Intervista. La porpora a Semeraro: santa Teresina, Bello e Acutis le mie guide
Con una battuta si potrebbe dire che «ha santi in paradiso» il cardinale nominato Marcello Semeraro. Alcuni già sugli altari, come Santa Teresina del Bambino Gesù. Altri in itinere, come il beato Carlo Acutis e il venerabile don Tonino Bello. Ma a lui, dotato di senso ironico, oltre che di solida formazione teologica, le battute piacciono. E ne sorride. Oltre tutto è il nuovo prefetto della Congregazione delle cause dei santi (dicastero vaticano di cui da oltre 10 anni è membro). E Teresa, Carlo e don Tonino corrispondono in pratica alle tre fasi della sua vita. Al giovane recentemente beatificato, ad esempio, monsignor Semeraro affida questo nuovo ministero al quale il Papa lo ha da poco chiamato.
«La mia prima reazione è stata di sorpresa – dice –. Proprio non me lo aspettavo. E poi di gratitudine al Santo Padre per la sua fiducia. Gli ho anche chiesto: “Santità, ma ne sarò capace? Cambiare ancora a quasi 73 anni non è facile”. Mi ha risposto: “Anch’io ho cambiato a 76 anni. Confida nel Signore'». Perciò il nuovo prefetto si è rivolto all’intercessione di Acutis. «Recentemente mi è stata donata un’icona in cui un giovane monaco porta sulle sue spalle un confratello anziano. L’ho trovata una bella immagine e spero che il giovane beato sia per me un sostegno». Nato a Monteroni, diocesi di Lecce, il 22 dicembre 1947, sacerdote dal 1971 e vescovo dal 1998 (prima a Oria, in Puglia, quindi ad Albano, dal 2004), Semeraro ha vissuto la prima parte del suo sacerdozio come docente di ecclesiologia nel Seminario regionale pugliese di Molfetta e alla Pontificia Università Lateranense. E proprio a Molfetta ritrova il conterraneo monsignor Bello, al quale lo legava una solida amicizia. Qualche anno dopo la sua morte, nella prefazione a un libro, scrisse di lui che «contagiava quasi a pelle, perché era un testimone». Ora ricorda: «Parlavamo in dialetto salentino e per me è sempre stato un punto di riferimento. Ho avuto l’onore di essere il censore dei suoi scritti nella causa di beatificazione. Spero, con l’aiuto del Signore, di poterla concludere». Di quegli anni fecondi di insegnamento gli allievi ricordano l’amore per la Chiesa, che trasmetteva con le sue lezioni e la speciale predilezione per Paolo VI. «Freddo (cioè lucido, ndr) di testa e caldo di cuore», dicevano del professor Semeraro, per la passione con cui insegnava. Una passione che si sarebbe trasferita anche nel ministero episcopale dapprima nella sua Puglia, quindi in un contesto completamente differente come quello di Albano, che fino alla nomina del successore continuerà a servire come amministratore apostolico.
Ma qui entra in campo un altro - anzi un’altra - dei suoi «santi in paradiso»: Santa Teresina del Bambino Gesù. «Non ne ero un fervente devoto – racconta Semeraro –, ma durante i lavori del Sinodo dei vescovi del 2001, dedicati proprio al ministero del vescovo, trovai nell’aula un reliquiario che conteneva una sua reliquia. Avvertii la segreteria del ritrovamento, ma nessuno la “reclamò” e così è rimasta a me e da quel momento non me ne sono mai più separato. La nomina a vescovo di Albano (nella cui Cattedrale è custodita una sua statua) mi è arrivata il 1° ottobre del 2004, sua festa liturgica, e proprio lo scorso 1° ottobre il Papa mi chiamò per annunciarmi la sua intenzione di nominarmi prefetto della Congregazione delle Cause dei santi. Non le considero semplici coincidenze». Sotto la protezione di Santa Teresina, negli anni di Albano (in cui, ha ricoperto anche la carica di presidente di Avvenire e durante i quali, come ha scritto egli stesso nell’editoriale di congedo sul mensile diocesano Millestrade, «abbiamo maturato il senso di una pastorale generativa») intenso è stato il rapporto di monsignor Semeraro sia con Benedetto XVI, sia con Francesco, che lo ha voluto segretario dell’organismo per la riforma della Curia e che gli fece anche la sorpresa di presenziare al suo 70° compleanno. Testimone dello storico primo incontro tra il Papa emerito e l’attuale Pontefice (la foto che li ritrae tutti e tre insieme è stata commentata a suo modo perfino dall’umorista Osho), anche di recente - venerdì scorso - il vescovo ormai emerito di Albano ha incontrato a Castel Gandolfo (che si trova nel territorio della diocesi) papa Ratzinger che vi ha trascorso una mezza giornata, passeggiando in carrozzina nei giardini e recitando il Rosario. «Abbiamo conversato per quasi mezz’ora – racconta – e l’ho trovato lucido come sempre. Per me è stato commovente e di gran conforto anche in vista dei prossimi impegni».