Chiesa

Lisbona. Un anno dopo la Gmg, cos'è rimasto nella vita dei giovani?

Francesco Ognibene mercoledì 7 agosto 2024

Due volontarie alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona 2023

Cosa ricordiamo della Gmg di Lisbona, un anno dopo? La partecipazione dei giovani, al di sopra delle aspettative (un milione e mezzo, a conti fatti, 65mila gli italiani); la presenza di tanti che nei “giri” di diocesi, parrocchie e movimenti non si erano mai visti; la sintonia totale tra i ragazzi e papa Francesco... Ma la domanda che conta oggi è un’altra: cos’è rimasto di quella esperienza di gioia nel cuore dei giovani che andarono nella capitale portoghese?

Il grande palco della Veglia e della Messa che conclusero la Gmg di Lisbona 2023 al Parco Tejo - Agenzia Romano Siciliani

«Lisbona ha messo in luce tutto il potenziale e la forza della Gmg, e chiede ancora alle comunità cristiane come non sprecarlo, riversandolo nella vita ordinaria». Un anno fa don Riccardo Pincerato accompagnava il gruppo della sua diocesi di Vicenza, ora è alla guida del Servizio nazionale di Pastorale giovanile. E girando l’Italia documenta che «è in atto una riflessione su un’esperienza che offre possibilità all’annuncio e indicazioni importanti anche per il Giubileo. La Giornata della gioventù continua a essere una opportunità educativa, e quella di Lisbona in particolare è stata un segno importante che chiede di non essere banalizzato, mentre ci sfida a cogliere come Chiesa tutto ciò che ci ha detto e mostrato». Cosa, in particolare? «Che lì dove c’è una comunità che è riuscita a incoraggiare, accompagnare, farsi vicina ai giovani l’esperienza della Gmg ha portato frutto, e l’entusiasmo non si è spento». Il bello di Lisbona «è stato il desiderio di esserci, di partecipare: i ragazzi l’hanno vissuta come una possibilità per la loro vita. La Gmg gli ha aperto la strada per un incontro privilegiato con il Signore: non è vero che i giovani non vogliono stare nella Chiesa, anche nelle loro contraddizioni sono alla ricerca. C’è da chiederci allora se la Chiesa sa accogliere questo loro desiderio. Cercano relazioni sincere, è un appello che ci viene lanciato. E la prima relazione che va costruita è quella educativa, che richiede un dialogo». Un anno dopo, secondo Pincerato, «Lisbona continua a chiederci tre cose: comunità, educazione, esperienze, che è cosa diversa da “attività”. Ci chiede un percorso, e la capacità di rileggerlo per saper richiamare la voce che si è udita in quei giorni “forti”, per riaccendere sempre quella luce».

Un gruppo di giovani italiani nel cortile della scuola di Lisbona che ospitò Casa Italia durante la Gmg - Agenzia Romano Siciliani

Organizzatore della presenza italiana, don Michele Falabretti ha praticamente concluso con la Giornata portoghese i suoi 11 anni come responsabile del Servizio Cei, e ora è parroco a Bergamo. Parla della Gmg 2023 come la «rivelazione di una grande opportunità» per ragazzi che «non sono “andati a Lisbona” e basta: portano ancora impresso dentro quello che hanno vissuto, l’esperienza si è incisa nel loro cuore e gli ha dato da riflettere per tutto un anno. Quello che hanno compreso, e che resta certamente dentro la loro vita, è la bellezza delle relazioni che hanno sperimentato, la scoperta dell’incontro con le persone più diverse, come un dono. Aprirsi agli altri li ha portati anche a disporsi a incontrare il Signore attraverso di loro, uscendo dalla logica dei social, che li inducono a non pensare. L’incontro richiede fatica, li mette in movimento, li porta a scoprire l’altro, gli fa vedere che la fede non è un fatto individuale di pochi ma è un’esperienza condivisa». A Lisbona la Giornata mondiale ha mostrato «una forza di provocazione senza pari, grazie alla quale molti si sono sentiti capaci di cose grandi. Dopo la pandemia la Gmg è stata la scossa che serviva a tutta la Chiesa e che ha permesso di rigenerare i cammini di tante comunità, come un segnale di ripartenza, nella consapevolezza che rimettersi in cammino insieme mostra la bellezza della vita».

