«Quando Padre Pio si trovava di fronte a persone che sostenevano di non credere in Dio, non chiudeva la porta del confessionale, ma ripeteva sempre: “Dio ha fede in te”. In questa fiducia in Dio egli era cresciuto sin da piccolo e
questa fede lo ha sempre sostenuto, tra circostanze avverse e insidie diaboliche. Imparò così che l’amore vale ogni pena e che “sotto la croce si impara ad amare”».Lo ha detto oggi il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto oggi pomeriggio al Santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Una Messa con cui si è aperto ufficialmente l’anno commemorativo per i 20 anni della canonizzazione del mistico cappuccino, che
si concluderà il 16 luglio 2022. «Va’ in pace e alzati: sono due verbi che per tutti noi diventano un simbolo» ha continuato Semeraro commentando il Vangelo della liturgia odierna, «quanta gente è venuta qui e ha sentito ripetere da Padre Pio parole simili a queste, specialmente al termine di una confessione sacramentale. Questi, però, sono misteri che avvengono nel cuore e sono eventi di grazia che è possibile percepire solo in ragione della testimonianza di una vita nuova. Ma sono sempre i segreti nuziali tra Gesù e l’anima. La guarigione, invece, il sollievo del corpo sono cose visibili e percepibili. Una volta, guardando un paralitico, Gesù disse: “perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua”. È un po’ così che ha fatto Padre Pio quando volle erigere una casa di cura, un ospedale chiamato Casa Sollievo della Sofferenza. Padre Pio sapeva che non sempre la sofferenza può essere eliminata con la guarigione;
era, però, convinto, che sempre la sofferenza può essere curata con l’amore».Semeraro ha concluso la sua riflessione con un riferimento agli ultimi gesti del santo stigmatizzato:«La carità di san Pio da Pietrelcina fu pure offerta costante per il Papa e per la Chiesa e questo malgrado le
sofferenze patite a motivo del comportamento di alcuni ecclesiastici, anche all’interno della sua famiglia religiosa. Pochi giorni prima di morire, il 12 settembre 1968, egli scrisse una lettera a Paolo VI per manifestargli l’amore di un "semplice figlio della Chiesa". Due mesi prima il Papa aveva pubblicato l’enciclica
Humanae vitae e questo gli aveva provocato dure critiche. Padre Pio, invece, lo ringraziava “per la parola chiara e decisa” del suo Magistero. E sarà proprio Paolo VI, ora anch’egli elevato all’onore degli altari, a lasciarci uno degli elogi più belli di Padre Pio. Lo fece quasi riecheggiando Gesù, che riguardo al Battista domandava alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”. Disse: “Guardate che fama ha avuto. Ma perché? Forse perché era un filosofo, perché era un sapiente, perché aveva mezzi a sua disposizione? No, ma
perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera ed era – difficile a dire – rappresentante di Nostro Signore, stampato dalle sue stimmate. Un uomo di preghiera e di sofferenza”».Al termine della Messa nel medesimo Santuario è stato presentato libro
Diario spirituale di Valentino Vailati, che è stato arcivescovo emerito di Manfredonia-Vieste e ha presieduto il Tribunale ecclesiastico della Causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Pio, recentemente pubblicato dalle “Edizioni Padre Pio da Pietrelcina”. Ad intervenire sono stati Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo emerito di Lecce e curatore della pubblicazione, insieme al cardinale Semeraro. Preceduti dai saluti di Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e di fra Maurizio Placentino, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio.