Chiesa

Terra Santa. Dopo oltre 50 anni riapre la chiesa di San Giovanni Battista

Giorgio Bernardelli martedì 24 novembre 2020

Il luogo sul fiume Giordano dove sarebbe avvenuto il Battesimo di Gesù

Era stata circondata da un campo minato. Ora – finalmente libera – potrà tornare ad accogliere i pellegrini. Da qualche settimana è stata ufficialmente riconsegnata alla Custodia di Terra Santa la chiesa di San Giovanni Battista a Qasr Al-Yahud, la località israeliana sul fiume Giordano che si trova nel punto dove secondo la tradizione sarebbe avvenuto il Battesimo di Gesù. Poco lontana dal Ponte di Allenby (il valico di frontiera tra Israele e la Giordania) fin dal 1641 la località di Qasr Al-Yahud veniva visitata ogni anno dai francescani che avevano fatto propria la tradizione tramandata dai cristiani locali.

Con le guerre arabo-israeliane, però, la zona era diventata particolarmente calda: in questo tratto il fiume Giordano è infatti un rigagnolo facilmente attraversabile; per questo, dopo il 1967, Israele per evitare “infiltrazioni” dalla Giordania l’aveva resa inaccessibile disseminando circa quattromila mine antiuomo. La situazione è iniziata a cambiare quando alla fine degli anni Novanta – dopo gli scavi condotti dal grande archeologo francescano fra Michele Piccirillo – la Giordania ha cominciato a valorizzare come il sito del Battesimo di Gesù Wadi Kharrar, che si trova a poche decine di metri sulla sponda opposta del fiume.

Del resto il Vangelo di Giovanni colloca l’episodio in una località chiamata “Betania oltre il Giordano” e gli scavi di Piccirillo hanno mostrato la presenza dei resti di un antico monastero cristiano. La crescita della località giordana come meta di pellegrinaggi ha suscitato una sana concorrenza con Israele; così a partire dal 2000 sono cominciati i progetti per rilanciare anche Qasr al-Yahud. Dopo una brusca frenata causata dalla seconda intifada, già nel 2011 era stato quindi riaperto un corridoio per permettere anche dalla sponda israeliana l’accesso a questo tratto del Giordano. Ed era stata rimessa in uso anche una struttura coperta con un altare utilizzabile per celebrazioni liturgiche sul fiume. La chiesa vera e propria, però – costruita dai frati nel 1935 e intitolata a San Giovanni Battista – era rimasta inaccessibile: si trovava, infatti, dietro le reti metalliche, nell’area ancora da sminare.

A completare l’opera è stata ora Halo Trust, un’organizzazione umanitaria britannica specializzata in questo tipo di interventi; così in ottobre è potuta finalmente avvenire anche la cerimonia della riconsegna dell’edificio ai frati. «Nei prossimi mesi – ha annunciato sul sito custodia.org il direttore dell’Ufficio tecnico custodiale, Leonardo Di Marco – inizierà un lavoro di recupero e di valorizzazione di tutta la proprietà, attraverso la realizzazione di spazi di preghiera che permettano ai pellegrini di vivere un’esperienza più intensa». Una nuova tappa che si apre, però, proprio nel momento più difficile per i pellegrinaggi in Terra Santa: Qasr al-Yahud e tutti gli altri Luoghi Santi restano infatti vuoti per il blocco dei pellegrinaggi imposto dalla pandemia. E a questo momento difficile hanno dedicato in questi giorni la loro riflessione i frati dei santuari della Terra Santa, riuniti a Nazaret.

«È un tempo in cui bisogna saper ridurre al minimo le spese e prendersi cura della manutenzione ordinaria – ha raccontato il Custode di Terra Santa, fra’ Francesco Patton –. Molti confratelli mi hanno detto di aver valorizzato di più la preghiera e la fraternità, riappropriandosi del luogo in cui si trovano a prestare servizio. Altri, là dove c’è un pezzetto di orto, hanno riscoperto la nostra vocazione francescana-contadina, con la bellezza di raccogliere qualche frutto dal proprio orto e qualche uovo dal proprio pollaio».