricordando il suo viaggio a Bangui per aprire in Africa la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia. "Laddove il nome di Dio è stato abusato per commettere ingiustizia, ho voluto ribadire, insieme con la comunità musulmana della Repubblica Centroafricana, che chi dice di credere in Dio dev'essere anche un uomo o una donna di pace, e dunque di misericordia, giacchè non si può mai uccidere nel nome di Dio". FAMIGLIATra i temi toccati dal Papa nel suo ampio discorso vi è certamente quello della centralità della famiglia, definita "scuola di misericordia". «Conosciamo - ha affermato Papa Francesco - le numerose sfide che la famiglia deve affrontare in questo tempo, in cui è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita» . E in particolare «dalla fraternità vissuta in famiglia, nasce (…) la solidarietà nella società», - ha ricordato ancora il Papa - che ci porta ad essere responsabili l’uno dell’altro. Ciò è possibile solo se nelle nostre case, così come nelle nostre società, non lasciamo sedimentare le fatiche e i risentimenti, ma diamo posto al dialogo, che è il migliore antidoto all’individualismo così ampiamente diffuso nella cultura del nostro tempo. MIGRANTIUn pensiero speciale Papa Francesco lo ha rivolto all'Europa, in particolare si è riferito in modo esplicito alla “grave emergenza migratoria che stiamo affrontando” e ha invitato a “discernerne le cause, prospettare delle soluzioni, vincere l’inevitabile paura che accompagna un fenomeno così massiccio e imponente”. "Rimarranno sempre indelebilmente impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori le immagini dei bambini morti in mare, vittime della spregiudicatezza degli uomini e dell'inclemenza della natura", ha affermato con sdegno ricordando poi la "piaga della fame"."Milioni di bambini - ha denunciato Papa Francesco - ogni anno muoiono a causa di essa. Duole, tuttavia, constatare che spesso questi migranti non rientrano nei sistemi internazionali di protezione in base agli accordi internazionali".TRAFFICO DELLE PERSONE Il Papa nel discorso di fronte ai diplomatici accreditati in Vaticano è tornato sulla logica della scarto. «Laddove è impossibile una migrazione regolare» ha sottolineato Papa Francesco «i migranti sono spesso costretti a scegliere di rivolgersi a chi pratica la tratta o il contrabbando di esseri umani, pur essendo in gran parte coscienti del pericolo di perdere durante il viaggio i beni, la dignità e perfino la vita. In questa prospettiva, rinnovo ancora l’appello a fermare il traffico di persone, che mercifica gli esseri umani, specialmente i più deboli e indifesi». Quello che ha proposto Papa Francesco è “un impegno comune che rovesci decisamente la cultura dello scarto e dell’offesa della vita umana, affinché nessuno si senta trascurato o dimenticato e altre vite non vengano sacrificate per la mancanza di risorse e, soprattutto, di volontà politica”. CORRUZIONEGran parte delle cause delle migrazioni ha ricordato Papa Francesco si potevano affrontare già da tempo. «Anche oggi, e prima che sia troppo tardi, molto si potrebbe fare per fermare le tragedie e costruire la pace. Ciò significherebbe però rimettere in discussione abitudini e prassi consolidate, a partire dalle problematiche connesse al commercio degli armamenti, al problema dell’approvvigionamento di materie prime e di energia, agli investimenti, alle politiche finanziarie e di sostegno allo sviluppo, fino alla grave piaga della corruzione». Non è mancato un invito all’Europa a non perdere i principi di umanità: “aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana e per trovare il giusto equilibrio fra il duplice dovere morale di tutelare i diritti dei propri cittadini e quello di garantire l’assistenza e l’accoglienza dei migranti”. GRATITUDINE AI PAESI CHE ACCOLGONO, ANCHE L'ITALIA "Una particolare riconoscenza" è stata espressa da Papa Francesco "all'Italia, il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati".  "Auspico - ha detto nel tradizionale discorso al Corpo Diplomatico - che il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire". Il Papa ha poi definito "importante" che "le Nazioni in prima linea nell'affrontare l'attuale emergenza non siano lasciate sole, ed è altrettanto indispensabile avviare un dialogo franco e rispettoso tra tutti i Paesi coinvolti nel problema - di provenienza, di transito o di accoglienza - affinchè, con una maggiore audacia creativa, si ricerchino soluzioni nuove e sostenibili".