Una pellegrina italiana a Casa Italia durante la Gmg di Lisbona 2023 - Agenzia Romano Siciliani

Nelle diocesi il contatto con i giovani è quotidiano. E quello che si registra è che «i giovani tornati da Lisbona hanno portato con sé un desiderio profondo di esplorare il senso della vita e della fede – riflette don Riccardo Pascolini, coordinatore degli Oratori Umbri –. Lisbona ha avviato processi di verità e di cambiamento interiore, molti da allora hanno iniziato a servire in parrocchia, altri hanno intrapreso un cammino di fede insieme agli amici. Anche chi non è più venuto conserva nel cuore la perla preziosa di una Chiesa viva, capace di dire ai giovani che “vale la gioia”». Sì, perché «i giovani cercano gioia, speranza e significato, elementi che la Gmg gli ha saputo offrire, trasformandosi per tanti in un trampolino verso nuovi orizzonti. La Giornata portoghese resta un momento indimenticabile di bellezza e di senso, capace di lasciare un segno profondo nella vita di chi vi ha partecipato».

La Croce e l'Icona di Maria Salus Populi Romani, icone delle Gmg, al Parque Eduardo VII durante la festa di accoglienza del Papa alla Giornata di Lisbona 2023 - Agenzia Romano Siciliani

C’è un “tesoro nascosto” che i reduci di Lisbona si portano dentro, ognuno ha il suo. Elisabetta Marraccini, delegata regionale laica di pastorale giovanile in Abruzzo e Molise, lo definisce in due parole: «Condivisione e mondialità. Dalla Gmg – racconta – è nata spontaneamente tra i ragazzi la voglia di continuare a incontrarsi per tracciare segni di speranza, con l’idea di costruire, in legno e plexiglass, la “Croce della Pace dei giovani” che durante quest’anno è stata accolta in paesi, città e parrocchie nelle 11 diocesi delle nostre due regioni, un’occasione preziosa per riabbracciarsi, riflettere insieme, pregare e testimoniare la bellezza della fede».

Due pellegrine a Lisbona durante la Gmg 2023 - Agenzia Romano Siciliani

Per misurare un anno dopo la temperatura dei giovani che hanno “fatto la Gmg” di Lisbona don Davide Abascià, sacerdote incaricato per il Servizio regionale di Pastorale giovanile della Puglia, usa un “termometro” infallibile: «Se si è buoni frequentatori dei social, non si può rimanere indifferenti ai contenuti che molti giovani, gruppi e movimenti di giovani credenti postano a distanza di un anno dalla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Se dopo un anno un giovane si ricorda dov’era in quei giorni vuol dire che la sua memoria affettiva è stata segnata da ciò che ha vissuto e, molto probabilmente, sta provando a dare significato a quanto a potuto sperimentare in quelle giornate». C’è un altro indizio dell’impronta lasciata dalla Giornata portoghese che don Davide ha colto in questi mesi: «Un grande segno è stata la crescita di comunione tra giovani della stessa diocesi. Pare scontato, ma non lo è. Riconoscersi nella fede in un contesto sociale ed ecclesiale, ora come ora, è tutt’altro che ovvio. La Gmg ha dato loro la possibilità di riconoscersi nella fede in Gesù». Non solo: «Ci sono alcuni gruppi che hanno scelto di continuare a vivere esperienze di gemellaggio con altre diocesi e nazioni limitrofe; pellegrinaggi, esperienze di missione o di servizio sono il segno che si può camminare insieme per davvero».