La nomina. Tremolada: «Venero Paolo VI. Brescia, aiutami a comprenderlo meglio»
Tremolada (a sinistra), vescovo eletto di Brescia, e il predecessore Monari al Sacro Monte di Varese
«Ho una grande venerazione per Paolo VI. Cari bresciani, aiutatemi a comprenderlo meglio». Così il vescovo eletto di Brescia Pierantonio Tremolada, finora ausiliare a Milano, si presenta alla diocesi cui è destinato: additando il Papa bresciano che di Milano fu arcivescovo. E richiamando la testimonianza e la lezione, decisiva per il suo cammino di biblista e di pastore, del cardinale Carlo Maria Martini. Sì, perché Tremolada è «un biblista preparatissimo», come ha detto il suo predecessore a Brescia, il vescovo Luciano Monari, dando, mercoledì 12 luglio a mezzogiorno, l’annuncio della nomina. Ed è un «dono» che «la Chiesa milanese fa a quella bresciana», ha affermato da Milano il cardinale Angelo Scola. Secondo la visione ecclesiale del Vaticano II, ogni vescovo «va sempre concepito come destinato alla Chiesa tutta», ha spiegato l’amministratore apostolico della diocesi ambrosiana. Perciò questo dono diventa «una ricchezza per tutti» e «contribuisce a rafforzare non solo la comunione tra le nostre due diocesi, ma tra le Chiese lombarde e tra tutte le chiese».
«Voglio inserirmi nel solco di una tradizione nobile e ricca»
Per Tremolada è iniziato il tempo dei saluti e dei ringraziamenti. A Scola, che l’ha voluto vicario per l’Evangelizzazione e i Sacramenti; agli altri vescovi e vicari episcopali milanesi; ai «miei generosi collaboratori». All’arcivescovo eletto di Milano (ed ex vicario generale di Scola) Mario Delpini, anch'egli ambrosiano doc come Tremolada, come lui da pochi giorni chiamato a nuove responsabilità, «con tutto il cuore auguro ogni bene: mi fa piacere pensare che continueremo a vederci, insieme agli altri vescovi lombardi, negli incontri della Conferenza episcopale lombarda». Al termine dell’annuncio, nella Cappella arcivescovile di Milano, il presule non manca di dedicare un po’ di tempo anche ai cronisti che gli si stringono intorno.
Eccellenza, che cosa prova dentro di sé, a pochi istanti dall'annuncio della nomina?
L’emozione credo si sia vista, ed è vera. Una decisione come quella del Papa non si accoglie a cuor leggero. Un po’ di tremore ai polsi c’è. Ma abbiamo fiducia nel Signore e in chi ci ha chiamato.
Lei reca l’impronta della Chiesa ambrosiana. La porterà anche a Brescia?
Sì, ma non credo che dovrò puntare sulle cose che porto da Milano. Sin d’ora sono molto desideroso di conoscere bene le cose che troverò a Brescia, perché mi preme inserirmi dentro il solco di una tradizione che è nobile ed è molto ricca. Vorrei dare il mio contributo e farlo assieme a tutti gli altri.
Brescia è terra ricca ma anche complessa, non crede?
Sì. E credo che, come Chiesa, dobbiamo contribuire a dare serenità alla nostra società. Che non si guadagna a poco prezzo: occorre tanta serietà, perché bisogna affrontare la complessità. Occorre tanta riflessione, tanto pensiero, perché la realtà nostra è tanto ricca quanto articolata. Abbiamo tante sfide: se lo si fa con fiducia, mettendo insieme le energie, valorizzando la buona volontà di tante persone, credo che possiamo fare bene.
Milano e Brescia: in cosa si assomigliano? Quali differenze si attende?
Credo che la tradizione ambrosiana sia abbastanza simile a quella bresciana. Per esempio: il gusto per il lavoro, il desiderio di operare con intelligenza e con il senso dell’organizzazione. Non conosco benissimo Brescia, ma intuisco che è un poco così. Le differenze? Le scoprirò. E sarà interessante farlo.
Lei, come monsignor Monari, è un vescovo che ha avuto, ed ha, nella Parola di Dio, la bussola di un cammino di vita, di studio, di insegnamento...
Sì. Credo molto nel valore della Parola di Dio. In questo mi collego molto anche alla figura del cardinal Martini, che mi ha ordinato. Sono cresciuto con lui, anche dal punto di vista del ministero. Credo che la Parola di Dio abbia molto da dare oggi, perché permette di fare quel lavoro di riflessione, di conoscenza maggiore della realtà, a cui accennavo prima. La capacità di affrontare le sfide dipende anche dall’ascolto che noi poniamo in questa rivelazione che Dio ci dà.
Paolo VI può essere un «tesoro» e un «ponte» che unisce Brescia e Milano?
Sì. Personalmente ho una grande venerazione per Paolo VI. Il mio desiderio è farmi aiutare dai bresciani a comprenderlo sempre meglio.
