Come il Samaritano del racconto dell’evangelista Luca che vide l’uomo finito in mano ai briganti quasi morente e «ne ebbe compassione», la Comunità di Sant’Egidio, che ha ricordato ieri il suo 44° anniversario, è mossa da questa «compassione evangelica» che è anche nel Vangelo di Matteo: «Vedendo le folle (Gesù) ne sentì compassione...». Dal 1968 la Comunità di Trastevere fondata da Andrea Riccardi è «pellegrina nel mondo con gli occhi del Signore». Nella Basilica di San Giovanni in Laterano la Comunità si è raccolta per una festa nella preghiera, ed è il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede, a ricordare questi anni che hanno visto i sessantamila volontari "santegidini" chinarsi sulle povertà, i dolori, le miserie, la fame e le sofferenze degli uomini di questo mondo. Dice il porporato nell’omelia: «L’ascolto della Parola di Dio e la fedeltà della Chiesa sono il segreto della forza di questa compassione evangelica. Il legame inscindibile tra la preghiera e l’amore per i poveri caratterizza il cuore del carisma della Comunità di Sant’Egidio e lo rende prezioso per la Chiesa di oggi. In effetti – aggiunge – ovunque nel mondo ci sono Comunità di Sant’Egidio, lì ci sono uomini e donne che pregano e che amano i poveri servendoli come si serve il Signore stesso».Per il cardinale Levada la Comunità è uno dei frutti del Vaticano II. «Potremmo dire – spiega – che la Comunità di Sant’Egidio, attingendo al ricco patrimonio spirituale e pastorale del Vaticano II, ha accolto la spiritualità del Concilio in questa immensa simpatia per tutti gli uomini e particolarmente per i poveri». Fu Paolo VI, alla conclusione dell’ultima sessione del Concilio, a definire questi parametri: «L’antica storia del Samaritano – disse – è stata paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha pervaso tutto». La Basilica ieri sera era gremita: anche i poveri, che la Comunità assiste, tra vescovi e cardinali e molti ministri della Repubblica che sedevano con altri esponenti del mondo politico sulla destra. Staccato da loro, perché in veste di artefice di tutto questo, sulla sinistra, Andrea Riccardi che pure ha incarico ministeriale. Tra i vescovi, poi, monsignor Matteo Zuppi della Comunità appena nominato ausiliare di Roma. Zuppi è molto popolare anche in Africa dove nel 1992 fu protagonista della mediazione che portò agli accordi di pace in Mozambico. La Comunità, assicura il presidente Marco Impagliazzo, non è interessata al potere: «Per noi – dice – non esiste un discorso di potere se non nel senso del servizio alla società dei poveri. Di fronte ad alcuni problemi che vive la società italiana – aggiunge – c’è bisogno di gente della base, della società civile di cui è anche espressione la nostra Comunità, una base che sia capace di mediare tra il potere e la società. Il fatto che abbiamo tanti legami a livello di base può risultare utile a una società che forse ha deciso di uscire fuori dalle logiche del palazzo».In mattinata circa quaranta vescovi amici della Comunità trasteverina, provenienti da vari Paesi, hanno partecipato all’udienza generale del Papa. Erano accompagnati dal loro storico assistente ecclesiastico, Vincenzo Paglia, oggi vescovo di Terni-Narni-Amelia. Benedetto XVI rivolgendo il suo saluto li ha incoraggiati ad operare con entusiasmo al servizio del Vangelo, nonostante le difficoltà. Il Papa in occasione del 40° anniversario della Comunità definì questo esercito di volontari «figli di questa Chiesa che presiede nella carità».