Chiesa

Coronavirus. Bassetti: «Senza lavoro non c'è ripartenza»

Giacomo Gambassi mercoledì 10 giugno 2020

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, durante una delle Messe domenicali a porte chiuse trasmesse sul web durante le settimane della fase acuta della pandemia

Alla Madonna affiderà il futuro dell’Italia. Un futuro che «non contempli né la pandemia da coronavirus, né la pandemia della disoccupazione ». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, tornerà a inginocchiarsi ai piedi della Vergine. E guiderà l’ultima tappa del Rosario per l’Italia, il grande pellegrinaggio “orante” sui passi della Madre di Dio che ogni settimana, dallo scorso 19 marzo, quando il Paese era nel pieno dell’emergenza Covid, unisce nella preghiera la Penisola attraverso i media Cei. Sarà il piccolo Santuario della Madonna del Bagno nel Comune di Deruta, che fa parte dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ad accogliere l’appuntamento conclusivo in onda stasera alle 21 su Tv2000 e Inblu radio. «Il nostro Paese è toccato da una doppia pandemia – spiega Bassetti ad Avvenire –. La prima è quella sanitaria che non è certamente finita. L’altra è la crisi del lavoro. È evidente che il blocco totale imposto dal dilagare del morbo faccia sentire i suoi effetti sociali ed economici su buona parte della nazione. Accanto alla tutela e alla salvaguardia della salute che in questi mesi ha visto l’Italia diventare un modello in Europa e direi nel mondo intervenendo in modo lodevole per contenere i contagi, c’è adesso l’urgenza di proteggere l’occupazione». Una pausa. «Come vescovo e padre – afferma il presidente della Cei – vorrei incoraggiare tutti, a seconda delle responsabilità che si hanno, a non tirare il freno a mano ma a spingere il più possibile sull’acceleratore della ripresa che passa prima di tutto dal lavoro». Il cardinale cita il sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, più volte indicato come esempio di cattolico prestato alla politica. «La Pira ripeteva che il pane e l’Eucaristia sono il fondamento dell’umano. Senza pane non c’è vita fisica; senza Eucaristia non c’è vita spirituale perché la persona non è solo corpo ma anche anima. Ecco, sono tornate le Messe con il popolo, grazie al cielo. Adesso, però, non può mancare il pane. La mia non è una critica, ma un invito a far risorgere l’Italia sostenendo nel concreto la ripartenza e liberando la nazione da lacci e lacciuoli che rappresentano un giogo inaccettabile».

Eminenza, invocherà ancora una volta l’intercessione di Maria per la fine della pandemia?
Sicuramente. Non sono un esperto ma mi sembra superfi- ciale sostenere che il virus non sia più un pericolo. Perché vuol dire non soltanto non tenere conto delle migliaia di morti che si sono avuti e dei dolori vissuti dai pazienti ricoverati nelle terapie intensive o costretti a restare chiusi in casa, ma anche della situazione attuale in Italia, in Europa e soprattutto nel mondo. Domenica scorsa il Papa spiegava che in Brasile ogni minuto muore una persona a causa del virus. Da noi speriamo che il picco sia stato superato. Ma, oltre a continuare ad avere comportamenti responsabili e ad adottare tutte le precauzioni necessarie, serve mettere il sistema sanitario nazionale nelle condizioni di poter affrontare un’eventuale ricaduta in autunno.

È già scattato l’allarme disoccupazione e quindi povertà.
Quando è esplosa l’epidemia, il Paese era già in una situazione di fragilità benché si registrassero i segni di una tenua ripresa dopo la grave crisi economica degli scorsi anni. Ora le possibilità occupazionali tornano a latitare in maniera preoccupante: ce lo dicono anche le nostre Caritas dove sono aumentate in modo esponenziale le richieste d’aiuto. Perciò durante il Rosario pregheremo perché non manchi il lavoro nelle famiglie. Infatti la piaga della disoccupazione mina la dignità della persona. E la Scrittura ci ricorda che il lavoro eleva l’uomo e permette che contribuisca con la sua azione e il suo impegno all’opera creatrice di Dio e al bene comune.

