Lombardia. A Seregno la legge anti-moschee fa chiudere una chiesa
La Chiesa di via Eschilo a Seregno
La legge anti-moschee della Regione fa la prima vittima: non si tratta di un centro culturale islamico. Bensì a essere ritenuto inidoneo come luogo di culto è una chiesa della Fraternità sacerdotale San Pio X nel comune di Seregno, in provincia di Milano.
La vicenda torna in auge in questi giorni, dopo che in primo grado il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso del Distretto italiano della Fraternità sacerdotale San Pio X contro il comune di Seregno: al centro la richiesta dell'associazione San Giuseppe Cafasso, proprietaria dell'immobile di via Eschilo, di cambio di destinazione d'uso per quello che un tempo era un capannone industriale, acquistato già nell'ottobre 2012, con l'idea di trasformarlo in una chiesa.
Sul sito della Fraternità San Pio X si legge che «il precedente locale adibito a cappella a Seregno era diventato troppo piccolo per contenere le numerose persone che assistevano ogni domenica e in ogni festività alla Messa: i fedeli si assiepano anche lungo il corridoio d’ingresso senza neanche vedere l’altare. Soprattutto mancano spazi per fare catechismo ai numerosi bambini, che hanno anche bisogno di spazio per ritrovarsi e giocare dopo la Messa». A distanza di qualche anno, a maggio 2015, sul sito della Fraternità si inizia a parlare della partenza dell'«Operazione 400» per realizzare il progetto che avrebbe permesso di assistere alla Messa e ricevere i Sacramenti a decine di famiglie.
L’associazione San Giuseppe Cafasso, proprietaria dell’immobile, ha presentato ai magistrati un’istanza per far revocare l’ordinanza di chiusura. L’avvocato Fabio Broglia che cura gli interessi dell’associazione ha spiegato che «prima dell’acquisto e della ristrutturazione era stato ufficialmente chiesto al Comune se l’immobile fosse idoneo all’attività di culto – spiega –. La documentazione è stata presentata ben prima dell’entrata in vigore delle normative fissate successivamente dalla Regione». Inoltre,
sul sito di informazione locale, Seregno.tv si legge anche che «prima dell’acquisto e della ristrutturazione era stato chiesto ufficialmente da parte degli interessati al Comune se l’immobile era idoneo all'attività di culto e la risposta da parte degli uffici comunali era stata positiva».
Dall'Amministrazione comunale di Seregno, però, smentiscono che fosse stato dato un parere positivo sul cambio di destinazione d'uso del capannone industriale: «Non è una questione politica: non vi è alcuna nostra delibera di Giunta - ci tiene a sottolineare Giacinto Mariani, vice sindaco a Seregno - Si tratta di un problema meramente tecnico».
La vicenda giudiziaria resta comunque aperta: l'associazione San Giuseppe Cafasso ha infatti deciso di ricorrere al Consiglio di Stato.