Chiesa

SUI PASSI DI FRANCESCO. Testimoni della fede contro ogni totalitarismo

Matteo Liut giovedì 28 marzo 2013
È una mappa quasi tutta europea quella disegnata dai testimoni della fede le cui cause di beatificazione hanno fatto un importante passo avanti grazie a papa Francesco: la Chiesa avrà una nuova beata, 62 nuovi martiri e sette nuovi venerabili. Un’aggiunta alla grande «mappa della santità» quasi tutta dedicata alla Spagna, non senza uno spazio anche per alcuni testimoni italiani.
 
Ricevendo il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale Angelo Amato, il Pontefice ha autorizzato il Dicastero a promulgare 16 diversi decreti. Il primo di questi documenti riguarda il riconoscimento di un miracolo, attribuito all’intercessione di Maria Teresa Bonzel, al secolo Regina Cristina Guglielmina, fondatrice delle Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua di Olpe. Nata ad Olpe in Germania il 17 settembre 1830 e morta in questa stessa località il 6 febbraio 1905. La sua congregazione oggi conta una cinquantina di case tra Germania, Brasile, Stati Uniti d’America e Filippine.
 
Al nome della beata tedesca si aggiungono quelli di altri 62 beati dei quali è stato riconosciuto il martirio; tra questi anche due italiani. Si tratta di Giuseppe Girotti, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Predicatori, nato ad Alba il 19 luglio 1905 e ucciso nel campo di concentramento a Dachau nel 1945 per la sua attività antifascista e antinazista. Nello stesso anno veniva ucciso anche l’altro nuovo beato martire italiano, il seminarista Rolando Rivi. Nato a San Valentino di Castellarano in provincia di Reggio Emilia il 7 gennaio 1931 e ucciso da un gruppo di partigiani a Piane di Monchio in provincia di Modena il 13 aprile 1945.
 
Dei 62 nuovi martiri ben 58 furono uccisi tra il 1936 e il 1938 nella Spagna sconvolta dalla Guerra civile. Quattro i decreti riguardanti questi testimoni: uno riguardante Emanuele Basulto Jiménez, vescovo di Jaén in Spagna, e cinque compagni. Segue il decreto sul martirio di Giuseppe Massimo Moro Briz e di quattro compagni, sacerdoti della diocesi spagnola di Ávila. All’elenco dei martiri spagnoli si aggiunge anche Gioacchino Jovaní Marín con 14 compagni della Società dei Sacerdoti Operai Diocesani. Infine il gruppo più nutrito: quello del martire Andrea da Palazuelo, al secolo Michele Francesco González Ganzález, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, e di 31 dei suoi compagni.
 
Nell’elenco dei testimoni che hanno dato la vita per testimoniare la fede appare anche il nome di Vladimiro Ghika, sacerdote diocesano, nato a Istanbul il 25 dicembre 1873 e ucciso a Bucarest in Romania il 16 maggio 1954. Martire anche Stefano Sándor, laico professo della Società di San Francesco di Sales, nato a Szolnok in Ungheria il 26 ottobre 1914 e ucciso a Budapest l’8 giugno 1953.
 
Tra i sette nuovi venerabili, dei quali sono state riconosciute le virtù eroiche, appaiono i nomi di due italiani: Generoso del Santissimo Crocifisso, al secolo Angelo Fontanarosa, sacerdote della Congregazione della Passione di Gesù Cristo, nato a Vetralla (Viterbo) il 6 novembre 1881 e morto a Mascalucia (Catania) il 9 gennaio 1966; Olinto Marella, sacerdote, nato a Pellestrina (Venezia) il 14 giugno 1882 e morto il 6 settembre 1969 a San Lazzaro di Savena (Bologna), dove ha fondato la Città dei Ragazzi. Saranno venerabili anche gli spagnoli Eladio Mozas Santamera, sacerdote fondatore delle Suore Giuseppine della Santissima Trinità (1837-1897), ed Emanuele Aparicio Navarro, sacerdote diocesano di Madrid (1902-1964). L’elenco, infine, si completa con i nomi del messicano Mosè Lira Serafín (1893-1950), sacerdote dei Missionari dello Spirito Santo, fondatore della Congregazione dei Missionari della Carità di Maria Immacolata; di Antonio Kowalczyk, fratello laico dei Missionari Oblati della Beata Vergine Maria Immacolata, nato in Polonia nel 1866 e morto in Canada nel 1947; della laica portoghese Silvia Cardoso Ferreira da Silva (1882-1950).
 
