"La mia vocazione è lì": sono le
parole che Olga Raschietti, 83 anni, una delle tre suore uccise
in Burundi, ripeteva spesso ai familiari per spiegare le
ragioni, sempre attuali, che oltre 50 anni fa l'avevano portata
in Africa. Era partita missionaria da Montecchio Maggiore
(Vicenza), dove abitano ancora cinque fratelli.
"È morta - dice il fratello Arduino, 88 anni - per la sua vocazione e se sul piano umano sono
dispiaciuto come cristiano sono orgoglioso. È già nei cieli, ne
sono certo e lo dico rispettando il credo di ognuno".
"Era la zia d'Africa - ricorda una nipote - e da bambini ci
portava sempre un ricordo quando tornava a casa. Siamo
tantissimi nipoti ma si ricordava di tutti e per tutti c'era un
regalino. Nei primi tempi tornava ogni tre anni, mi pare, adesso
un pò più spesso".
L'ultima volta, mesi fa, quando ha fatto ritorno a Montecchio
per un breve periodo, servito anche per curare degli acciacchi a
un ginocchio. "Non voleva restare in Italia - sottolinea Arduino
- e appena ha potuto è ripartita". L'anziano fratello rammenta
poi la passione di suor Olga per la musica: "io sono organista e
anche lei aveva studiato musica. Mi chiedeva sempre di mandarle
degli spartiti di musica sacra".
"Era - dice la nipote - una persona solare con una
disponibilità al mille per cento verso gli altri. Era la sua
forza". Con i fratelli ancora in vita - originariamente erano 12
e solo lo scorso anno ne sono morti tre - i contatti erano
continui. "Scriveva molto - ricorda ancora - e poi telefonava.
Non dimenticava un compleanno o un onomastico".