Verso Natale. Sant'Agostino e l'umiltà di Dio
La Natività, di Piero della Francesca
Tra i tanti doni che possiamo ricevere a Natale, forse il più grande è la capacità di stupirci davanti a un mistero che ci supera, che fatichiamo a capire fino in fondo. Ed ecco che la gratitudine può diventare canto. E preghiera.
Il prezzo della superbia umana
L’esempio, come spesso accade, arriva da sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa (354-430) che in un noto sermone si inchina alla meraviglia dell’umiltà divina.
Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l'insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. Tu una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente (Cf. Gn 2, 19-20); il tuo Creatore invece per te giaceva bambino in una mangiatoia e non chiamava per nome neanche sua madre. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; lui per obbedienza è venuto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perché morendo ritrovasse te che eri morto. Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto (Cf. Gn 3); lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l'umiltà divina.