 
 
Il giusto morto a Dachau
La beatificazione di padre Giuseppe Girotti è una notizia che scalda il cuore e conforta». Il commento è di Renato Vai presidente dell’associazione «Padre Giuseppe Girotti» dopo l’annuncio che c’è anche lui tra i prossimi beati, visto che papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce il martirio. Un vero e proprio regalo di Pasqua, per i tanti albesi, che da tempo ne tramandano la storia e gli insegnamenti. Giuseppe Girotti ucciso nel campo di concentramento di Dachau il giorno di Pasqua, il 1°aprile del 1945 a pochi giorni dalla liberazione era nato ad Alba, nel Cuneese, il 19 luglio del 1905. A tredici anni entra nel Seminario domenicano venendo ordinato sacerdote nel 1930 a Chieri, cittadina alle porte di Torino. Dopo essersi specializzato alla "Ecole Biblique" di Gerusalemme si dedica all’insegnamento della Scrittura nel Seminario teologico domenicano di Torino «Santa Maria delle Rose». All’insegnamento unisce l’attenzione profonda per la gente più umile e in difficoltà. Durante gli anni della guerra aiuta in particolare gli ebrei perseguitati, e per questo, nel 1995 gli venne assegnata la medaglia come «giusto tra le nazioni» alla memoria. Un aiuto che gli costa l’arresto il 29 agosto del 1944, rinchiuso prima nel carcere torinese «Le Nuove», poi a San Vittore a Milano, a Bolzano ed infine a Dachau in Germania. «In tutti questi anni – ricorda Vai – abbiamo tramandato i suoi insegnamenti e la sua testimonianza di vita perché più si conosce, più si è liberi». Dal 1980 fino al 2000 il "reduce" dal campo di concentramento Angelo Travaglia, amico di padre Girotti, anno dopo anno, ha raccontato agli studenti albesi la storia sua e del sacerdote martire.
Chiara Genisio
  

 

Tra adorazione e amore ai poveri
Maria Teresa Bonzel, al secolo Regina Cristina Guglielmina, fondatrice delle Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua di Olpe, era nata appunto ad Olpe (Germania) il 17 settembre 1830. Maturò la vocazione religiosa fin da giovane, probabilmente durante gli studi presso le suore orsoline di Colonia. Nel 1850, all’età di venti anni, si consacrò a una vita di nubilato e assistenza alle fasce sociali più povere, unendosi al Terz’ordine francescano nonostante la forte ostilità della famiglia. Nel 1857 divenne la responsabile dell’organizzazione della cittadina di Olpe che si occupava di assistenza alle giovani donne. Con l’approvazione del vescovo di Paderborn, Konrad Martin, insieme ad altre otto giovani decise di fondare una Congregazione, approvata il 20 luglio 1863. Le suore si occupavano di educazione dei bambini, un settore pionieristico per l’epoca e quello da loro aperto a Olpe fu uno dei primi centri di accoglienza e assistenza. A questo ambito univano l’impegno nell’assistenza sanitaria. Nel novembre 1875 le religiose avviarono le prime fondazioni negli Stati Uniti. E attualmente sono presenti anche nelle Filippine e in Brasile. Al momento della morte della fondatrice, avvenuta il 6 febbraio 1905 sempre a Olpe, le religiose erano ben 1500. Madre Maria Teresa Bonzel è sepolta nel piccolo mausoleo che si trova nel complesso conventuale nella cittadina in cui ha operato e vissuto. La causa di beatificazione è stata avviata nel 1961. Ieri il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce un miracolo ottenuto per sua intercessione: sarà quindi beata.

 

Fabrizio Mastrofini  
 

Sulle strade degli ultimi Trattiene a stento la commozione fra’ Vincenzo La Gioia, segretario dell’Opera Padre Marella, alla notizia che il Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce le virtù eroiche del fondatore della comunità che da anni lui amministra con passione. «Non ce l’aspettavamo – racconta il domenicano –. Si avvicina la possibilità di vedere beatificato il grande apostolo della carità di Bologna». Don Olinto Marella, da ieri «venerabile», per i bolognesi è una figura paterna di cui tutti – credenti e non – conoscono l’instancabile attività di aiuto ai più deboli. Nato nel 1882 a Pellestrina (Venezia) e morto nel 1969 a San Lazzaro di Savena (Bologna), per anni ha prestato il suo servizio nelle strade, nelle periferie e nei quartieri più degradati di Bologna per aiutare le vittime della povertà, delle violenze e del disinteresse altrui. Quando non era in giro in sella alla sua bicicletta si sedeva all’angolo di via Drapperie per raccogliere l’elemosina dei cittadini e per scambiare qualche parola con chi ne aveva bisogno. L’angolo di padre Marella, dopo la sua morte, è stato ereditato dai suoi successori e la città ha posato una targa che lo ricorda. Nel 1996 si è aperta la fase diocesana della causa di beatificazione, chiusa nel 2005 dal cardinale Carlo Caffarra che ieri ha invitato «a ringraziare Dio per il dono della santità di vita esemplare di padre Marella e a pregare chiedendo grazie al Signore mediante l’intercessione del venerabile». La diocesi petroniana ha reso noto che la Congregazione per le cause dei santi «ha attualmente all’esame l’evento miracoloso proposto» dalla Chiesa bolognese per la possibile beatificazione.