La Chiesa sarà di nuovo in campo?
Lo è già. Da anni la Chiesa italiana è in prima linea nel sostegno alle famiglie colpite dalla disoccupazione. Penso ai Fondi diocesani che hanno rappresentato davvero una boccata di ossigeno per migliaia di persone. Adesso, nel tempo del coronavirus, la comunità ecclesiale torna a mobilitarsi: basti considerare i contributi straordinari provenienti dall’8xmille che come Cei abbiamo stanziato o i nuovi Fondi nati in queste settimane. Tocca ora a chi ha responsabilità politiche e istituzionali intervenire con mano decisa, senza esitazioni e lentezze.

L’Italia rischia di piegarsi su se stessa?
Non ce lo possiamo permettere. Vanno liberate le energie migliori. I talenti sono diffusi. La creatività è un valore che ha permesso di affrontare anche la fase acuta. Adesso è il tempo della ricostruzione. Non può prevalere la paura, altrimenti tutto si blocca. Ad esempio, non possiamo consentire che il Paese sia paralizzato da un’eccessiva burocrazia. Ecco perché ci vuole il coraggio di semplificare se si intende essere accanto alla gente.

Perché la scelta del Santuario della Madonna del Bagno come luogo del Rosario?
Perché che è uno dei più piccoli d’Italia con una minuscola icona della Vergine con il Bambino. Infatti si tratta di “un malandato coccetto”, ossia del fondo di una tazza trovato da un pellegrino nel Seicento che lo pose su una quercia perché non fosse calpestato. Poi, dietro la scelta, c’è un altro motivo. Il Santuario è abitato da una delle tre comunità di accoglienza presenti in Umbria, mentre una quarta si trova in Kosovo. Le chiamiamo “comunità segno” e ospitano persone fragili o in stato di necessità, come ex tossicodipendenti o anziani soli. La comunità della Madonna del Bagno è guidata da una coppia di sposi: Simone e Sara. Non avevano figli e hanno adottato un bambino kosovaro disabile. Appena è arrivata l’adozione, sono nati prima una bimba e poi un maschietto: il Signore ricompensa chi è generoso. Proprio chi fa parte della comunità, e sono una ventina, animerà il Rosario.

Si tratta dell’ultima tappa di un pellegrinaggio che ha conquistato l’Italia. Come mostrano gli ascolti tv. L’Italia è una terra mariana. La Madonna è il cuore della pietà popolare ed è amata dalla gente. Aggiungo che quest’esperienza ha avvicinato alla Vergine anche i giovani. L’ho constatato in prima persona ma me lo hanno riferito anche numerosi vescovi. La pandemia ha toccato molti nel profondo, ha fatto emergere domande di senso, ha invitato ad alzare lo sguardo. È successo persino fra i ragazzi. Noi pastori abbiamo avvertito questo afflato mariano. E in questi mesi si sono avute suppliche e consacrazioni alla Madre di Dio che sono culminate nell’affidamento dell’Italia intera a Maria nel Santuario di Caravaggio in Lombardia. Di fatto c’è stato anche un “contagio” della devozione mariana.

Sono riprese le Messe “a porte aperte” grazie all’impegno della Cei. E i fedeli hanno risposto accogliendo senza problemi le norme anti-Covid.
Il nostro è un popolo responsabile. Le celebrazioni si svolgono in sicurezza, seguendo le indicazioni che ci siamo dati. Cito l’illuminante caso delle famiglie che vengono in chiesa con i figli: sono attente a far rispettare le disposizioni anche ai bambini. Tutto ciò testimonia la serietà e l’affidabilità delle nostre comunità anche agli occhi delle istituzioni civili e ci consentirà di compiere ulteriori passi in avanti. Certo, si potrà dire che manca qualcosa durante la liturgia. Come lo scambio della pace che, però, può avvenire anche con uno sguardo, un sorriso o un gesto accennato.

Lei ha invitato a riaprire gli oratori. È un azzardo o no?
Domenica scorsa ho consegnato il mandato a sessanta animatori, fra cui molti giovani, che si impegneranno negli oratori della mia arcidiocesi. È importante che anche le attività pastorali riprendano. E poi la rinascita deve coinvolgere i ragazzi. Inoltre occorre sostenere le famiglie che nei mesi estivi hanno bisogno di “palestre” formative. Fare quanto possibile per accompagnare i giovani è un dovere anche in questo frangente complesso. Ma, come ho sempre ripetuto, nel rispetto delle regole e di tutte le misure di sicurezza.