ROMA Su ognuno dei novanta tavoli che riempiono la grande sala dell’Ergife Palace Hotel è poggiato un quadrato di tela color avorio sul quale sono appuntati due aghi con dei fili colorati. È il simbolo della 20° Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle Superiore generali (Uisg) che da ieri fino al 13 maggio vede riunite a Roma 870 leader religiose di Congregazioni femminili di vita apostolica provenienti da tutti i continenti per riflettere sul tema: «Tessere la solidarietà globale per la vita». «Tessere è un lavoro bello, creativo e paziente. Bisogna partire con un punto e continuare per creare il disegno che abbiamo in mente. Ecco, anche impegnarsi per la solidarietà globale è un’impresa che chiede di fare un passo dopo l’altro, con pazienza», ha spiegato suor Carmen Sammut, presidente dell’Uisg. Per questo, ha osservato, è necessario avere «un cuore e una mente aperti, una volontà ferrea», insieme alla capacità di «ascoltarsi, di sospendere i giudizi, di reindirizzare l’attenzione, lasciando indietro il passato e proiettandosi verso il futuro perché possa realizzarsi». Globalizzare la solidarietà «per il bene del Pianeta e dei popoli» è dunque una sfida urgente che chiama in causa le religiose del mondo intero. «I carismi – ha rilevato suor Sammut – non sono un’eredità da mettere in cassaforte, ma doni dello Spirito integrati nel corpo della Chiesa, attirati verso Cristo e diramati in un impulso evangelizzante ». Del resto, ha aggiunto suor Patricia Murray, segretaria esecutiva dell’Uisg, «papa Francesco ci sprona ad uscire, ad andare verso le periferie, a raggiungere le frontiere dell’umanità e noi vogliamo capire come rispondere a questo invito per plasmare il futuro e servire il regno di Dio». «Viviamo in un’epoca che esige che ci spostiamo dalla nostra posizione, non solo metaforicamente e figurativamente, ma anche letteralmente», ha ribadito suor Carol Zinn, a cui è stata affidata la relazione introduttiva della prima giornata. Ciò che serve, ha detto, è «una vera e propria conversione del modo di pensare e del cuore», sollecitata dall’enciclica
Laudato si’, in cui il Papa «ci chiede di guardarci attorno, osservare attentamente la realtà di oggi, lasciarci catturare dalla grazia della trasformazione, abbracciare un’ecologia integrale, tracciare un cammino di amore che coinvolga tutti gli esseri e riprendere il nostro ruolo di co-creatori, accanto a Dio, del Creato». Nei giorni dell’assemblea plenaria, che conclude le celebrazioni per i 50 anni dell’Uisg e avrà il suo momento clou giovedì con l’udienza con il Papa in Vaticano, le religiose cercheranno, attraverso la riflessione e il confronto, di individuare risposte comuni ai problemi attuali, come ad esempio la custodia del Creato, il dramma dell’immigrazione e della tratta, la promozione della pace. Frontiere che già vedono le suore in prima linea, in contesti geograficamente ed esistenzialmente differenti. Sono numerosi i progetti attivati dalla Uisg per esprimere la solidarietà a livello globale: negli ultimi tre anni, come è stato illustrato da suor Sammut e da suor Murray, ad esempio è stato rinforzato l’ufficio che coordina il lavoro contro la tratta, è proseguito l’impegno a favore del Sudan oltre che quello per sostenere gli studi in teologia delle religiose. Oltre allo sforzo nel settore comunicativo, per celebrare il Giubileo in modo concreto è stata creata una comunità inter-congregazionale in Sicilia per offrire assistenza ai migranti. Punti e ricami sul tessuto della storia, segni di quella profezia che le suore vogliono essere nella Chiesa e nella società.
© RIPRODUZIONE RISERVATA I lavori dell’Assemblea
(Siciliani)