Natura e pietà sono le chiavi del dialogo tra cattolici e buddisti. Ieri, l’ambasciatore Vincenzo Petrone, aprendo il primo incontro promosso dalla fondazione Meeting di Rimini presso l’Istituto italiano di cultura di Tokyo, ha parlato di un’iniziativa che «va molto al di là dei nostri compiti». Un modo per dire che si esplora un terreno vergine. Sulle tracce, ha ricordato don Ambrogio Pisoni, responsabile di Comunione e liberazione per l’Asia, dell’incontro tra don Luigi Giussani e il reverendo Shodo Habukawa, allora abate di Koya. È da quell’amicizia, nata nel 1987 e sopravvissuta alla morte del fondatore di Cl - Habukawa è ospite fisso del Meeting di Rimini, ha ricordato la presidente Emilia Guarnieri -, che adesso si arriva a sperimentare un contatto teologico. Comunione e liberazione vede nel cuore e nella realtà donata da Cristo «due amici che non tradiscono»; i buddisti sviluppano la loro cosmologia sull’identificazione tra natura e divinità: «Kukai Kobo Daishi insegnava che aprendo il cuore, studiando i fenomeni dell’universo se ne coglie il mistero – ha spiegato ieri Habukawa, uno dei leader della scuola shingon – e che le azioni originate dalla pietà producono in tutti i medesimi sentimenti. Per questo ci capiamo pur parlando linguaggi diversi». Un idem sentire scandagliato da letterati come Giorgio Amitrano (Università di Napoli - L’Orientale) e filosofi come Costantino Esposito (Università di Bari). A dispetto dei toni pacati, si è trattato di un confronto a viso aperto, che non ha fatto sconti neanche al laico Fosco Maraini e alla sua "rivelazione perenne", contrapposta a quella "puntuale" del cristianesimo (con dibattito nel dibattito) da Franco Marcoaldi. Il rischio che il dialogo con il buddismo sbandi nel sentimentalismo è scongiurato dalla convergenza sul ruolo della natura come tramite dell’incontro con Dio, tema che sarà nuovamente scandagliato con un confronto che si terrà nel Santuario del monte Koya. «Noi concepiamo Dio come
natura naturans – ha spiegato il reverendo zen-soto Daijo Ota, abate del tempio Eiheiji – e dialoghiamo perché siamo consapevoli che tutto l’universo è unito da legami inscindibili». Anche per il cristiano, è stata la conclusione di monsignor Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità di San Carlo, «la natura insegna a costruire il nostro rapporto con l’Infinito e ci consente di cogliere l’unità della Creazione. La pietà nasce dalla scoperta che non siamo soli e che il nostro sentimento religioso fa parte di un unico avvenimento. Ecco perché pietà e natura possono aiutare il dialogo».