Rapporto coniugale tra uomo e donna; metodi di maternità e paternità responsabili di fronte a servizi di pianificazione familiare che “non rispettano” la libertà e la dignità umana; “gender” inteso come termine fondato sull’“identità sessuale biologica” maschio e femmina; priorità dei genitori nell'educazione dei figli. Sono alcuni dei
concetti ribaditi dalla missione della Santa Sede al vertice Onu per l'adozione dell’agenda di sviluppo post 2015, dal titolo “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, svoltosi nei giorni scorsi a New York.
Lotta alla povertà: nessuno sia lasciato indietro
Un testo che prova come la comunità internazionale si sia riunita ed abbia affermato il proprio impegno “per sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni” e per garantire che tutti i bambini, le donne e gli uomini del mondo abbiano le condizioni necessarie “per vivere in libertà e dignità”. È il documento finale del vertice Onu per l'adozione dell’agenda di sviluppo post 2015, dal titolo “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, nelle parole della missione della Santa Sede al summit. Sottolineati nel testo delle Nazioni Unite, nota la delegazione vaticana, la “centralità della persona umana” come soggetto responsabile per lo sviluppo e l’impegno affinché nessuno venga “lasciato indietro”.
Identità sessuale biologica: maschio e femmina
La missione della Santa Sede, “pur concordando” con molti degli obiettivi e dei punti del documento dell’Onu, esprime però riserve su alcuni concetti in esso contenuti. Considera i termini “salute sessuale e riproduttiva” e “diritti riproduttivi” come riferibili a un “concetto olistico”, globale, di salute, che abbraccia l’essere umano “nella totalità della sua personalità, mente e corpo,” e che favorisce “il raggiungimento della maturità personale nella sessualità e nell’amore reciproco” e il processo decisionale “che caratterizza il rapporto coniugale tra un uomo e una donna in conformità con le norme morali”. La Santa Sede, si precisa, “non considera l'aborto o l'accesso all'aborto o gli abortivi” come dimensione di questi termini.
Con riferimento a “contraccezione”, “pianificazione familiare”, “salute sessuale e riproduttiva”, “diritti sessuali e riproduttivi” e altri termini riguardanti nel documento i servizi di pianificazione familiare e la regolazione della fertilità, la Santa Sede ribadisce la propria posizione “ben nota” sia per quanto riguarda i metodi relativi a maternità e paternità responsabili che la Chiesa cattolica considera moralmente accettabili, sia per quei servizi di pianificazione familiare “che non rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti umani degli interessati”.
Con riferimento al “gender”, la Santa Sede comprende il termine come fondato sull’“identità sessuale biologica che sia maschio o femmina”. Ribadendo le riserve pure su alcuni punti dei documenti finali della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo svoltasi al Cairo e sulla IV Conferenza mondiale sulle donne tenutasi a Pechino, la missione vaticana puntualizza che la Santa Sede, per quanto riguarda l’educazione, l’informazione e la sessualità, sottolinea la “responsabilità primaria” e i “diritti prioritari” dei genitori per i figli, compreso il “diritto alla libertà religiosa”. In tal senso si sottolinea l’importanza della “centralità della famiglia”, come “nucleo naturale e fondamentale della società”.
Partenariato globale, famiglia, ecologia integrale e umana
La missione della Santa Sede ritiene comunque che un “rinnovato partenariato globale” sia cruciale per il successo dell’Agenda, assieme all’“enorme potenziale” dei giovani, ragazzi e ragazze, riconoscendo dunque il ruolo della famiglia nello sviluppo integrale. Di qui il riferimento all’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, in cui – ricorda la delegazione – il Pontefice sottolinea come non siamo di fronte a “due crisi”, una ambientale e l’altra sociale, piuttosto ad una crisi complessa che richiede, per essere affrontata, “un approccio integrato” per la lotta contro la povertà, restituendo “dignità” ai deboli e proteggendo la natura. Gli sforzi internazionali, sulla base dell’Agenda che viene definita “una grande sfida culturale, spirituale ed educativa”, vanno puntati dunque su una ecologia integrale ed umana. Si precisa infine che va rispettata la distinzione “tra i trattati, che sono stati formalmente negoziati e adottati dagli Stati con l'intento di creare obblighi di legge”, e i documenti di altre organizzazioni internazionali “che non hanno la stessa autorità”.
(Giada Aquilino, Radio Vaticana)