A 6 mesi dall'accordo. Santa Sede-Cina, la visita di Xi e gesti nel cammino
Il presidente cinese Xi Jinping sarà a Roma il 23 marzo, in visita ufficiale in Italia per ricambiare quella del capo dello Stato Sergio Mattarella nel febbraio scorso, proprio a sei mesi dalla firma dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Cina del 22 settembre 2018. La visita arriverà anche Oltretevere? Com’è noto, papa Francesco ha dichiarato più volte la sua disponibilità a visitare la Cina o a incontrare il presidente Xi altrove. Da parte cinese, però, non è ancora arrivato nessun segnale per quanto riguarda l’ormai prossima visita in Italia. Forse la Cina non è ancora pronta, anche se si tratta di un’occasione preziosa.
I rapporti tra le due parti sono oggi molto migliori del passato. Dopo la firma dell’Accordo, qualcuno prevedeva lacerazioni profonde, proteste eclatanti o contraccolpi internazionali, ma nulla di tutto questo è successo. Al contrario, la distensione è continuata. La questione dei vescovi illegittimi è stata definitivamente sanata con l’assegnazione, da parte del Papa, del governo pastorale delle rispettive diocesi ai vescovi già riconciliati con Roma l’8 settembre 2018. Le due situazioni problematiche di Mindong e di Shantou hanno avuto una sistemazione definitiva.
Il vescovo “clandestino” Pietro Jin Lugang, coadiutore di Nanyang (Henan), è stato ufficialmente riconosciuto il 30 gennaio scorso dal governo cinese. Nei primi giorni di marzo, il cardinal Filoni ha effettuato un viaggio a Taiwan, Macao e Hong Kong ribadendo quanto da lui affermato in una precedente intervista all’“Osservatore Romano” e in particolare che l’Accordo sino-vaticano costituirà «un grande aiuto» e «una cosa molto buona» per il futuro della Chiesa cattolica in Cina. Infine, ma non per ultimo, il 3 marzo due sacerdoti – uno “clandestino” e uno “ufficiale” – hanno concelebrato una Messa di riconciliazione e di unità in una parrocchia di Baoding, insieme al vescovo An Shuxin.
È una novità importante perché Baoding è una della diocesi più tormentate della Cina, il cui titolare Su Zhimin è scomparso molti anni fa e in cui l’attuale vescovo An Shuxin, divenuto “ufficiale” dopo dieci anni di prigione, non è stato a lungo accettato da molti sacerdoti della diocesi. Indubbiamente, restano ancora molti problemi da risolvere, come ha detto più volte il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, sottolineando che l’Accordo costituisce non un punto di arrivo, ma di partenza. Particolare importanza riveste quello del riconoscimento dei vescovi “clandestini”, alcuni dei quali sono pronti a chiederlo mentre altri non ritengono che ci siano ancora le condizioni necessarie. Ciò provoca tensioni interne, come quella emersa nei giorni scorsi con la sospensione di un sacerdote, Zhang Li, della diocesi di Xuanhua, da parte del vescovo “clandestino” Cui Tai. Ma non ci sono fonti che confermino una «denuncia» del vescovo alle autorità da parte di Zhang Li, come ha scritto qualcuno. Sono questioni complesse ed è naturale che ci siano opinioni diverse. Ma siamo ben lontani dallo “scisma” previsto da più parti come possibile conseguenza dell’Accordo. E la strada da percorrere resta quella dell’uscita dalla clandestinità, già indicata da Benedetto XVI nel 2007 e resa più facile dall’Accordo del settembre scorso. Ne è scaturita, infatti, una fiducia reciproca che spinge le due parti a collaborare.
È il bene della Chiesa cattolica in Cina che spinge papa Francesco a ribadire la sua disponibilità al dialogo. Si tratta, infatti, di due mondi diversi e distanti che hanno bisogno di conoscersi e di capirsi ancora di più. Un prossimo passo su questa strada sarà costituito dall’Esposizione orticulturale “Vivere verde, vivere meglio” – una grande manifestazione internazionale su temi ambientalistici cui sono invitati 197 Paesi – che si aprirà a Pechino il 29 aprile e che ospiterà anche un padiglione della Santa Sede. All’inaugurazione è atteso anche un rappresentante vaticano, a conferma che le due parti stanno collaborando anche per la pace nel mondo e su grandi questioni come quella ecologica. Prima di questa iniziativa, come si è detto, c’è l’opportunità creata dalla visita del presidente Xi a Roma. In alternativa, resta aperta la possibilità di un viaggio di papa Francesco in Cina, che oggi le autorità di Pechino considerano più facilmente attuabile del passato.