Chiesa

Vita consacrata. Il Papa: vinciamo la tentazione di giocare al ribasso con Dio

Giacomo Gambassi sabato 2 febbraio 2019

La Messa con papa Francesco in San Pietro per la Giornata mondiale della vita consacrata (foto Siciliani)

Le candele dei fedeli sono accese e squarciano il buio della Basilica di San Pietro. Papa Francesco le benedice prima di iniziare la processione che lo porterà all’altare per la Messa, ricordando che Dio «fonte e principio di ogni luce» ha rivelato «al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti». Perché questa è la festa liturgica della Presentazione del Signore al tempio, raccontata dal Vangelo di Luca, e popolarmente detta “candelora” dal momento che si benedicono le candele, simbolo di Cristo luce del mondo come viene chiamato il bambino Gesù da Simeone. Ed è il giorno - il 2 febbraio - in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale della vita consacrata, giunta alla XXIII edizione.


«Una visione semplice e profetica» definisce la vita consacrata il Papa nell’omelia della celebrazione con i membri degli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Una «visione profetica nella Chiesa», dice, che «è sguardo che vede Dio presente nel mondo, anche se tanti non se ne accorgono», che «è voce che dice: “Dio basta, il resto passa”», che «è lode che sgorga nonostante tutto, come mostra la profetessa Anna». E a braccio il Papa aggiunge che l’anziana donna «sarebbe una buona patrona per convertirci di fronte al chiacchiericcio». Inoltre, sottolinea Francesco, la consacrazione totale di religiose e religiosi è antidoto «contro la mediocrità», «contro i cali di quota nella vita spirituale», «contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio», «contro l’adattamento a una vita comoda e mondana», «contro il lamento, l’insoddisfazione e il piangersi addosso», «contro l’abitudine al “si fa quel che si può” e al “si è sempre fatto così”».

Del resto la vita consacrata è «incontro vivo col Signore nel suo popolo», chiarisce Bergoglio nella Giornata che lui chiama la «festa dell’incontro». Perché, osserva, la liturgia «mostra Gesù che va incontro al suo popolo». Certo, avverte il Papa, «il Dio della vita va incontrato ogni giorno». E seguire Gesù «non è una decisione presa una volta per tutte, è una scelta quotidiana». Da qui l’invito a «riandare con la memoria agli incontri decisivi avuti con Lui» e magari anche a «scrivere la nostra storia d’amore col Signore». E ogni «incontro fondante» con Lui – insiste il Pontefice – sorge non come «una questione privata tra noi e Dio» ma sboccia «nel popolo credente». Così «la vita consacrata fiorisce nella Chiesa; se si isola, appassisce» e «ristagna quando si cammina da soli, quando si resta fissati al passato o ci si butta in avanti per cercare di sopravvivere».

Francesco ricorda anche che «Dio ci chiama a incontrarlo attraverso la fedeltà a cose concrete: la preghiera quotidiana, la Messa, la Confessione, una carità vera, la Parola di Dio ogni giorno». Cose concrete che nella vita consacrata sono anche «l’obbedienza al superiore e alle regole», dice riprendendo il concetto più volte nella sua riflessione. Come quando esorta tutti – compresi religiosi e religiose – a «una duplice obbedienza: alla legge – nel senso di ciò che dà buon ordine alla vita – e allo Spirito, che fa cose nuove nella vita». Infatti, nota Bergoglio, «lo Spirito rivela il Signore, ma per accoglierlo occorre la costanza fedele di ogni giorno. Anche i carismi più grandi, senza una vita ordinata, non portano frutto. D’altra parte, le migliori regole non bastano senza la novità dello Spirito: legge e Spirito vanno insieme». E ai consacrati fa sapere che quando «si tiene il Signore davanti agli occhi e tra le mani» non serve altro.



LA CITAZIONE DI SUOR MARIA BERNARDETTA, LA RELIGIOSA ACCANTO AI PRETI E «APERTA ALLE NOVITA’»

Nell’omelia della Messa per la Giornata mondiale della vita consacrata papa Francesco ha citato suor Maria Bernardetta dell’Immacolata definendola «una suora umile» «vicina ai sacerdoti e ai seminaristi» che «aveva la saggezza di non avere paura delle novità» e ricordando che a Roma è stata introdotta la sua causa di beatificazione. La serva di Dio, al secolo Adele Sesso, era una religiosa professa delle Suore povere bonaerensi di San Giuseppe, nata a Montella (Avellino) nel 1918 e morta a Roma nel 2001. Ha prestato servizio in diverse comunità tra cui a Buenos Aires e in Virginia negli Stati Uniti rendendosi disponibile per l’accompagnamento vocazionale di molti preti.