"Dovete smetterla di gridare in coro ‘Francesco-Francesco’. Dovete gridare ‘Gesù-Gesù’, è a Lui che dobbiamo guardare, è Lui che dobbiamo seguire”. Il Papa lo aveva detto parlando alla moltitudine che affollava Piazza San Pietro nel primo dei due appuntamenti con i movimenti. E lui, Gabriele, lo ha preso alla lettera: si è unito ad altri disabili e quando la papamobile si è avvicinata ha cominciato a scandire a squarciagola il nome di Gesù. Era la fine del lungo, applauditissimo giro che dopo la Messa il Pontefice aveva fatto, un commovente bagno di folla che si è concluso in un’area dove Bergoglio è solito incontrare alcuni disabili prima di rientare. E
Gabriele Stucchi, 32 anni, disabile psicomotorio, arrivato a Roma da Vimercate con la famiglia e un po’ di amici di Comunione e liberazione per partecipare all’incontro con i movimenti, ha ricevuto quello che definisce “il regalo più bello della vita”: un lungo, affettuoso abbraccio.Non se lo aspettava, lo aveva cercato partecipando ad alcune udienze generali del Papa. Ieri è arrivato come una grazia. Lo aspettava con le braccia spalancate, il Pontefice lo ha notato e ha risposto a quella spasmodica attesa andando verso di lui. Gli ha chiesto: “Papa Francesco, pregherà per me?”. “Certo che lo farò – è stata la risposta – ma tu mi devi promettere che dirai ogni giorno una preghiera per il Papa”. Il padre e la madre di Gabriele, Aldo e Marinella, erano con lui, e raccontano di una famiglia letteralmente terremotata dall’incontro, “soprattutto dalla grande umanità con cui ci siamo sentiti guardare. Quello sguardo d’amore ci ha fatto venire alla mente il modo con cui Gesù, duemila anni fa, guardava coloro che incontrava per le strade della Palestina. E che rilanciava le loro esistenze”.