Chiesa

Dopo il Sinodo. Separati, speranze dopo decenni di delusioni

Luciano Moia mercoledì 28 ottobre 2015
Ascoltare, discernere, accogliere, accompagnare. E, soprattutto, integrare. Alla luce di quel passaggio della Relatio finalis in cui, dopo aver spiegato perché ogni caso è diverso dall’altro, si dice che è «quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento, secondo gli insegnamenti della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo » (n.84). E il passaggio si conclude ribadendo che «una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno». Parole autorevoli perché sancite da due Sinodi e da altrettante consultazioni mondiali che – in attesa della valutazione del Papa che si esprimerà come e quando lo considererà opportuno – suscitano gioia e attese, sollevano interrogativi e desiderio di approfondire per cogliere il senso di riferimenti che sembrano segnare una svolta storica nell’atteggiamento della Chiesa verso le famiglie ferite. E sono proprio le associazioni dei separati e dei divorziati che, da sabato sera, quando la Relazione finale del Sinodo 2015, è stata divulgata, leggono e rileggono, sottolineando le prospettive di parole tanto dense di speranza. «Al punto 77 della Relazione – riflette  Ernesto Emanuele, presidente delle associazioni 'Famiglie separate cristiane' e 'Separati fedeli', 25 anni di impegno per conciliare separazione e fede – leggo 'ascoltare in silenzio' e mi si apre il cuore. La nostra associazione promuove da sempre tre 'A': ascolto, accoglienza e accompagnamento. Nel documento sinodale c’è tutto questo. Ma l’ascolto è senz’altro il punto più importante. Altrettanto fondamentale è capire con quali modalità si verificherà questo ascolto. Nello stesso paragrafo, citando l’Evangelii gaudium, si fa riferimento al dovere di 'imparare a togliersi i sandali' che, a nostro parere, vuol dire dedicare all’ascolto tutto il tempo necessario, con rispetto e attenzione per le sofferenze dell’altro». Emanuele sottolinea al proposito come troppo spesso, agli incontri dedicati ai separati, ci si limiti ad una breve presentazione autobiografica, e che spesso manchi il tempo per approfondire il senso del dramma che ciascuno sta vivendo.  «Perché solo con questa dedizione 'senza guardare l’orologio' – riprende il presidente dei 'Separati fedeli' – è possibile davvero quella valutazione 'caso per caso' in cui si parla nella Relazione, in particolare per il problema dei maltrattamenti. A questo proposito mi sarebbe piaciuto leggere che i maltrattamenti sono almeno di due casi, quelli fisici, assolutamente deprecabili, ma anche quelli psichici che creano danni inimmaginabili nei confronti del coniuge e dei figli, perché scavano solchi spesso incolmabili». Caso tipico quello del coniuge separato che non solo impedisce all’altro/a di vedere i figli, ma ne parla in modo negativo, costruendo così agli occhi dei piccoli un’immagine deteriore del genitore assente suo malgrado».  Anche Elio Cirimbelli, per oltre trent’anni responsabile dell’Asdi di Bolzano (Associazione separati e divorziati italiani), non nasconde la sua soddisfazione per quanto espresso nel documento sinodale: «Oggi acquistano tutto il loro significato le parole pronunciate dallo stesso papa Francesco: 'la bontà e la misericordia di Dio supera il nostri calcoli umani e non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati'. Sono raggiante, perché ripenso ai miei trent’anni di incontri con separati e divorziati, ai miei trent’anni di speranza, e non posso che condividere tutto quello che i padri sinodali hanno deciso».  La soddisfazione nasce, evidentemente, dalla strada aperta dal documento sinodale. Ora va guardata con soddisfazione, a parere di Cirimbelli, la decisione di avviare un processo di discernimento caso per caso perché questo, tra l’altro, potrebbe offrire ai «partner di donne e uomini divorziati, che non avevano contratto alcun matrimonio, ma che venivano comunque considerati 'irregolari', di accostarsi nuovamente all’Eucaristia». In attesa, naturalmente delle decisioni del Papa, e delle modalità con cui verranno articolati i cammini di discernimento sotto la guida del vescovo.