«Cammineremo insieme nella luce del Vangelo»
«A tutti i fedeli di Brescia, in particolare ai sacerdoti e ai diaconi, vorrei inviare da qui un forte abbraccio e dire loro che confido molto nella loro bontà e nel loro aiuto», aveva detto, mercoledì 12 luglio nella Cappella arcivescovile, a Milano, monsignor Tremolada nel primo intervento rivolto alla Chiesa che lo attende. «Dovranno abituarsi a un nome che è un po’ impegnativo da pronunciare ma che, spero, diventerà presto familiare. Cammineremo insieme nella luce del Vangelo. Mi piacerebbe contribuire a far sì che tutti abbiamo più respiro, più speranza, più serenità. La fede vera può farlo». Nella lettera inviata al Papa per accogliere la nomina, «ho detto che accettavo la sua decisione semplicemente in risposta alla fiducia che lui riponeva in me e confidando nella misericordia di Dio. Quello che non ho aggiunto, ma che ho pensato, è stato: “Speriamo che la diocesi di Brescia non rischi troppo!”».
«Conosco bene i miei limiti – ha proseguito il vescovo eletto, visibilmente emozionato e, nel contempo, sereno e sorridente –. Per questo il mio pensiero va alla nobile diocesi cui sono destinato con una certa apprensione. Quello che posso dire è che dal momento in cui mi è stato dato l’annuncio ho cominciato ad amarla». Tremolada, il cui motto è Haurietis de fontibus salutis, ammette di conoscere ancora poco la diocesi di Brescia. «Da questo punto di vista mi sento un po’ come Abramo, al quale il Signore disse: “Parti dal tuo paese e va’ verso una terrà che io ti indicherò”. Conosco invece bene il vescovo Luciano, di cui cercherò di essere degno successore. Mi legano a lui grande stima e affetto e anche l’amore per le Scritture, cui abbiamo entrambi dedicato anni di studio e di insegnamento. Proprio qualche giorno fa – ha raccontato –, trovandoci insieme e avendo ormai saputo, mi ha detto in confidenza: “Sono proprio felice della tua nomina”. Questo mi ha molto confortato». Tremolada reca con sé quell’«impronta ambrosiana» che «lascia un segno indelebile» e vuole sia «in tutto e per tutto a beneficio della diocesi di Brescia. Il mio desiderio è infatti diventare tutt’uno con la Chiesa di cui il Signore mi ha voluto pastore. Molto più di ciò che io porto, vale ciò che incontrerò e riceverò».
Scola: pastore amabile, umile e trasparente
Venerdì 7 luglio, il «gioioso annuncio» della nomina del nuovo arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Ieri quella di Tremolada. «Un’altra decisione che esprime la stima del Santo Padre per la Chiesa ambrosiana», ha affermato il cardinale Angelo Scola, dandone notizia mercoledì 12 nella cappella arcivescovile. «Ai sacerdoti e a molti fedeli è ben nota la sua notevole conoscenza delle Sacre Scritture con la modalità, tanto limpida quanto profonda, di presentare la Parola di Dio, sempre incarnandola nelle situazioni concrete dell’esistenza personale e offrendo illuminanti indicazioni di lettura dell’attuale frangente di cambiamento di epoca», ha detto il cardinale, dopo aver ricordato il ruolo e gli incarichi via via affidati al suo stretto collaboratore. «Il tratto amabile del carattere del vescovo Pierantonio – ha aggiunto – bene esprime la sua personalità umile e trasparente. La Chiesa di Brescia – a noi milanesi particolarmente cara per la figura del beato Paolo VI, già arcivescovo di Milano – ricca di vita ecclesiale e feconda di istituzioni sociali e culturali, avrà sicuramente la possibilità di toccarne con mano le doti».
Monari: biblista preparatissimo, intelligente e buono
«Monsignor Tremolada è una persona intelligente e buona e – perdonatemi un pizzico di sciovinismo – è un anche biblista preparatissimo. Dobbiamo davvero ringraziare il Papa per questa scelta: la sfida della cultura contemporanea ha bisogno di intelligenza per essere interpretata; ha bisogno di bontà per trovare una risposta che sia positiva; ha bisogno della parola di Dio per non restringersi a una difesa meschina dei propri interessi. Monsignor Tremolada possiede tutte queste qualità e farà molto bene». Così ha detto, da Brescia, il vescovo Luciano Monari, annunciando il suo successore. «Naturalmente avrà bisogno della preghiera, della simpatia, della collaborazione di tutti. Della preghiera, anzitutto, perché non si tratta di organizzare un’azienda ma di accendere la passione per il vangelo di Gesù. Della simpatia, perché solo quando ci sentiamo accolti con affetto riusciamo a dare il meglio di noi stessi. Della collaborazione perché una diocesi come Brescia è complessa e solo con la sinergia generosa di tanti si può sperare di guidarla efficacemente», – ha sottolineato Monari –. Il ministero del vescovo, l’ho detto molte volte, è bello: spendere la vita per annunciare Gesù Cristo, essere segno e strumento di unità e di fraternità, indicare a tutti la consolazione e la promessa di Dio è un modo straordinario di dare forma al tempo del pellegrinaggio terreno. La Chiesa di Brescia è grande, ricca di memorie cristiane, forte di una quantità ammirevole di istituzioni. Ma soprattutto – ha ripreso il presule – la Chiesa di Brescia è una, santa, cattolica, apostolica; è la Chiesa in cui è possibile incontrare Cristo. Monsignor Tremolada sarà il segno visibile della comunione col vescovo di Roma – il Papa – e attraverso di lui con tutti i vescovi della Chiesa universale. Sarà il centro del presbiterio bresciano e quindi sorgente e garante dell’unità del ministero. Sarà il testimone della fede nel quale si possono riconoscere tutti i battezzati, membri del popolo santo di Dio. Il Signore lo benedica e benedica tutta questa straordinaria diocesi».