Caterina Dall'Olio

 

  Una lunga schiera di volti di pace Sono quattro i gruppi dei nuovi martiri spagnoli durante la Guerra civile. Il primo riguarda il Servo di Dio Emanuele Basulto Jiménez, vescovo di Jaén e 5 compagni, uccisi tra il 1936 e il 1937. Il secondo riguarda Giuseppe Massimo Moro Briz e altri 4 sacerdoti della diocesi di Ávila, uccisi nel 1936. Il terzo gruppo è composto da Gioacchino Jovaní Marín e altri 14 religiosi della Società dei Sacerdoti Operai Diocesani, uccisi in odio alla fede tra il 1936 e il 1938. Infine il gruppo composto da Andrea da Palazuelo (al secolo: Michele Francesco González Ganzález), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, ucciso insieme ad altri 31 tra il 1936 e il 1937. Il gruppo per il quale ieri è stato autorizzato il decreto che ne riconosce il martirio fanno parte di quella schiera di religiosi e laici uccisi durante la guerra civile spagnola (1936-1939) a causa della loro fede. Alcuni sono stati canonizzati, molti beatificati, la maggior parte nel 2001 (233) e nel 2007 (498). Nel 2011 il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, parlando di un gruppo di martiri della Guerra civile, notava che «i martiri di ogni tempo sono testimoni preziosi di quella esistenza umana buona, che risponde alla brutalità dei persecutori e dei carnefici con la mitezza e il coraggio degli uomini forti. Senza armi e con l’energia irresistibile della fede in Dio essi hanno vinto il male, lasciando a tutti noi una preziosa eredità di bene. I carnefici sono dimenticati, le loro vittime innocenti sono ricordate e celebrate». Fabrizio Mastrofini

 
Ucciso a 14 anni dai partigiani
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». L’iter di beatificazione di Rolando Rivi trova nel passo del Vangelo di Giovanni tutta la sua ragione. Ora che papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio del giovane seminarista ucciso, in odio alla fede, il 13 aprile 1945, questo cammino si avvia al suo compimento. Nessuno ha avuto un amore così grande per Gesù, per la verità, per il bene, per il destino di ognuno di noi, per la bellezza di Dio fatta carne, come i martiri. Nessuno ha avuto un amore così grande come questo piccolo seminarista, gracile e svelto, che al suo grande Amico ha donato la vita fino a versare il sangue, vittima dei partigiani comunisti, nel bosco del martirio, a Piane di Monchio, in provincia di Modena. Era un venerdì, alle tre del pomeriggio. Lo stesso giorno, la stessa ora della morte del Signore sulla croce. Rolando amava Gesù e questo amore era la ragione per cui si alzava la mattina, e il suo primo gesto era inginocchiarsi sui gradini della scala di casa e pregare. L’amore per Gesù lo rendeva naturalmente autorevole. Per i coetanei era un "leader" che suscitava il desiderio di imparare da lui a seguire Cristo. Per l’intensità di questo amore, perché pubblicamente proclamava di essere tutto e solo di Gesù, per questo fu sequestrato, torturato e ucciso da uomini accecati dall’ideologia. Quando fu ucciso nel bosco di Piane di Monchio, Rolando aveva solo 14 anni. Era nato infatti il 7 gennaio 1931, figlio di contadini cristiani, nella casa del Poggiolo, a San Valentino nel comune di Castellarano (Reggio Emilia). Non ci ha lasciato scritti. Tutta la sua teologia si condensa nella testimonianza della sua vita e nel ricordo di alcune parole che spesso pronunciava. Le stesse parole che sono state incise sulla cassetta di legno che contiene le sue reliquie e che è custodita nell’antica Pieve di San Valentino, a Castellarano: "Io sono di Gesù". Chi desidera avere informazioni o materiale di documentazione può scrivere a: rolando.rivi@gmail.com, la mail del Comitato Amici di Rolando Rivi che ha promosso e sostiene la causa di beatificazione.
Emilio Bonicelli