Anglicani. La Chiesa d'Inghilterra si scusa per l'omofobia del passato
Papa Francesco e il Primate anglicano Justin Welby andranno insieme nel sud del Sudan dal 3 al 5 febbraio
Scuse formali alla comunità omosessuale per l'omofobia del passato. A fare "apology", come si dice in inglese, è la Chiesa d'Inghilterra, la Chiesa di Stato inglese, condotta formalmente da re Carlo III, anche se la guida teologica è il primate anglicano Justin Welby. Dopo aver diffuso, nei giorni scorsi, preghiere che potranno essere usate, dai pastori che lo vogliono, per benedire unioni omosessuali, per ringraziare per le stesse, oggi la stessa Chiesa ha diffuso una dichiarazione formale di scuse indirizzata alla comunità Lgbtq in cui chiede perdono per gli atteggiamenti di esclusione praticati storicamente nei confronti degli omosessuali e definisce «vergognose» le pagine di omofobia del passato.
La dichiarazione, analoga al pentimento formulato, di recente, sul tema delle complicità con lo schiavismo praticato ai tempi dell'Impero Britannico, è contenuta nel documento intitolato "Vivere nell'Amore e nella Fede", frutto di un processo di consultazione durato sei anni e che ha coinvolto tutti i fedeli anglicani che hanno partecipato inviando seimila risposte. Nello stesso documento, pubblicato sul sito della Chiesa d'Inghilterra, e che verrà discusso durante il prossimo Sinodo della Chiesa d'Inghilterra dal 6 al 9 febbraio, si conferma il no ai matrimoni gay in chiesa come annunciato anche due giorni fa dall'assemblea dei vescovi anglicani. «Vogliamo scusarci - si legge nel documento diffuso dalla "Chiesa d'Inghilterra" sull'omofobia - per i modi in cui abbiamo trattato le persone Lgbtq». «Siamo profondamente dispiaciuti - prosegue il testo, rivolgendosi direttamente agli omosessuali - per i tempi in cui voi siete stati rifiutati o esclusi assieme a coloro che amate». Poi la frase più forte di condanna delle risposte «ostili e omofobiche», date in passato dalla Chiesa. Risposte che vengono definite «vergognose» e per le quali oggi «noi ci pentiamo», sottolineano i vertici della gerarchia anglicana.
Durante una conferenza stampa con i giornalisti britannici nella quale hanno presentato il nuovo documento, i vertici della gerarchia anglicana, il primate Justin Welby, l'arcivescovo di York Stephen Cottrell e il vescovo di Londra Sarah Mullally hanno ammesso che la Chiesa d'Inghilterra rimane sull'argomento delle unioni omosessuali profondamente divisa ma hanno riconosciuto quanto sia importante che il dialogo continui ed esista amore e rispetto tra chi ha opinioni diverse. «Proprio a questo è servito il dialogo avviato col processo "Vivere nell'amore e nella fede»", hanno detto, «Ad insegnarci l'affetto per chi non è d'accordo ed anche la capacità di ascoltarci». Mentre l'arcivescovo di York, Stephen Cottrell, ha affermato che userà le nuove preghiere di benedizione e di ringraziamento nella sua chiesa, il primate anglicano e arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha spiegato che non lo farà anche se ha espresso «gioia» per la possibilità data ai pastori di benedire le unioni omosessuali. «Sono uno dei quattro strumenti di comunione che servono a mantenere unita la comunione anglicana che riunisce oltre 85 milioni di fedeli in tutto il mondo e, per me, l'unità è il valore più importante e, quindi non userò le nuove preghiere per non provocare divisioni», ha detto. Il primate anglicano ha anche ricordato che, dal 3 al 5 febbraio, visiterà il sud Sudan insieme a Papa Francesco e al moderatore dell'assemblea generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. «Dopo una lunga attesa sono molto contento che questa storica visita nel sud del Sudan si svolgerà davvero», dice il primate anglicano in un messaggio sul suo sito, «Andiamo come servitori. Insieme condividiamo un profondo desiderio di stare in solidarietà con le persone del sud Sudan nella loro sofferenza. Preghiamo perchè lo Spirito Santo sia all'opera durante e dopo la visita per portare la pace promessa da Cristo. Vi chiedo di pregare per le persone del sud Sudan».