La crisi del matrimonio, il rapporto tra Eucarestia e divorzio, le convivenze, l’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle cosiddette "nuovi unioni". È una matassa intricatissima e spinosa di problemi aperti quello che il Sinodo di ottobre sarà chiamato a dipanare. Temi tanto più complessi perché intrecciano dottrina, teologia, tradizione, pastorale, vita concreta delle persone. E, soprattutto, perché sono alla radice di tante incomprensioni, distacchi, sofferenze. Situazioni umane cariche di tensione anche drammatica di fronte a cui la Chiesa è chiamata a fornire risposte non elusive, rinfrescando la sua millenaria capacità di parlare agli uomini di tutte le epoche e di tutte le condizioni con la forza immutata della sua proposta di amore e di misericordia. Ecco perché cresce l’attesa per la pubblicazione ormai imminente dell’
Instrumentum laboris, il documento che farà sintesi delle decine di migliaia di risposte al questionario diffuso lo scorso dicembre in tutte le diocesi del mondo. Il testo, che servirà ai vescovi come piattaforma per il dibattito, potrebbe già rivelare dal tono e dalle sottolineature, la scelta di un orientamento. Nell’attesa si moltiplicano i contributi, le riflessioni, le prese di posizione sui temi più urgenti. Il testo più autorevole è firmato dal cardinale
Ennio Antonelli, presidente emerito del Pontificio consiglio per la famiglia. Nel suo "Crisi del Matrimonio & Eucaristia", (Ares, pagg.71, euro 7,80), il cardinale che è stato anche arcivescovo di Perugia e di Firenze, riflette su pastorale, indissolubilità e fecondità missionaria delle famiglie partendo dagli atteggiamenti suggeriti da papa Francesco: "parresia e umiltà". Dopo aver sintetizzato i fondamenti della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia, secondo il dettato di
Familiaris consortio, il porporato passa in rassegna le varie proposte per il rinnovamento della pastorale mettendo in guardia dal rischio «di banalizzare l’Eucaristia e ridurla a un rito di socializzazione». Riconosce, come indicato dalla
Relatio Synodi, che ci si debba sforzare «di cogliere elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze». Ma suggerisce di «evitare di presentare tali unioni in se stesse come valori imperfetti, mentre si tratta di gravi disordini». Per conviventi e divorziati risposati l’unica strada che la Chiesa dovrebbe proporre è quello di tendere «seriamente alla continenza perfetta». Non servono quindi le «proposte innovative», «serve in definitiva – è il parere di Antonelli – confermare la prassi pastorale tradizionale». Certo, sottolinea il cardinale, integrata «dalle future conclusioni del Sinodo e dall’insegnamento di papa Francesco». Che fare quindi? «Accogliere tutti e andare verso tutti, ma in modo diverso». E, allo stesso tempo, «formare famiglie cristiane esemplari».Sempre in vista del Sinodo, l’editore Cantagalli inaugura la collana "Famiglia, lavori in corso" con tre volumetti. Il primo è firmato da
José Granados, vice preside del "Giovanni Paolo II", docente di teologia dogmatica. Si intitola "Eucaristia e divorzio: cambia la dottrina?" (pagg.164, euro 12). Dove la risposta, al termine di un ampio ragionamento con tanti riferimenti al magistero e ai padri della Chiesa, è racchiusa in questo passaggio: «Modificare questa prassi eucaristica vorrebbe dire infliggere una ferita alla dottrina sull’indissolubilità al matrimonio rato e consumato, insegnata in modo definitivo dalla Chiesa».
Luis Sanchez Navarro, docente all’Università San Damaso di Madrid, in "Cosa ne pensa Gesù dei divorziati risposati?" (pagg.90, euro 9), riflette sul passo di Matteo: «Chiunque ripudia la propria moglie...», per affermare che la parola di Gesù a proposito dell’obbligo di non dividere ciò che Dio ha unito, «non passerà, anche se "il cielo e la terra passeranno"». Infine
Stephan Kampowski, docente di antropologia presso il "Giovanni Paolo II", presenta "Famiglie diverse: espressioni imperfette dello stesso ideale?" (pagg.125, euro 10). Anche in questo caso la risposta dell’autore non lascia margini a spazi di possibili aperture: «I principi di fondo su cui si basano queste "famiglie diverse" sono, per la maggior parte, direttamente contrari – sostiene Kampowski – a tutto ciò che ci permette di parlare di famiglia cristiana».