Papa Francesco chiede di essere «testimoni del perdono» come santa Maria Goretti (1890-1902). Lo scrive nel messaggio che indirizza alle diocesi di Albano e Latina-Terracina-Sezze-Priverno, terre che legano il loro nome alla luminosa figura della giovane colpita a morte per essersi opposta a un tentativo di violenza e che la venerano come patrona. Il testo, inviato ai vescovi delle due Chiese locali, Marcello Semeraro e Mariano Crociata, viene reso noto a pochi giorni dalla memoria liturgica della santa che viene celebrata il 6 luglio, e porta la data del 20 giugno. La riflessione del Papa prende spunto dall’attenzione che le due diocesi hanno rivolto a «Marietta» (come anche Bergoglio la chiama in modo affettuoso nel messaggio) durante il Giubileo della misericordia. Francesco ricorda la «povertà» che ha vissuto la ragazza, sottolinea il suo «fervore» nel ricevere l’Eucaristia e soprattutto pone l’accento sulle «parole di perdono» che ebbe verso colui che intendeva violentarla. Il Papa cita Le Ferriere (presso Latina) dove fu colpita a morte, la «tenda del perdono» a Nettuno dove morì, il Santuario della Madonna delle Grazie e di Santa Maria Goretti. Tutto ciò per dire che – come Francesco annota nella bolla di indizione del Giubileo – «il perdono è una forza che risuscita a vita nuova». (G.G.)
Mi è stato riferito che durante questo Giubileo della Misericordia
le vostre Comunità hanno voluto rivolgere uno sguardo di particolare
attenzione a Santa Maria Goretti, venerata come patrona delle vostre
Chiese particolari.
La povertà e l'urgente necessità di lavoro spinsero la famiglia
Goretti ad emigrare dalla nativa Corinaldo (nelle Marche) nell'Agro
Romano prima e poi nel cuore di quelle che erano, all'epoca, le Paludi
Pontine, terre fertili ma insidiose a motivo della malaria; lacrime e
povertà accompagnavano ieri - come, drammaticamente, ancora oggi - i
cammini di famiglie e di popoli che hanno all'origine le cause più
varie, fra cui la povertà (cf. Amoris Laetitia n. 46). È una circostanza
che ci fa sentire ancora più vicina questa ragazza che, come usavano
fare nella famiglia di origine, voi continuate a chiamare
Marietta; la
famiglia visse con dignità questa situazione e mentre la Mamma
Assunta provvedeva al lavoro, Marietta si prendeva cura dei fratelli e
accudiva alla casa.
È commovente il fervore con il quale Marietta si preparò a
ricevere per la prima volta l'Eucaristia e con cui, in seguito, si
accostava alla mensa eucaristica. Anche se, vista la situazione dei
luoghi e le circostanze della sua vita, si poté cibare di Cristo solo altre
poche volte, una testimone ricorda, in proposito, questa significativa
espressione della piccola Goretti: "Quando andiamo a fare la
Comunione? Non vedo l'ora !" ; al numero, dunque, supplì l'intensità
dell'amore per Gesù Eucaristia, senza la cui forza non avrebbe potuto
compiere la scelta fondamentale della sua breve esistenza, per cui il
venerabile Pio XII, il giorno della sua canonizzazione, poteva affermare
che il
candido giglio della sua verginità era stato imporporato dal
sangue dei martiri (cf. AAS 42 [1950], 579).
Mi piace oggi porre in evidenza che, nel momento in cui, ferita a
morte, compì la scelta suprema della sua vita, Marietta non pensava
più a se stessa, ma a proteggere chi la colpiva a morte: «Così vai
all'inferno... », ripeteva ad Alessandro Serenelli! Conosciamo pure le
parole di perdono che ella ebbe per lui; sul letto di morte, al
cappellano dell'ospedale di Nettuno, disse: «Lo perdono e lo voglio con
me in paradiso». Nella bolla
Misericordiae Vultus ho sottolineato che «il
perdono [ ... ] diventa l'espressione più evidente dell'amore
misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non
possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare!
Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per
raggiungere la serenità del cuore» (n. 9). Proprio questa generosissima
offerta di perdono accompagna la morte serena della giovane Marietta
e costituisce per il suo uccisore l'inizio di quel sincero cammino di
conversione che, alla fine, lo condurrà a gustagustare il fiducioso
abbandono nelle braccia del Padre delle misericordie.
So che, in tanti, insieme ai vostri Vescovi e sacerdoti, vi
raccogliete nei luoghi legati alla memoria di Marietta: a Le Ferriere,
dove fu colpita a morte; presso la «tenda del perdono» a Nettuno, dove
morì; al Santuario della Madonna delle Grazie e di Santa Maria
Goretti, dove è venerato il suo corpo. Questo recarvi nei luoghi in cui,
viva, è la sua memoria, vi stimoli ad impegnarvi, come la Santa che
venerate, ad essere testimoni del perdono. Come ho scritto nella bolla
Misericordiae Vultus, è «giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi
carico dell'annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno
all'essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri
fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il
coraggio per guardare al futuro con speranza» (n. 10): è questo
l'augurio con cui, di cuore, vi faccio giungere il mio saluto e la mia
benedizione e, insieme, la richiesta di non dimenticarvi di pregare per me.
Francesco