«L’Africa non è impotente. Il nostro destino è ancora nelle nostre mani. Tutto ciò che essa chiede è lo spazio per respirare e per prosperare. L’Africa si è già messo in moto e la Chiesa si muove con lei, offrendole la luce del Vangelo». Con questo appello appassionato si chiude il primo frutto del secondo Sinodo africano, il messaggio al popolo di Dio. Un testo che non è di per sé il bilancio dell’assise, le proposizioni finali vengono infatti approvate oggi, ma costituisce il grido che la Chiesa in Africa lancia al mondo e a se stessa. Grido che è efficacemente sintetizzato nel titolo del sesto capitolo del documento: «Africa, alzati!». E che trova conferma, con più forza ancora nell’espressione di chiusura che riprende il Vangelo di Giovanni: «Africa, alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!».Il messaggio è stato presentato ieri, poco dopo l’approvazione dei padri sinodali, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il presidente e il vice della Commissione che l’ha redatto, l’arcivescovo nigeriano di Abuja, John Olorunfemy Onaiyekan e il vescovo caldeo del Cairo Youssef Ibrahim Sarraf, a cui si è unito il vescovo mozambicano di Chimoio, Francisco Joao Silota, secondo vice-presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar).I padri sinodali ringraziano Benedetto XVI per la sua vicinanza all’Africa «nelle sue lotte e per la difesa che ne fa con tutto il peso della sua enorme autorità morale». «Il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa – si ribadisce – è la proclamazione del Vangelo di Cristo». «In questa luce – aggiunge –, accettiamo la nostra responsabilità d’essere strumenti di riconciliazione, di giustizia e di pace nelle nostre comunità, "ambasciatori per Cristo" che è la nostra pace e riconciliazione». Il messaggio rivolge degli appelli specifici alle varie parti del popolo di Dio. Ai vescovi ricorda di «porre le questioni della riconciliazione, della giustizia e della pace come un’alta priorità nell’agenda pastorale» delle proprie diocesi. Ai sacerdoti rammenta che l’esempio «di vita insieme e in pace, superando le barriere tribali e razziali, può essere una potente testimonianza per gli altri».I fedeli laici sono invece invitati alla lettura della Bibbia, del Catechismo della Chiesa cattolica e del Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Ribadita anche l’esigenza della fondazione di Università cattoliche. Particolarmente accorato l’appello ai cattolici impegnati nella vita pubblica. Si ringrazia chi lo fa «senza preoccuparsi di tutti i pericoli e delle incertezze della politica». Si definisce «incoraggiante» la notizia che la causa di beatificazione di Julius Nyerere, storico presidente cattolico della Tanzania, è in corso («L’Africa ha bisogno di santi in rilevanti uffici politici»). E si chiede ai politici cattolici che non hanno corrisposto alle attese di «pentirsi» o dimettersi e «così cessare di causare rovina al popolo e dare cattiva fama alla Chiesa cattolica». Rivolgendosi alla famiglie cattoliche il messaggio è chiaro: «Vi mettiamo in guardia contro gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero, che pretendono di essere cultura "moderna". Continuate ad accogliere i bambini come dono di Dio ed allevateli nella conoscenza e nel timore di Dio».Particolarmente forte è la parte dedicata ad un appello alla comunità internazionale. «Il Sinodo – si legge – denuncia tutti i tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana (per esempio: il detestabile articolo 14 del Protocollo di Maputo)». «La Chiesa – si ribadisce – non è seconda a nessuno nella lotta contro l’Aids e nella cura delle persone infette e contagiate da esso». «Con Benedetto XVI – si continua – questo Sinodo avverte che il problema non può essere superato con la distribuzione dei profilattici». Particolarmente dure le parole che riguardano le multinazionali, che «devono cessare la devastazione criminale dell’ambiente per il loro ingordo sfruttamento delle risorse naturali». Un «cambiamento» viene chiesto poi circa il «debito che pesa sui paesi poveri, uccidendo letteralmente i bambini».Dopo aver segnalato le zone dei maggiore crisi del Continente (Somalia, Grandi Laghi, Uganda, Sudan e Darfur, Guinea Conakry), degli «interessi stranieri» coinvolti non senza però «la vergognosa e tragica collusione dei leader locali», il messaggio si concentra infine sull’unione delle forze spirituali che possono aiutare l’Africa. Ci sono buone notizie nel dialogo con l’Islam. Ma rimane il nodo della libertà religiosa, che «comprende anche la libertà di condividere la propria fede, di proporla, non di imporla, di accettare e accogliere coloro che si convertono». I cristiani «che decidono di cambiare la loro religione sono ben accolti tra le fila musulmane». Ma non è possibile il percorso inverso. Urge quindi «reciprocità in questo campo».